Nel 2004, per la precisione proprio agli inizi dell'anno, incontrai per varie combinazioni e accadimenti, un caro amico di gioventù che, cercando di riassumermi nel tempo di una cioccolata calda in un bar vicino a piazza Duomo i "trentanni e più" che erano trascorsi, mi raccontò anche della sua passione per una danza bellissima, non ancora di gran voga allora e non ancora patrimonio culturale dell'UNESCO....il Tango.
Bar in Galleria Meravigli a Milano
Non avrei mai creduto possibile che un affermato docente, in apparenza un po' "gessato" e molto compito quale lo ritrovavo dopo anni, avesse potuto appassionarsi ad una danza che, nel mio immaginario di allora, era la quintessenza della sensualità e della trasgressione!
Fu facile per me, danzatrice classica da giovinetta, apprendere i fondamentali e le basi tecniche, ma il primo maestro che davvero mi fece intravedere la perfezione di questo ballo, la ricerca della sintonia perfetta nella coppia e della sensibilità musicale fu sicuramente Osvaldo Zotto. Fratello minore del più celebre Miguel Angel Zotto, credeva più nella purezza e nella semplicità del gesto che non nella spettacolarità.
Quello che oggi sembrerebbe quasi impensabile, soprattutto data la speculazione che improvvisati "maestri" di Tango fanno approfittando di questa "moda", è che quelle lezioni, condotte con grande impegno ed estrema professionalità, si svolgevano in rete a disposizione di tutti coloro che incominciavano ad appassionarsi e che le avevano scovate in un sito argentino.
Mi sembra che il sito si chiamasse Tangocity e la sigla era "Solo Tango"
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo di persona e l'occasione sarebbe stata uno stage organizzato sulla costa riminese proprio per queste vacanze di fine 2009.....non mi è stato possibile e contavo di farlo sicuramente alla prossima occasione. Questa occasione non ci sarà più e me ne dispiace davvero tanto, soprattutto perché sono convinta che il Tango abbia perso un grande maestro e un grande interprete.
Ho cercato e ritrovato quelle lezioni, raccolte, numerate e rimesse in rete in un blog da Roberto Bosio. Lo ringrazio perché mi ha dato la possibilità di rivivere e apprezzare ancora di più quei bellissimi momenti con Osvaldo Zotto... in rete.
"L'essenza del tango sta nel suo carattere di musica di quartiere, di marginalità. Il tango lo canta sempre un poeta impegnato. Anche se i tanghi non hanno un contenuto esplicitamente politico, tutti i tanghi sono impegnati perchè sono politicamente scorretti. E oggi lo sono ancora di più, in questi tempi dove la sconfitta, la povertà e l'emarginazione mostrano il loro essere effetto politico. Il tango è scorretto, trasgressivo, e per questo è tornato. In questi tempi di vigliaccheria davanti alle incertezze, questa musica aiuta ad affrontare l'angoscia, a fare riflettere su noi stessi, sul nostro domani.
Dove suona un tango, si stabilisce una complicità di spazio, tempo ed emotività. E questo è il mistero dell'universale. L'energia del linguaggio al di là della lingua, il rito, la corporeità. E' il mistero che ci unisce e ci separa".
(Adriana Varela, cantante di tango)
3 commenti:
Annalisa, fra qualche giorno racconterò in un post la bella serata di martedì scorso, che ho trascorso con te e Vittorio (e tante altre persone) a Le Banque, un american bar (se ho capito bene) vicinissimo al Cordusio. Si potrebbe chiamarlo il covo di chi ama il Tango nel modo in cui lo ami tu, un covo vasto e molto frequentato.
Non lo farò subito perché preferisco pensarci con attenzione prima di scriverne e... perché è bene che non inflazioniamo Stanze all'aria.
Sto rileggendo il tuo "Dialogo sul tango", e mi accorgo che avevo capito poco, pochissimo, di quello che dicevi non con parole oscure, ma chiare. Una cosa è leggere, ben altra cosa è vedere, cercando di mantenersi, nello stesso tempo, coinvolti e disattaccati. E' sempre così: abbiamo sentito dire qualcosa, presumiamo di aver capito tutto.
Per mia esperienza, succede anche con lo yoga, col tai chi, col disegnare con la parte destra del cervello, con il trance nell'ascolto della musica, persino con la meditazione sul respiro. Tutte attività (arti, in un certo senso) che ho sperimentato e che si basano sul coinvolgimento del corpo.
"Siamo un corpo animato", dice Umberto Galimberti. Per me, ha ragione, ma solo chi esperisce se ne rende conto.
Una personalizzazione riguardo te: si capisce che certi fondamentali, certi modi, li hai imparati da piccola: non c'è sforzo, ma naturalezza.
grazie Annalisa e saluti
Solimano
P.S. In un altro commento dirò quello che penso e che ho provato in tutte quelle esperienze sull'importanza del Maestro, di un maestro vero.
Grazie Solimano per il tuo commento....ti rispondo solo forse un pò in ritardo...
Questo tuo commento evidenzia purtroppo che per capire la vera essenza del tango, di questa danza coinvolgente e avvolgente, non è sufficiente parlarne ma bisogna praticarlo, sentirlo, amarlo......Una dimostrazione in più di quanto poco anche il mio "Dialogo sul Tango" riesca a descriverne la mia visione.
Queste esperienze, come mio convincimento maturato da anni (provando e riprovando), non significano affatto la rinuncia ad un atteggiamento riduzionistico e non più olistico di fronte alla realtà ed a noi stessi. No, perché esiste anche un riduzionismo sciocco, non curioso, che non tiene conto che nel nostro cervello esistono delle facoltà latenti, che è possibile attivare.
Oltre alle attività di cui ho detto nel commento precedente, esiste il cosiddetto pensiero laterale, su cui ha scrtto dei libri De Bono diversi anni fa. Nelle aziende più avanzate ne tenevano conto, inserendo ad esempio nei gruppi di brain storming una persona che fosse avanti in questo (che non va confuso con certo odierni creativi). Se lo facevano, non era per compiacenza, ma perché sapevano che in certe situazioni l'uscire dagli schemi permette di aprire nuovi spazi. Discorso difficile, spesso frainteso.
saluti Annalisa
Solimano
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