giovedì 29 ottobre 2009

Alla ricerca dell'arte perduta (19)

Solimano


I Buddha di Bamiyan erano due statue del Buddha scolpite da una setta buddista nelle rocce della valle di Bamiyan, in Afghanistan, a circa 230 chilometri dalla capitale Kabul e ad un'altezza di circa 2500 metri; una delle due statue (alta 38 metri) risale a 1800 anni fa, l'altra (alta 53 metri) risale a 1500 anni fa.

Decreto del marzo 2001: "In base al verdetto del clero e alla decisione della Corte Suprema dell’Emirato Islamico, tutte le statue in Afghanistan devono essere distrutte. Tutte le statue del paese devono essere distrutte perché queste statue sono state in passato usate come idoli dagli infedeli. Sono ora onorate e possono tornare a essere idoli in futuro. Solo Allah l’Onnipotente merita di essere adorato, e niente o nessun altro".

Il ministro dell’Informazione Qudratullah Jamal disse: "Questo lavoro non è così semplice come la gente può pensare. Non si possono tirar giù le statue bombardandole perché entrambe sono incise e solidamente attaccate alla montagna”. I due Buddha vennero demoliti a colpi di dinamite e cannone nel marzo 2001. Ci volle quasi tutto il mese.

Nel 2003 i Buddha di Bamiyan sono stati riconoscuti come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO per queste cinque motivazioni:

1. Le statue del Buddha e l'arte rupestre della valle sono una rappresentazione fondamentale della scuola Gandhara nell'arte buddista dell'Asia centrale.
2. I resti della valle sono testimonianza di un importante centro buddista sulla Via della seta e dello scambio culturale tra arte indiana, ellenistica, romana, sassanide e alla base dell'espressione artistica dell scuola Gandhara.
3. Sono una testimonianza eccezionale di una tradizione culturale dell'Asia centrale ormai scomparsa.
4. La valle è un esempio importante di un territorio culturale che illustra un significante periodo del Buddhismo.
5. La valle è l'espressione monumentale massima del Buddhismo occidentale. È stato un importante centro di pellegrinaggio per molti secoli.

Ma con ogni probabilità i Buddha non saranno mai ricostruiti.
(Informazioni tratte da Wikipedia)

Stasera, al Binario 7 Via Turati 8 Monza Sala E ore 21, la giornalista Barbara Schiavulli terrà la seconda conferenza del ciclo Linee di Confine organizzato sall'Associazione Novaluna. Il tema sarà: "L'Afghanistan dopo le elezioni".
Barbara Schiavulli, interessata più alle persone che agli eventi, ha pubblicato "Le farfalle non muoiono in cielo", un libro che racconta la storia di una kamikaze che non voleva morire. Ha vissuto a Gerusalemme per tre anni per seguire il conflitto israelo-palestinese, per proseguire a raccontare il Kashmir, il colpo di stato ad Haiti e l'Iraq, il paese in cui ha trascorso la maggior parte degli ultimi anni, trovandosi spesso ad essere l'unica giornalista italiana presente a Baghdad.

Barbara Schiavulli (a destra) con la giornalista Ann Leslie

10 commenti:

Barbara Cerquetti ha detto...

Mi riordo molto bene questa storia.
Era la prima volta che sentivo parlare nei telegiornali dell'Afghanistan, talebani e di Bin Laden. Poi, qualche mese dopo, il suo nome divenne fin troppo famoso.

Solimano ha detto...

Stasera alle nove meno venti passa a prendermi Giorgio, domani vi racconto.
Mi dispiace una cosa: avevo una foto large size di Barbara Schiavulli, ma non ho ancora ripristinato il programmino per ridurre e rendere molto più leggere le immagini.
Ho dovuto ripiegare su una foto con una giornalista inglese che non conosco...

Riguardo i Buddha di Bamiyan, non è stato certo il solo caso, di arte perduta perché distrutta da un monoteismo (o monoteismo) vincente. Ne scopriremo delle belle, anzi, delle brutte.

saluti
Solimano

Anonimo ha detto...

Sarà sicuramente una sera interessante...
Buona serata dunque

mazapegul ha detto...

Quando lessi che i taliban stavano distruggendo i Buddha di Bamiyan (che si vedevano di tanto in tanto nei reportage di viaggio in TV, prima che l'Afganistan precipitasse nella guerra totale), pensai "cosa aspetta l'ONU a mandare l'aviazione"? Un pensiero di cui quasi mi vergognavo, quasi no.
Vero, i monoteismi hanno disboscato intere amazzonie artistiche (i protestanti con l'arte cattolica, i cristiani con le rappresentazioni degli antichi dei in Egitto).
Quello che mi colpì dei Budda è che la cosa avveniva sotto gli occhi di un mondo che, nella sua gran parte sa apprezzare il patrimonio di diversità lasciato dalla storia, o quantomeno ci tiene a che venga preservato (poca è invece la gente che apprezza patrimoni di diversità meno storici e immobili, quali gli stranieri in carne e ossa). Mi parve uno sfregio assurdo non solo a me, ma anche all'umanità tutta.
(Anche i politesiti talvolta si lasciano andare alla distruzione: in India, per esempio, distruggendo una gran moschea mogul del '500, sorta su un luogo sacro all'induismo. Gli induisti in sé non c'entravano, ma c'entravano, ecome, i dirigenti del BJP, che sull'identità induista hanno fatto la loro fortuna politica; e che, dopo aver tollerato il massacro degli islamici, ora tollerano quello dei cristiani).

Ciao e grazie (e facci sapere)
Maz

Solimano ha detto...

Puff... puff... arrivo adesso da un post sul blog del cinema che mi ha quasi steso, ma quanno ce vò ce vò.
Màz, ti scordi i prodigi dei monoateisti, tipo Notre Dame trasformata in Tempio alla Dea Ragione, tipo Sant'Isacco a Laningrado traformato in Museo dell'Ateismo. Tutti parenti serpenti.
Sull'India, vasta, misteriosa (ed amatissima) dici il vero, ma va considerato che nel campo mitologia e matematica (che hanno una qualche importanza) è l'unica ad aver radici profonde e diversificate paragonabili ai greci. Ed è, malgrado tutto, una democrazia.
Vorrei che fosse ripristinato il Tempio al Dio Sconosciuto, quello che arrivò Paolo di Tarso a dire: "L'ho trovato, ce l'ho il Dio sconosciuto!" E invece no, che Dio Sconosciuto è, se lo trovi?
Racconterò in giornata, della Barbara Schiavulli ieri sera. Anticipo solo qulcosa, dice che l'afgano medio dà la morte come possibile eventualità quotidiana e per questo è dotato di un impagabile senso dell'umorismo (anche gli analfabeti, che sono l'80%) e che le donne più forti, coraggiose, anche belle che ha conosciuto sono le iraniane e le afgane. Grandi feste a Teheran, arrivano coperte da chador come da libretta, poi se lo tolgono e ballano in minigonna, cantano, leggono, sfottono. Gli scherani di Amadinadjab (o come si chiama, 'sto piffero), diventano matti dal dispiacere. In Afghanistan ci sono venditori ambulanti di libri clandestini. Leggere, scrivere, scrivere leggere sta diventando la seconda droga (dopo il papavero, ahimè).
Per l'Afganistan, c'è una proposta di governo di sole donne, ma Barbara crede che non passerà.

a più tardi
Primo

mazapegul ha detto...

Primo, un'altra delle curiose ambivalenze della storia riguarda proprio i templi greci e romani. Quelli che furono trasformati in chiesa sono rimasti, gli altri, in gran parte, furono usati come pietraie o per le fabbriche di calce. Che mi lascia pensare che, oltre a monoteisti e eserciti, i monumenti antichi abbiano altri nemici: il disinteresse, l'inutilità -se nessuno li usa-, l'ignoranza di cosa ci stessero a fare lì.

Se i taliban avessero trasformato i Budda in moschea, magari velandone il volto, le statue sarebbero ancora lì, con devoti impiegati a curarne la salute.

Ciao,
Maz

Solimano ha detto...

Màz, quello che dici è vero, fa parte dei paradossi della storia, come la pittura greca che conosciamo solo attraverso il vasellame, come le Korai del Partenone che sono state ritrovate intatte perché sepolte dopo che i Persiani avevano conquistato Atene nella seconda guerra persiana, come i bronzi recuperati solo dalle navi naufragate perché altrimenti fusi... però, mio cugino, che è stato nove anni in India, mi dice che generalmente gli islamici distruggevano, gli induisti lasciavano perdere. Una possibile spiegazione è che in India gli ksatria (i guerrieri) venivano dopo i brahman (i sacerdoti) mentre nelle società veramente tribali è il guerriero che ha il potere.

saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Piacevole da leggere il vostro scambio di considerazioni Primo e Maz.

Anche io mi feci la stessa domanda: ma perchè l'ONU non interviene? Perchè vedere distrutte due opere del genere procura malessere fisico. E' insopportabile pensare che un essere umano che può avere una vita media di 80 anni, si permetta di distruggere una cosa bellissima che potrebbe sopravvivergli per millenni.

Solimano ha detto...

In Afghanistan la vita media è sotto i cinquant'anni, a quel che ha detto Barbara Schiavulli. Quei disgraziati che hanno distrutto le statue del Buddha non conoscevano evidentemente la primalegge del buddismo: l'impermanenza. Sono impermanenti anche loro, dentro lo sanno, hanno paura ad accettare l'impermanenza, ma quanti ce ne sono così, anche al di fuori dell'islamismo! A forza di aver paura della morte, importano la morte nella vita, pretendendo che gli altri siano come loro. Hai notato come dicono i nostri vescovi? Dicono che la Chiesa dovrebbe curvarsi. Si curva chi sta in alto, dovrebbe scendere, altro che curvarsi.

saluti Silvia
Solimano

Silvia ha detto...

Concordo.