sabato 14 novembre 2009

Fagiane&radici

zena

Le fagiane hanno il colore della terra mossa.
Screziature di castagna e tortora.
Stanno di un fermo egizio, zampa retratta, se l’occhio le snida.

Nel cortile della casa bianca, oggi, due fagiane a barattare pensieri con le radici di un gelso e a becchettarne i sogni, come vermi molli.

A foschia sollevata, il fango conserva un silenzio di zampettii.
La radice del gelso, quella che affiora per incontinenza, ha piccoli graffi obliqui, una schiuma di legno arruffato.

C'è che, a scoprirsi, i sogni fanno sempre un po’ male.


10 commenti:

Solimano ha detto...

Zena, avrei voluto inserire un'immagine più complicata, ma la zampa retratta mi ha conquistato, è proprio lei, la fagiana...

grazie
Solimano

Silvia ha detto...

Ho parlato anche io di fagiane pochi giorni fa. Ce ne sono tante in giro e hanno colori meno sgargianti dei loro compagni fagiani. Così possono fuggire meglio ai predatori:)

C'è che i sogni, nel cortile di una certa casa bianca, anche se fanno male, li tieni volentieri con te.
Da qualche parte, senti che porteranno bene.

Gauss ha detto...

Silvia, una parola di commiserevole solidarietà per i fagianotti che sono cotretti ad esibire la balugine delle loro piume per farsi predare dalle femmine, spesso finendo per attirare prima l'attenzione di un falchetto o di una doppietta.
Zena, quella "zampa retratta in un fermo egizio" è stupenda, un'immagine di eternità e di impassibilità, che l'occhio snidante non turba, anzi fissa nel tempo.

Gauss

Silvia ha detto...

Sicuramente Gauss. Molto, molto tollerante. Adoro i pavoni pensa un po'.
Ma non quelli umani, quelli proprio li affogherei. Sono una donna violenta.

L'immagine della fagiana mi fa una tenerezza mai vista e mi ha fatto fare un'esclamazione che senza audio non rende l'idea:)

Solimano ha detto...

Mie esperienze con fagiani (e fagiane):

1. Nei primi mesi del mio lavoro alle Ferrovie dello Stato dovevo prendere l’abilitazione alla guida di tutti i mezzi di trazione, compresa la locomotiva a vapore, per questo ero lì, col macchinista ed il fuochista, loro in divisa, io in tuta operaia. Quasi ogni mattina mettevamo sotto un fagiano, bestia bella quanto stupida, che odiava bagnarsi le zampe nella rugiada e che se ne stava sulla massicciata asciutta. La locomotiva sbucava dalla curva e il goffo volo a volte non bastava a sottrarre il phasianus colchicus ad una fine comunque più gloriosa dei pallini domenicali. (NdO,11)

2. Nei Boschi di Carrega (a venti chilometri da Parma) un giorno mi aggiravo con mio figlio piccolo. D'un tratto punta il dito e mi fa: "Guarda, papà!" A dieci metri da noi c'era una fagiana che covava. Quasi non si scorgeva perché funzionava il mimetismo fra i suoi colori e quelli del terreno. Chiaramente ci aveva visto, ma stava immobile continuando la cova. Allora ci avvicinammo cautamente. Restò così fino a quando fummo a poco più di un metro di distanza, poi partì con un frullo deciso. Un nido grande, c'erano sicuramente una ventina di uova. Mio figlio voleva toccarle, ma gli dissi di no. Qualcuno mi aveva detto che gli uccelli, se tocchi le uove non le covano più. Probabilmente una balla, ma non le toccammo.

3. Adesso. Alla mattina presto, spesso ci sono due fagiane che zampettano sulla stradetta asfaltata che passa davanti alla casa. Probabilmente, il meccanismo etologico è lo stesso dei fagiani sulla massicciata dei binari, ma qui il rischio è pari a zero, a quell'ora non passano macchine. Le fagiane arrivano dal Parco di Monza, che è a dieci minuti a piedi. Da noi arriva di tutto: picchi, gazze, persino scoiattoli. Non gli credete a chi dice che il Parco di Monza lo stanno distruggendo, ha un'arma a suo favore: è molto grande!

Tu Zena, ci farai un corso di scrittura asciugante: ma come fai, con poche parole, a dire tante robe? Senza parer sintetica, per giunta.

Domani commenterò le radici che affiorano dal terreno, altro bell'argomento.

grazie Zena e saluti
Solimano

Anonimo ha detto...

Zena, come mi fai amare il mondo che descrivi e che io "incallita cittadina" conosco così poco, per non dire quasi niente.
Mi fai vivere le atmosfere che racconti... e per questo un grazie davvero sentito

zena ha detto...

Torno ora, dopo un week end coatto nell'interland milanese, con un cielo incerto fra nebbia e pioggia: poi gli elementi si accordano e ne esce una 'fumanela' bagnata e vischiosa.
Per altro abbiamo vissuto giorni di rivolta subita: la tecnologia,impermalita non si sa per quale motivo, ci ha completamente abbandonato. Racconterò, fra breve:)
Intanto un saluto diffuso, a tutti e un altro a ciascuno.

Per prima cosa, grazie a Solimano, naturalmente: la fagiana con zampina a rapida scomparsa è molto bella. Sembra una habituée del nostro cortile.

Penso che correrò a leggere, il tuo post, cara Silvia, perchè me lo son persa e mi dispiace.
La casa bianca bianca intanto attende (fiduciosa e dispensatrice di sogni anche per conto terzi): il camino funziona bene, ne ho la prova sull'indice della mano destra, ustionato da far invidia a Muzio Scevola. Ho notato poi come le persone, nella stretta di mano, amino indulgere in affettuosità insistendo proprio sul sopraddetto dito :(

Gauss, i fagiani e le fagiane sono un mondo a parte. Mi piace vederli correre sulla strada sterrata rasentando le canne e i binari della ferrovia. Davanti impettito non poco il maschio. Dietro la femmina coi fagianotti.
Poi quando si accorgono dell'auto si imbucano con una velocità incredibile e non li distingui più: come risucchiati dagli arbusti.
Ma sono le impronte sul fango che mi inteneriscono: sono storie intere...

Solimano, ci penso ora, al legame fra fagiani e ferrovia: da noi la massicciata è alta, quindi la costeggiano dal basso, ma certo è che il treno seduce assai...
Anche sul loro svolettare c'è molto da dire: ho un post in giro da qualche parte, sulla faccenda. Mi sa che rimarrà ad 'asciugare' ancora un poco :))

Cara incallita cittadina Giulia, e tu fammi un corso sulla città. Ne ho bisogno, sai :)Ieri sera si era stanchi ma mio marito ha voluto fare un giro, nei pressi della casa della sorella che ci ospita, a Milano. Credo si sia arrivati a Corso san Gottardo, con tutte le sue luci e i suoi negozi...
E' inutile: io mi sento ingrigire comunque e mi viene una nostalgia di casamia come se fossi lontana da un mese...

Buona notte:)

Solimano ha detto...

Le radici che escono dal terreno si vedono benissimo quando si va a funghi o per la raccolta delle castagne. Non è che le piante si muovano secondo un progetto, buttano fuori in continuazione un nuovo apparato radicale e festa finita. Solo che, quando il terreno non è piano, sbucano fuori e l'è dura.
Succede una cosa analoga con i cerchi delle streghe, che esistono realmente. Le ife (in gergo del tutto sbagliato: le radici) del fungo centrale, escono casualmente in tutte le direzioni, solo che hanno una tempificazione mediamente simile per fare un'altro fungo. Tempificazione vuol dire lunghezza dell'ifa.
E così... appaiono i funghi disposti a cerchio, disposti attorno al fungo centrale che nel frattempo è sparito.
"Eh, la natura l'è inscì granda, inscì infinida!", diceva il ragionier Carlo Biandronni, ne l'Adalgisa di Carlo Emilio Gadda.

saluti Zena
Solimano

Silvia ha detto...

Vicino a casa, su via Benedetto Croce, c'è un campo grande, (temo ancora per poco ha tanti paletti conficcati) e ogni mattina brulica di esseri interessanti. I fagiani col loro bel piumaggio dorato razzolano numerosi e pasciuti, le femmine a seguire coi piccolini, si distinguono a fatica ma sono tante davvero, le gazze non si contano e merli e cornacchie grosse come tacchini. Piccioni come se piovesse, leprotti salterini, gatti in punta e scoiattoli svettanti col loro pennacchio rosso fuoco, ritto come una bandiera. Una mattina un signorino di questi non si decideva ad attraversare la strada, allora io e una ragazza che proveniva nell'altro senso di marcia, alla guida delle nostre auto, ci siamo fermate in attesa che passasse formando così due lunghe code di auto. Quello che non ci siano sentite strombazzare ce lo siamo dimenticate. Io poi, che alla guida non sono una signora, ho fatto tutti i gestacci e le corna e le imprecazioni del caso, insomma avevo ragione io. Il signorino roditore, con un guizzo repentino, forse inorridito dalle mie imprecazioni:) ha fatto dietrofront sulle zampette posteriori ed è sparito nel sempreverde della casa vicina, con tanti saluti e grazie.
Ma l'immagine che mi ha colpita di più è stata quella di un capriolo e delle sue enormi orecchie. Sollevò la testa proprio nel momento in cui stavo transitando, in mezzo alla nebbiolina di prima mattina, che crea contorni indistinti e colori soffusi. Pareva un quadro della savana africana all'alba. Con un po' di fantasia s'intente:)

p.s. non vorrei rovinare la magia del post e dei bei commenti sui fagiani, ma di come rendono arrosto non ne vogliamo parlare? Con le patate e una bella insalatina verde s'il vous plait:)Un buon Refosco e non ci pensiamo più:)

Silvia ha detto...

Zena cara non ho scritto un post sulle fagiane ma un commento in un blog di Cristina in cui si parlava di novembre e della sua tristezza. Per me è un mese bellissimo, pieno di colori e di fagiane appunto. Non hai dimenticato nulla.
La lingua batte dove il dente duole:( Mi dispiace per il tuo indice. Ma i camini, apparentemente docili e generosi strumenti domestici, di tanto in tanto chiedono in sacrificio indici della mano destra se uno è destro, o della mano sinistra se uno è mancino. Maglioncini in kashmir costati una fortuna, qualche sopracciglio, tappeti indiani e/o dell'ikea, e ciuffi di pelo del cane se per caso l'animale ama addormentarsi vicino al loro tepore. Bisogna diffidare dei camini e leggere attentamente sul bugiardino le controindicazioni:)
Spero che il dito indice andato in sacrifio, guarisca presto.
un bacetto consolatorio.
Vado a leggere un po'.
Buona notte