lunedì 5 ottobre 2009

Mezzi&oggetti di trasporto

mazapegul

Stasera Laura m'ha trascinato fuori casa ed è salita sulla sua macchinina, del tutto simile a quella che vedete qui di fianco. [E' prodotta dalla Little Tykes ed è -pare- indistruttibile: Laura è la quarta bambina a usarla negli ultimi quattrodici anni, tempo trascorso dal manufatto quasi sempre sotto le intemperie; ma senza dar segni di usura o invecchiamento].
Uscita dal cancello, ha fatto un pò di avanti e indietro contro le macchine parcheggiate, un pò dei dentro e fuori dall'abitacolo, quindi, delusa dalla scarsa velocità, ha afferrato la macchinina per uno dei tubi reggitetto e ha preso a trascinarla lungo la via. Dopo qualche decina di metri ha provato a immettersi così nella trafficatissima via Emilia, al che ho deciso di metterla al corrente della mia presenza e l'ho dirottata sulla ciclabile.
Mentre tirava la macchina senza dar segni di stanchezza o noia e io pensavo al caffè lasciato sul fornello a friggere, m'è venuto in mente una descrizione di simile, ottusa testardaggine, con la Little Tyke sostituita da un cavallo e Orlando matto al posto dell'infante Lauretta.



Orlando Furioso XXIX

67
[...]
Segue la bestia per la nuda sabbia,
e se le vien più sempre approssimando:
già già la tocca, ed ecco l'ha nel crine,
indi nel freno, e la ritiene al fine.

68
Con quella festa il paladin la piglia,
ch'un altro avrebbe fatto una donzella:
le rassetta le redine e la briglia,
e spicca un salto ed entra ne la sella;
e correndo la caccia molte miglia,
senza riposo, in questa parte e in quella:
mai non le leva né sella né freno,
né le lascia gustare erba né fieno.

69
Volendosi cacciare oltre una fossa,
sozzopra se ne va con la cavalla.
Non nocque a lui, né sentì la percossa;
ma nel fondo la misera si spalla.
Non vede Orlando come trar la possa;
e finalmente se l'arreca in spalla,
e su ritorna, e va con tutto il carco,
quanto in tre volte non trarrebbe un arco.

70
Sentendo poi che gli gravava troppo,
la pose in terra, e volea trarla a mano.
Ella il seguia con passo lento e zoppo;
dicea Orlando: - Camina! - e dicea invano.
Se l'avesse seguito di galoppo,
assai non era al desiderio insano.
Al fin dal capo le levò il capestro,
e dietro la legò sopra il piè destro;

71
e così la strascina, e la conforta
che lo potrà seguir con maggior agio.
Qual leva il pelo, e quale il cuoio porta,
dei sassi ch'eran nel camin malvagio.
La mal condotta bestia restò morta
finalmente di strazio e di disagio.
Orlando non le pensa e non la guarda,
e via correndo il suo camin non tarda.

72
Di trarla, anco che morta, non rimase,
continoando il corso ad occidente;
e tuttavia saccheggia ville e case,
se bisogno di cibo aver si sente;
e frutte e carne e pan, pur ch'egli invase,
rapisce; ed usa forza ad ogni gente:
qual lascia morto e qual storpiato lassa;
poco si ferma, e sempre inanzi passa.

11 commenti:

Solimano ha detto...

Povera bestia! Per giunta senza nome... Sì, perché i cavalli importanti nell'Orlando Furioso hanno un nome: Brigliadoro (il cavallo d'Orlando non ancora ammattito), Baiardo (il cavallo di Rinaldo), Rabicano e Frontino (di questi due non mi ricordo il padrone).
C'è anche un super-cavallo, un cavallo Abarth: L'Ippogrifo, che vola oltre a correre e che viene usato almanco da tre personaggi: il Mago Atlante, Astolfo e Ruggiero.
Leggete l'Orlando Furioso, mi ringrazierete del consiglio. E' meglio degli ultimi dieci Premi Strega messi insieme. Sull'Ippogrifo, Ruggiero uccide l'Orca che voleva magnarsi Angelica, legata nuda allo scoglio. Poi Ruggiero cerca di prendersi delle libertà con la bionda fanciulla con gli occhi neri (non esistono occhi azzurri nell'Orlando Furioso), ma Angelica ha al dito l'anello magico e si sotttrae al voglioso soccorritore, perché basta metterselo in bocca (l'anello, non il soccorritore) e si sparisce. E Ruggiero resta lì, col quadrupede alato Ippogrifo (quadrupede, non quadrumane) e con un palmo di naso. Poi sposa Bradamante e dal matrimonio deriva la Casa d'Este etc etc etc...

grazie Màz, un bagno nella fantasia mi ci voleva. Torno alla dura realtà: il PC non me l'hanno ancora ridato.

saluti
Solimano

mazapegul ha detto...

Bisognerebbe che tutti avessero un permesso lavorativo nella vita da utilizzare per leggere l'Orlando Furioso. Un mese, diciamo; in primavera; sulla collina toscoemiliana.

Barbara Cerquetti ha detto...

Scusate se sono ignorante, ma io con le perifrasi faccio schifo.
Se non ho capito male, alla fine il cavallo muore, giusto?
Muore di fatica...?

Nel qual caso la metafora si può adattare bene anche al triciclo di Sofia Luna.

mazapegul ha detto...

Il cavallo, cara Barbara, muore infatti di fatica e stenti: Orlando se lo trascinava dietro per una zampa, parendogli il destriero (affamato e assetato) non abbastanza veloce.

Anonimo ha detto...

Certo che tua figlia è davvero determinata... Una bella cosa no?
Molto bello il parallelo che fai.

Ma poi il tuo caffè?
Ciao

zena ha detto...

Hai ragione, Maz: un mese nella vita per leggere l'Orlando e innamorarsene.
Anche un mese di nebbia e di catagne e ceci (in zuppa, insieme, son squisiti)

Ché l'Orlando dà dipendenza.

Confesso: è uno dei libri
che ho in tre copie, perchè, se ne presto una, son sicura di non restare senza:)

Buona giornata, a tutti.

mazapegul ha detto...

Giulia: la piccola è testarda, più che determinata. A me va bene così: c'è un sottile confine tra testardaggine e tenacia, è un crinale interessante su cui trovarsi. Angelica, la più grande, ha un carattere del tutto diverso; si trova sul crinale tra pigrizia e riflessione.
Il caffè l'ho poi trovato sparso sul piano cottura: solo un goccio bruciato e amarognolo da bere. Vabbè: si fanno figli anche per aver queste piccole cose da raccontare.

Zena: pure io ne ho tre copie. Quella a cui tengo di più è il volume della Ricciardi, acquistato di seconda mano tanti anni fa in una bancarella a Milano come regalo per l'allora mia fidanzata (e ora moglie). Un bel librone senza note (che stanno, molto filologiche e stringate, nel secondo volume delle opere ariostesche, comprato in quella stessa occasione); tipograficamente curato e semplice come tutti quelli della Ricciardi. Me lo sono letto lì, andando molto di rado (per pigrizia) a quello delle note.

Ciao a tutti,
Maz

Silvia ha detto...

Io tratto le auto più o meno come Orlando ha trattato il cavallo, anche se non mi permetterei mai di far male ad un animale.
C'è una scena in Via col vento che m'infastidisce tutte le volte ed è quella in cui il cavallo stramazza al suolo.

L'idea di un mese a disposizione per leggere L'Orlando Furioso, in un luogo qualsiasi dell'appennino tosco-emiliano mi ha commossa.
Penso che ringiovanirei di dieci anni e diventerei tanto, tanto buona col mondo, l'universo e tutto quanto.

Il caffè bruciacchitino e sputacchiato dalla caffettiera è il must di ogni mattina. Io, anche davanti al fornello, in trepida attesa riesco a farlo fuoriuscire, perchè dopo pochi secondi che sono in sosta, mi vengono in mente tutte le cose da fare e parto a trottola, per cui nel momento topico io sono altrove e il caffè schizzatissimo imbratta ovunque ...Spesso lo prendo a lavorare perchè non ho più tempo di farne un altro.

All'appennino tosco-emiliano e all'Orlando, oltre al mese di ferie, potrei aggiungere un bar-torrefazione come si deve? O chiedo troppo?

p.s. da bambina mi separai a fatica dal mio triciclo rosso con le cordelle colorate sul manubrio. Era l'antenato della Jolanda, un gran bell'articolo. Anche quando, ridotto uno schifo, non andava proprio più, lo trascinavo legato ad uno spago: che non si sa mai che venisse un bisogno. Di cosa, non saprei dire, ora, ma non potevo lasciarlo abbandonato in uno spigolo qualsiasi del cortile.
Noi amazzoni siamo fatte così:)
Te l'ho già detto Maz che la Jolanda ha tre cambi davanti? Avevi ragione: sono 21 rapporti, un'esagerazione per una donnina morigerata come me:)

Solimano ha detto...

Ho due edizioni e mezzo dell'Orlando Furioso. La prima è quella Einaudi (della Einuadi con la sopra-copertina bianca con le righe rosse orizzontali) con il commento di Lanfranco Carretti e magnifiche note di riferimento in fondo al volumone. La seconda (a cui sono ancor più affezionato) è composta dai quattro volumetti BUR (la primissima BUR, quella veramente tascabile e con la copertina grigia). La mezza edizione è un libretto con alcuni brani dell'Ariosto che scrisse Italo Calvino (mi pare) sempre per l'Einaudi, col titolo (approssimativamente) de: "L'Orlando Furioso letto da Italo Calvino". Non lo vedo più da tempo, chissà dove s'è imboscato, il libretto di circa 150 pagine.
Ho in mente di scrivere qualche post dedicato alle illustrazioni dell'Orlando Furioso. Vedremo, chissà...

saluti
Solimano

zena ha detto...

...ma sarà simpatica assai, la Silvia :)))

mazapegul ha detto...

Silvia: dopo le feste di papi, non c'è numero di rapporti che possa parere esagerato (sulle biciclette, intendo). Il tuo rapporto infantile col triciclo ricorda quello di Laura con la sua macchinina e quello di Angelica, l'altra figlia, con una certa scatoletta di metallo, molto piccola, che lei riempiva di animalini di plastica e altre minuzie, da cui non si separava mai.
Auto: io ho con loro un rapporto solo funzionale al movimento, anche se ho provato a innamorarmi e a prendermi di loro cura. Adesso devo comprarne una nuova e vorrei insaurare con essa una convivenza più improntata al rispetto. Vedremo.

Solimano: l'antologia di Calvino è la quarta copia del Furioso in mio possesso. La lessi anni fa, quando passai quattro mesi a St. Louis e avevo bisogno di una cosa impegnativa abbastanza da durare delle settimane, ma non troppo, che altrimenti non l'avrei letta. E' un bellissimo libro in sè, contenente -credo- tutta la filosofia della scrittutra di Calvino.