venerdì 20 novembre 2009

La moglie di Putifarre (1)

Solimano

Miracoli elettorali
- Hai visto? La Madonna ha aperto gli occhi...
- E poi che cosa ha fatto?
- Li ha richiusi subito, disgustata.
Majorana, "Don Basilio", 1948

Siamo nel 1947 o giù di lì.
Nella provincia di Ferrara viene distribuito un volantino a firma del professor Carlo Carretto. Eccone alcune frasi:

"Donne vi vedo passare accanto a me sui marciapiedi della città, vi vedo sui tram la sera dopo il lavoro, vi vedo in chiesa la domenica, vi vedo sulle porte del cinema, vi vedo un po' dovunque[...] Dov'è la vostra riservatezza? Procaci andate in bicicletta dando in pasto alla lussuria degli uomini la vostra carne passionale[...] Mi passate vicino con la vostra spudorata tracotanza ed io resto in mezzo alla via con la bocca semiaperta dall'intontimento e mi volto e vi seguo allontanarvi tra la folla con gli svolazzi procaci dei vostri vestiti indecenti. Dov'è la vostra interiorità? Vi sedete con le gambe incrociate sfidando gli sguardi degli uomini".

Occhio, questo non è un brano ironico, come quello del Paolino che non ferma i cavalli imbizzarriti, questo è un brano serio.
"E' il momento della severissima censura cinematografica, dei poliziotti sulla spiaggia a controllare i centimetri dei costumi da bagno delle donne" (Adolfo Chiesa: La satira politica in Italia, Editore Laterza 1990).

Il quotidiano cattolico L'Italia pubblicò nell'edizione bresciana un articolo intitolato: "Torna Macario - Ci prepariamo a riceverlo".

"E' annunciata la venuta a Brescia di Macario. Conosciamo Macario: sappiamo delle "Follie d'Amleto" e delle sue follie. Non abbiamo nessuna intenzione di provocare disordini né di disturbare la rappresentazione, ma intendiamo soltanto far valere onestamente i diritti della nostra coscienza. Perciò avvertiamo Macario che sarà convenientemente accolto se il suo spettacolo costituirà un oltraggio alla morale e alla decenza".

E il giornale anticlericale Don Basilio replicò così:

"Se le donnine di Macario piacciono alla gente, che gliene frega ai bacchettoni? E se a loro non piacciono che ci vanno a fare a turbarsi la coscienza? Perché non restano in sacrestia? Già, e poi come potrebbero palpeggiare gratis le belle ragazze di Macario con la scusa di ricoprire la loro oltraggiosa nudità?"

La vignetta a fianco è di Scarpelli. Uscì nel 1947, con la seguente didascalia: "Il signor Bacchettoni - Vergogna. Si tolga immediatamente quelle vesti così succinte!"

Queste argomentazioni furono usate massicciamente nella campagna elettorale del 1948, come si vede nella vignetta in alto, tratta ancora dal Don Basilio, che è certamente successiva al voto del 18 aprile.

La visione di donne tentatrici che insidiano uomini casti è un po' più antica. Nella Bibbia c'è la moglie di Putifarre che insidia il casto Giuseppe, come si vede nelle immagini di chiusura, entrambe singolari.
Il pittore del quadro era probabilmente un allievo di Rogier van der Weyden, quindi il dipinto è della seconda metà del Quattrocento, mentre il bassorilievo è stato eseguito da una donna, fatto rarissimo allora. Chissà, Properzia de' Rossi si sarà divertita a rappresentare un tema del genere...

Maestro fiammingo: Giuseppe tentato dalla moglie di Putifarre
diametro cm 157 Alte Pinakothek, Monaco


Properzia de' Rossi: Giuseppe tentato dalla moglie di Putifarre 1520 Museo di San Petronio, Bologna

8 commenti:

Silvia ha detto...

Bè Solimano la De' Rossi è decisamente più convincente del Maestro fiammingo che ha dipinto una donna che più che sedurre pare che voglia strozzare, fa paura:)

Macario, la rivista e le sue donnine che trattava malissimo, pare.
Il babbo, vigile del fuoco (Barbara, ecco l'eroe immagianario, era anche bello babbo da giovane) ha fatto spesso servizio all'Ariosto, teatro che presumo tu conosca Solimano, quando c'era la rivista appunto, l'operetta le grandi compagnie di avanspettacolo di allora e non solo. E proprio per colpa di quelle riviste che io non ho potuto studiare canto, perchè babbo aveva il terrore che potessi finire dietro le quinte di un teatro qualsiasi a fare la "donnina". Povero ingenuo papà,le "donnine" di Macario erano tutte delle stangone alte oltre un metro e settanta, erano tutte alte uguali e più alte di lui. Io che ero e sono fuori stardard non avrei mai corso questo rischio:) Ogni tanto mi racconta ancora. Non ne salva uno, tutti dissoluti, e babbo non è bacchettone, forse però allora così giovane, era un tantino condizionato dall'educazione severa ricevuta in casa. Le cose peggiori le riserva giusto a Macario, Gassman e Bene, ciò che dice delle artiste lo risparmio per decenza. Totò gli è sempre piaciuto: in scena un grande artista, fuori un gran signore, salutava tutti.
Ora le donnine sono televisive, sono tantissime, tutte uguali e sempre tutte rigorosamente "ine". Quanto mi manda in bestia questo INE! Qualcuna ce la fa, vedi Canalis, a diventare famosa, altre a suon di provini e altro pian piano finiscono nel dimenticatoio. Di questo aveva terrore il babbo. Però io avevo una bellissima voce, se avesse avuto più foducia in me, chissà, forse adesso sarei un discreto mezzo soprano. ( sempre mezzo eh, non ho la statura adeguata nemmeno lì:))

Silvia ha detto...

Dimenticavo: se penso ad un'immagine provocante ed erotica al femminile, penso ad una donna in bicicletta. I motivi sono ovvi per tutti credo.

Solimano ha detto...

Silvia, il quadro dell'ignoto fiammingo va visto nel contesto del tempo, a parte che lo strozzamento (non fisico, si spera) fa parte di un certo tipo di amore vendicativo.

Alla fine del Quattrocento, la rappresentazione anatomica del corpo umano nella pittura non era ancora al livello che aveva raggiunto nella scultura, e questo ancor più nei fiamminghi che negli italiani. Da cui, mancanza di scioltezza nella rappresentazione del nudo.
Ma il quadro, se lo guardi ampliato (chissà perché servono due click, adesso) è affascinante:
-come riesce ad utilizzare il formato del tondo, bello ma difficile.
-le mani della donna, di cui una col mignolo alzato.
-l'alcova tutta basata su panni rossi.
-la differenza nella disposizione dei tendaggi dell'alcova, quello a destra è tirato su per far vedere bene la parte destra del quadro.
-la ciabatta (una sola) della donna in basso ma in primissimo piano.
-il double face delle vesti di Giuseppe, rosse all'interno.
-la prospettiva scandita dalle piastrelle del pavimento.
-nel quadro ci sono tre episodi, ancora scanditi temporalmente dalla prospettiva: in primo piano la tentata seduzione, in secondo piano, a destra, la moglie indica a Putifarre il panno blu che è riuscita a strappare a Giuseppe, in terzo piano, in fondo, Giuseppe viene portato in prigione.
Questi artisti non lasciavano niente al caso...

Sull'ambiente teatrale, dell'operetta e soprattutto dell'avanspettacolo ci sono degli ottimi film, in fondo piuttosto duri.
-"Luci del varietà", di Lattuada- Fellini, con la rivelazione di Carla del Poggio che poi divenne moglie di Lattuada.
-"I vitelloni".
-"Vita da cani", con Aldo Fabrizi e la Lollobrigida giovanissima.
-"Teresa Venerdì" e "Siamo donne" in cui la soubrette è Anna Magnani.
-diversi film di Totò, con Isa Barzizza, Delia Scala e Luana Orfei.
-"Polvere di stelle" in cui la soubrette è Monica Vitti.
-"Roma" di Fellini, che quasi mette insieme bordello e avanspettacolo.
-e tanti altri...

Un ambientaccio, aveva ragione tuo babbo. Fatto sta che ogni anno, da quel giro, venivano fuori dei talenti che oggi manco ce li sogniamo. Come se un certo tipo di difficoltà e compromessi serotini e notturni fosse il letame giusto per far crescere la pianta del talento.

Tu mezzozoprano? Ci sarebbero state delle parti rossiniane che ti sarebbero andate a pennello!

grazie Silvia e saluti
Solimano

Anonimo ha detto...

Ricordo una volta che stavo giocando lungo una strada con le mie amiche che da un "magazzino?" così almeno sembrava è uscito Macario. A me allora non piaceva, ma ci siamo molto incuriosite. Abbiamo poi saputo che lì andava a provare e allora spesso passavamo di lì per sbirciare. Era diventato un divertimento. Non ricordo se ci fossero anche le sue attricette...

Ricordo, però, che da tutti era giudicato male, sconveniente. Solo mia mamma che era ed è sempre stata un'accanita anticlericale, mi ha detto di non dar retta a quelle fesserie.
Tempi passati...

Gauss ha detto...

Silvia, non a tutti è così ovvio, bisogna aver visto una teoria di mondine che sbiciclettano su un argine per farsene un'idea. Cesare Zavattini, che di biciclette se ne intendeva, e non solo, diceva che niente come il sellino mette in evidenza la venustà di una donna.

Gauss

Silvia ha detto...

Ampliato e dopo che lo hai spiegato così bene devo ammettere che mi piace, ma lei rimane terribile, ancora di più ora che la vedo ingrandita. Lo sguardo è da automa, il corpo sgraziato e impalato. E Giuseppe che probabilmente si sentiva già con un piede nella fossa, perde la ciabatta. I morti ammazzati è facile che perdano almeno una scarpa:)
A parte gli scherzi, i tre piani di prospettiva nel cerchio m'intrigano molto. Le piastrelle e le geometrie dei pavimenti mi affasciano tanto e rimango tempi infiniti ad osservarli attentamente. E poi, come giustamente hai rilevato, in questo quadro sono belli anche i colori, sicuramente non usati a caso, che ben delineano le tre situazioni. Analizzata nel contesto storico e culturale del suo tempo è certamente una bella opera.
I film che citi li ho visti tutti e non saprei dirti quello che più mi è piaciuto perchè sono tutti notevoli e raccontano di una "cultura" e di "costume" squisitamente italiani, non tramontati purtroppo.

Rossini mi piace molto e proprio nel Barbiere di Siviglia, Figaro credo duetti con una mezzosoprano.
O sbaglio?


Gauss:)
Però non è necessario vivere nel vercellese per farsi un'idea.
Basta osservare le centinaia di donne (qui a RE almeno è così) che sbiciclettano da mane a sera, in ogni stagione dell'anno, ovunque. Non rispettanto i segnali stradali per altro, ma questo è altro discorso. Se siamo la provincia che in Italia ha più chilometri di piste ciclabili, sarà bene che qualcuno le usi. E qui le usano.
Non mi soffermerei sulla seduta e sulla postura, che ripeto mi sembrano ovvie anche ad uno sguardo distratto, nemmeno sull'abbigliamento più o meno provocante, ma sulle movenze del corpo, dell'aria che si fa incontro e scopre il viso, sulla fuggevolezza dell'immagine nel suo insieme che si dilegua, lasciando allo sguardo catturato, un retro spesso ricco e armonioso.
Trovo sensualità nella donna che va in bicicletta e che pesa 140 kg. La bici, se regge, le dona leggerezza:)

Solimano ha detto...

Ecco cosa ti vedrei a cantare, Silvia. Ho avuto modo di vederla cantata da Nicola Rossi Lemeni e da Virginia Zeani:

Dulcamara
(cava di saccoccia alcuni libretti, e ne dà uno ad Adina.)
«La Nina gondoliera,
e il senator Tredenti,
barcaruola a due voci.» Attenti.

Tutti
Attenti.

Dulcamara
Io son ricco, e tu sei bella,
io ducati, e vezzi hai tu:
perché a me sarai rubella?
Nina mia! Che vuoi di più?

Adina
Quale onore! un senatore
me d'amore supplicar!
Ma, modesta gondoliera,
un par mio mi vuo' sposar.

Dulcamara
Idol mio, non più rigor.
Fa felice un senator.

Adina
Eccellenza! Troppo onor;
io non merto un senator.

Dulcamara
Adorata barcaruola,
prendi l'oro e lascia amor.
Lieto è questo, e lieve vola;
pesa quello, e resta ognor.

Adina
Quale onore! Un senatore
me d'amore supplicar!
Ma Zanetto è giovinetto;
ei mi piace, e il vo' sposar.

Dulcamara
Idol mio, non più rigor;
fa felice un senator.

Adina
Eccellenza! Troppo onor;
io non merto un senator.

Tutti
Bravo, bravo, Dulcamara!
La canzone è cosa rara.
Sceglier meglio non può certo
il più esperto cantator.

Dulcamara
Il dottore Dulcamara
in ogni arte è professor.

(Elisir d'amore di Gaetano Donizetti, libretto di Felice Romani, 1832)

Dott. Ing. Solimano, aspirante idraulico e ancor più aspirante Dulcamara.

Silvia ha detto...

:)) Un duetto delizioso Solimano. Io però non potrei fare la barcaruola. Ogno volta che tento di remare giro in tondo come faceva la Cleo quando si mordeva la coda:)