domenica 20 settembre 2009

Il corpaccione del Romanticismo

Solimano

Pulp Fiction

Il 5 novembre 2002 fu pubblicato nel blog di Claudio Sabelli Fioretti questo mio post, scritto volutamente con fastidiosa aulicità:

Questo porta l'attuale stagione, prima in cultura che in politica, prima in morale che in cultura. Gli è che il corpaccione comatoso del Romanticismo (maiuscolo, prego!), in tale stato almanco dal 1897, anno della dipartita di Johannes Brahms, grande sibbene ultimo, gli è che tale corpaccione continua ad ammorbare l'aria co' suoi pestilenziali effluvii. I lodevoli sforzi di tanti medici pietosi rivolti ad una rapida e dolce fine non sono bastati. Proust, Stravinsky ed Einstein, Wittgenstein e Bartók, Musil e Russell (da giovane) e Joyce fra i tanti. Ma stregoni e sciamani invigilano al perdurare del corpaccione, pronti, in caso di decesso, ad imbalsamazioni o modernizzanti clonazioni (pecora Dolly, pure lei maiuscola!): Freud e Jung (almanco sublimi ciarlatani), Heidegger, Mann giù giù insino a' nostri Croce, D'Annunzio, Pirandello, Pavese, Pasolini e ancora più giù Malaparte, Milani il Don, Fallaci. Pochi e non amati i medici italici: Gadda, Montale, Svevo, Calvino su tutti. Attrezzi de' medici: telescopio, microscopio, lente e tant'altri disegnati su misura delli obietti osservati. Attrezzi degli stregoni: uno solo, lo specchio in cui si rimirano in millanta pose convenevoli e non. Continueranno a vincere gli stregoni, armati di Sindone e di Amélie, di TV deficiente e, soprattutto, di Amore (maiuscolo, prego!), specie verso sé stessi ed i lontani: i vicini sono invece contemnendi. L'altra sera ho rivisto, per l'ennesima volta, Pulp Fiction, recente e maravigliosa bandiera de' medici pietosi. Un mondo in cui, per chiamare le cose con verità ingenua, non si affonda nel limo puteolente de' menzogneri sentimenti, menzogneri anzitutto con sé stessi. Puteolente, il limo, sibbene cosparso di tonnellate di profumi forniti dalle più riputate ditte, che in ciò trovano una qualche convenienza. Una domanda, infine: ma il Giovanni Sebastiano, le ragioni, le passioni, i sentimenti, li sapeva esprimere? Lasciò questo pianeta nel 1750, ben prima che Jean-Jacques Rousseau principiasse la plurisecolare frescaccia degli odiatori delle matematiche, che hanno trasformato i lumi in candele, e relativo waltzer.

Konrad Lorenz

Ci furono alcune reazioni, di cui almeno due interessanti. Un mio amico di rete, Alessandro Ceratti, mi telefonò per sapere se fossi impazzito. Lo rassicurai sul mio stato di salute fisico e mentale, anche se non ci riuscii del tutto.

Poco dopo, nel blog uscì un altro post, che riporto qui sotto:

BENIGNI CARDINALE ROMANTICO
da Marco Cusani


Molto interessante l’intervento di Casalini sul corpaccione del Romanticismo. Mi permetto di fare un appunto: io direi piuttosto Idealismo che Romanticismo (siamo comunque alla generalizzazione ipergalattica). Altro appunto che farei è di aver dimenticato T.S.Eliot forse il medico più attivo tra i poeti, teorizzatore di quella riunificazione tra ragione e sentimento persa per strada più o meno da tre secoli, nonchè Godel e Escher (per completare l'eterna ghirlanda brillante partita con Giovanni Sebastiano). Infine degli stregoni contemporanei vorrei assolutamente citare il papa, ovvero Maurizio Costanzo, e il vescovo recentemente promosso cardinale Roberto Benigni. Molto a proposito Casalini cita Pulp Fiction come “bandiera de’ medici pietosi”. Sottoscrivo! (tra l’altro anche tecnicamente un film fantastico). Proporrei con forza la candidatura de “La vita è bella” a rappresentante dell’opposta fazione, quella della stregoneria e del “limo puteolente de’ menzogneri sentimenti”. Quello che voglio dire è che il Benigni non è solo (ma questo è un parere personale) un mediocre cineasta, ma è addirittura una minaccia culturale.

Cosa penso, oggi, di quel post? Anzitutto, ha ragione Marco Cusani: Thomas Stearns Eliot (nel ritratto qui sopra), soprattutto per The Waste Land ma non solo, è da inserire fra i medici pietosi del Novecento. Un nome che toglierei dagli stregoni è quello di Thomas Mann: almeno I Buddenbrook e La montagna incantata sono due miei livres de chevet. Aggiungerei ai medici pietosi Tommaso Landolfi e Beppe Fenoglio. Se dovessi estenderlo al cinema, metterei certamente due nomi: Robert Altman e Eric Rohmer. Non condivido del tutto quello che dice Cusani di Benigni, ma un fondo di verità c'è.

I miti sono indispensabili: a certe domande bisogna pur dare delle risposte, anche se non si è attrezzati. Un mito fecondo può durare secoli e secoli. Ma non c'è niente di peggio di un mito scaduto, ed oggi Romanticismo e Cinismo sono la maschera e il volto.

La vita è bella

5 commenti:

Silvia ha detto...

Avevo ragione di pensare che fosse un post stimolante. Ci tornerò con più calma.

Barbara Cerquetti ha detto...

Boh Primo!
Io mi sono un pochetto persa, forse perchè di tanti che citi pochetti ne conosco bene.
Però a me Benigni piace, sarò stregona anch'io?
Vabbè, intanto che ci penso vado a leggermi Ragione e Sentimento, che se non m'illumina sull'ardua questione, almeno mi fa fare due risate.

mazapegul ha detto...

Non sono sicuro che nell'ambito comico la divisione stregoni-medici funzioni. Certo, Tati sta tra i medici, ma Chaplin è certamente il Gran Maestro degli stregoni, e qui il mio giudizio vacilla. (E Benigni è certamente più Chaplin, anche -e astutamente- in maniera consapevole).

Mettiamola dunque così: avendo passato mezza vita ad ammirare gli stregoni e metà ad ammirare i medici, eccomi ora pronto a godere di entrambi, purché abbiano cose interessanti da dire, magari anche con talento.
Pasolini: hai letto Petrolio (i frammenti)? Non è medico, ma nemmeno stregone. E Moravia, che era in qualche modo stregone, scriveva però in stile medico (forse per questo è sparito così presto dalla memoria).

Uno scritto molto stimolante, il tuo; ma con molto dell'invettiva (mescolando, come fai, l'inutile Costanzo all'utilissimo don Milani). Fammici pensare su ancora...

Torna tra noi!
Maz

Solimano ha detto...

Sono migrato -ormai da diversi anni- da una visione olistica ad una riduzionistica. Questo spiega la definizione di Màz di invettiva (che condivido).
Su questo discorso ci tornerò, faccio solo alcuni esempi.
Pavese e Pasolini. Non mi viene voglia di rileggerli, mentre Tozzi e Fenoglio li rileggerei. Non è questione solo di gusti letterari, giustamente Gianfranco Contini ampliò il discorso, dicendo che in un certo modo di scrivere (semplicisticamente: petrarchesco) c'è un rapporto con la realtà diverso da un altro modo (semplicisticamente: dantesco).
Don Milani.
Argomento lunghissimo, dico solo che sto nettamente con Don Primo Mazzolari, che ha una storia tutt'affatto diversa.
Sull'utilità di Don Milani ho molti dubbi: la povera professoressa a cui scrisse la lettera le sue ragioni ce le aveva.
Marx e Freud. Utilissimi, come no. Ma si arrogarono entrambi di essere scientifici senza esserlo, creandosi una filiera che non ha finito ancora di nuocere, perché si tratta di grandi miti ormai scaduti. Un mito scaduto fa solo danni.
E così via.
Condivido il discorso su Charlot: quando arriva il sentimentalismo diventa insopportabile e arriva spesso. Benigni astuto? Ebbene sì.
Un caso emblematico è Tati, perfetto nei primi due film, molto meno negli altri due.
Sto con Buster Keaton, che non sorrideva mai, faceva ridere restando serio.

(continua)

Solimano ha detto...

Ma i punti chiave sono il Romanticismo e l'Amore!
Due esempi.
Jane Austen non è per niente romantica, eppure quanti -e quante- la leggono come romantica, volutamente equivocando. Pietro Citati, saggiamente, l'ha definita una perfetta nichilista, una che non credeva in nulla.
Il libro di Choderlos de Laclos scavalca tutto l'Ottocento e buona parte del Novecento, nella trattazione del tema amoroso. Certo, lo leggo soprattutto per il piacere che mi danno le sue virtù letterarie, ma una tale sincerità la si ritrova molto di rado ancor oggi. I film tratti da Laclos soffrono tutti di un approccio riduttivo e menzognero. E' ancora inaccettabile parlare oggi di ciò che dice e dimostra Henri Laborit. Ti chiamano cinico, ma in realtà il cinismo è il loro, quello degli inguaribili romantici. Un cinismo grave se in malafede, ma ancor più grave se in buonafede. Un tema su cui tornerò, perché la buonafede è pericolosissima. Le cose bisogna saperle, se no, da assunti falsi, la coerenza della buonafede deduce corollari falsissimi.
Chi decise di bruciare Giordano Bruno? I cardinali in malafede? No, quelli in buonafede.

grazie e saluti
Solimano