sabato 16 gennaio 2010

La geografia di Teofilo Folengo (2)

Solimano

Pieter Bruegel

Teofilo Folengo non scrive per sentito dire l'elenco geografico di luoghi italiani (Baldus Libro II, 96-128). Viaggia molto, sia da monaco che fuori dall'ordine benedettino (per donne o per eresie). Nei posti dove va, frequenta le persone che ci vivono. Cosa interessa a me, esametro per esametro? Capire se è rimasto qualcosa, che cosa è cambiato - in meglio o in peggio - e qualche perché. Più che geografia, le storia piccole, chiavi per capire la storia grande. Il Folengo raccolse i suoi scritti nell'Opus Macaronicum, di cui uscirono quattro edizioni, la prima nel 1517, l'ultima nel 1551 (postuma). Teofilo Folengo nasce a Mantova l'8 novembre 1491 e muore a Campese (vicino a Bassano del Grappa) il 9 dicembre 1544. Il Baldus è il suo capolavoro.

Dat multam lanam pegoris Verona tosatis (Dà molta lana Verona tosando le pecore)
Che Verona fosse stata un posto da pecore o per la lavorazione della lana non l'avrei mai immaginato, eppure a Verona ho vissuto due anni.

montibus ex altis evangat Brixia ferrum (Brescia dalle sue alte montagne vanga fuori del ferro)
Ecco, Brescia sì: le aziende per il lavoro del ferro, fra cui quelle per la produzione del tondino, esistono ancora. Folengo parte dall'estrazione, il lavoro si svolgeva vicino alle miniere.

bergamasca viros generat montagna gosutos (i monti del bergamasco generano gente gozzuta)
Nelle valli, in cui c'era una forte stanzialità, i matrimoni fra consanginei erano frequenti; ne ho visto con miei occhi le conseguenze anni fa in Val di Susa. Forse, l'origine delle maschere bergamasche (Arlecchino e Brighella sono le più famose) ha degli addentellati con queste situazioni.

de porris saturat verzisque Pavia Milanum (Pavia di porri e di verze sazia Milano)
Pavia non è lontana da Milano. Evidentemente i pavesi andavano a vendere sul mercato milanese. Perché porri e verze? E chi lo sa! Può darsi che fossero le verdure preferite dall'informatore del Folengo.

implet formaio cunctos Piasenza paësos (di formaggio Piacenza riempie tutti i paesi)
Questo è rimasto. Non proprio Piacenza, ma tutta la bassa lombarda è ricca di allevamenti e di industrie alimentari: Lodi, Crema, Treviglio.

Parma facit grossas scocias grossosque melones (Parma produce grosse zucche e grossi meloni)
Sapendo come ragionano i parmigiani, la damnatio memoriae è sicuramente caduta sul Folengo. Non si sentono produttori di zucche e meloni, le glorie locali sono la Duchessa Maria Luigia e Giuseppe Verdi (entrambi, paradossalmente, non amavano Parma). Però l'industria alimentare a Parma c'è sempre stata, in particolare quella delle conserve.

trottant resano cuncti sperone cavalli (trottano tutti i cavalli sotto speroni reggiani)
Guarda un po' i reggiani! Produttori di speroni per cavalli... è vero, la piccola industria meccanica è presente tuttora a Reggio Emilia.

Mantua brettaros fangoso bulbare pascit (Mantova i suoi berrettai sfama con carpe fangose)
Della produzione dei berretti non sapevo, delle carpe fangose sì: i laghi intorno a Mantova sono paludosi.

si mangiare cupis fasolos vade Cremonam (se vuoi mangiare fagioli prendi su e vai a Cremona)
Turòon, Turàs, tetàs (torrone, Torrazzo, tettone) le tre T di Cremona. Non sapevo dei fagioli, da me assai apprezzati. E qui si pone una questione leguminosa: phaseolus vulgaris o no? Perché arrivarono in Europa dopo la scoperta dell'America, prima c'erano fagioli di origine subsahariana molto meno redditizi, i vigna, soppiantati dovunque.

vade Cremam si vis denaros spendere falsos (vai a Crema se vuoi spendere soldi falsi)
Il Folengo avrà preso qualche fregatura al mercato dei formaggi di Crema.

ingrassat Bologna boves, Ferraria gambas (Bologna ingrassa buoi, Ferrara prosciutti)
Bologna, nei tempi moderni, è famosa per la mortadella, Ferrara per il pane.

non modenesus erit cui non fantastica testa (non ci sarà un modenese senza mattana in testa)
Di teste fantastiche ne ho trovato dovunque. La fama dei modenesi, visti dai bolognesi, è di essere privi di senso d'umorismo, visti dai parmigiani è di essere sgobboni e litigiosi.

quot moschae in Puia tot habet Vegnesia barcas (tante mosche ha la Puglia quante barche Venezia)
Folengo conosceva benissimo Venezia, ma era stato anche nelle Puglie. Il verso è una lode all'arzanà dei Veneziani, allora al culmine della potenza - ancora per poco.

mille stryas brusat regio Piamonta quotannis (mille streghe brucia ogni anno il Piemonte)
Piemontesi falsi e cortesi, chissà, le streghe le bruciavano con gentilezza... Sarebbero tante dieci streghe all'anno, figuriamoci mille. Ebbene sì, bruciavano molte povere donne chiamandole streghe.

villanos generat tellus padoana diablos (la terra padovana genera villani che sono tanti diavoli)
Di Padova era Angelo Beolco detto Ruzzante, contemporaneo del Folengo. Il Ruzante laico, il Folengo monaco. Chissà se si conoscevano, penso di sì, almeno per fama. Il Ruzante è stato più sfortunato: la sua lingua pavana è meno comprensibile del latino maccheronico del Folengo.

saltantes generat bellax Vincentia gattos (e Vicenza bellicosa genera gatti che saltano come fulmini)
Veneziani gran signori, Padovani gran dottori, Vicentini magnagati, Veronesi tutti matti. Chissà se li mangiano veramente, i gatti a Vicenza. Detto fra noi, ho il sospetto di sì.
(continua)

Pieter Bruegel

P.S. Le immagini sono particolari del quadro "Il ballo dei contadini" di Pieter Bruegel, conservato al Kunstinstorische Museum di Vienna. Mi prendo due libertà: Pieter Bruegel non è un pittore italiano ma fiammingo e il quadro è del 1567 o giù di lì, più di venti anni dopo la scomparsa del Folengo.

6 commenti:

Emilia ha detto...

Sai, Solimano, che èp davvero interessante... Poi sono sempre stata affascinata da Pieter Bruegel. Potrei stare intere giornate a guardarlo.

Grazie

mazapegul ha detto...

Mi hai fatto venir voglia di leggere il Baldus, Solimano. E' curioso che la Lega Nord, con tutto il suo parlare ditradizioni e dialetti, non abbia mai stilato una lista dei suoi numi tutelari padani. Folengo, Ruzante, Dario Fo... (Strano, ma non troppo).
Ciao e grazie,
Maz
PS Sulle streghe ho letto qualcosa di recente. Finito l'appello d'esami, magari ne riparlo.

zena ha detto...

Collego una cosa ....
Il più antico negozio di scarpe e cappelli (ormai chiuso,qui da noi, aveva come soprannome "Bretarossa".
Mai capito perchè...
Che fosse una memoria folenghiana?

Solimano ha detto...

Giulia, sono stato incerto se scegliere Pieter Bruegel, per i motivi cronologici e geografici che ho scritto alla fine del post. Ma i dodici quadri di Bruegel di Vienna mi costrinsero a fermarmi quasi un intero pomeriggio. Non finivo mai di guardarli e di scoprire qualcosa. Vedrò per il terzo post, ma il rischio Bruegel permane.

Màz, con gli elettori leghisti, malgrado tutte le castronerie che dicono, riesco a parlare senza prendermela. Sono molto più padano di loro! Faccio del volontariato...

Zena, è molto probabile che la derivazione ci sia. I nomi hanno una forte persistenza, anche quando la cosa significata non c'è più. Basta leggere i nomi di tante strade. Adesso le stanno sbattezzando una ad una, chissà perché.

grazie e saluti a tutti
Solimano

Silvia ha detto...

Che bello! Non si finisce mai d'imparare. Ho sempre pensato che le nostre origini contadine e umili portassero verso la coltivazzione della terra e l'allevamento del bestiame. Mai saputo che i nostri avi fossero provetti artigiani del ferro così specializzati. Credevo che fosse prerogativa dei toscani, dove l'impiego del cavallo mantiene delle salde origini. Però parlando con un collega, sono venuta a sapere che nella collina reggiana ci sono vaste aree di proprietà privata, adibite a pascolo per cavalli. E che i tre fabbri della zona che producono speroni e morsi, hanno un'attività molto redditizia. In un momento di congiuntura economica come quella che stiamo attraversando, ci sarebbe da farci un pensierino.

Solimano ha detto...

Vedi mo' Silvia!
Il nostro paese ha una grande storia, intessuta da differenze locali, che permangono sotto la buccia di un mondialismo a volte sciocco.
Senza cadere nel provincialismo, dobbiamo conoscere e esserne coscienti, non rimuovere questo passato in cui ci sono radici vitalissime.
Riguardo a Regio Emilia, non a caso Matteo Maria Boiardo, autore de L'Orlando Innamorato, era il conte di Scandiano, e Ludovico Ariosto soggiornava spesso al Mauriziano, che è sulla via Emilia, a tre chilometri verso Modena, quasi di fronte alla RCF.

grazie Silvia e saluti
Solimano