lunedì 13 luglio 2009

Incubi

mazapegul

Ieri sera guardavo con orgoglio la figlioletta Laura che, muovendo ora i primi passi, già si getta nella libera esplorazione del territorio; nella fattispecie la nuova piazza del paese, con fontana-laghetto, alti gradoni in pietra e altri pericoli. Commentavo compiaciuto con mio padre come i genitori, se non mostrano ansia eccessiva, possono far crescere i figli senza troppe paure.
Stanotte mi sono poi svegliato col fiato mozzato dal seguente incubo: persa di vista la bambina, questa s'era incastrata in una cancellata ed era morta.
M'era successo lo stesso quando avevo, con lo stesso orgoglio e compiacimento, notato come la sorella grande, giunta al traguardo degli otto anni, andasse ora da sola al parco pubblico che si trova a cento metri circa da casa. Quella volta, la notte, avevo sognato un rapimento.

Di giorno penso che esistano in me due padri: uno istintivo, che lascia tanta libertà -anche di farsi un pò di male- alle figlie; uno indotto dagli allarmi dei media, che ci riempiono di paure irrazionali. Il primo padre vince facilmente la lotta.
Il secondo (ma forse è il terzo, un padre primigenio, di grado zero) si vendica nel sonno, urlandomi tutto ciò che sarebbe potuto succedere.

9 commenti:

Silvia ha detto...

Tenerissima confessione:) A me capita sempre per ogni cosa, ma anche senza sognare. Faccio tutto da sola. Prima agisco con cognizione, razionalità e mi dico e ripeto che non può accadere nulla. Come termino questo pensiero attaccano melliflue le ansie. E non ho figli. L'unica che sopportava stoicamente queste cose era la Cleo. Sono certa che se avesse potuto parlare mi avrebbe mandato a quel paese.

annarita ha detto...

Ti capisco. In me prevaleva la madre numero due, quindi i miei sonni erano tranquilli. Metti l'aggravante di una nonna (mia madre) che riusciva con diabolico candore a farmi pensare al peggio del peggio, giungendo laddove neppure io, nel delirio più sfrenato di mamma possessiva, riuscissi mai a impelagarmi. Rammento quei momenti con colpevole angoscia e mi domando come siano riuscirti i miei figli a crescere senza troppi complessi.
Salutissimi, Annarita

Amfortas ha detto...

Il problema, credo, è che si cerca di controllare l'emotività con la razionalità, che è come voler misurare un tempo in metri o patate.
Ciao :-)

Barbara Cerquetti ha detto...

Quoto Annarita, in tutto. Compresi i gregari che moltiplicano le mie paure.
Per fortuna anche i miei pargoli sembrano tranquilli.

sabrinamanca ha detto...

A me capita esattamente lo stesso Maz: la guardo giocare e correre dappertutto (è un'esagitata da qualche mese)e sorrido, poi, anche da sveglia,riesco ad immaginare una tragedia con qualsiasi elemento in mio possesso. Essendo una fifona non ho voluto trasmetterle le mie paure e così la contemplo sorridente mentre il mio cuore scoppia d'angoscia e un prurito alle mani mi tortura!
Ieri ho raccontato del tuo post al mio compagno il quale ha detto che lui era "tranquillo".
Stamattina mi ha raccontato d'aver sognato che Juliette era caduta dal 5 piano ma su qualcosa di morbido...

Solimano ha detto...

Gli incubi veri si hanno da svegli, perché la vita reale può essere asperrima (persone, affetti, malattie, necessità primarie), e con un incubo vero non c'è risveglio che tenga.
Punto a capo e lo scrivo perché, se le cose vanno passabilmente, ricordiamoci di non porci falsi problemi, problemi da ricchi.

Di sogni ne ho trascritto centinaia, cercando di capire il perché e il percome, e non voglio tediarvi. L'osservazione più geniale, quella che ci aiuta tutti a capire, l'ho letta una volta, e credo che fosse di Freud: il sogno del laureato.
Un sogno ricorrente in cui si sogna con pieno coinvolgimento emotivo che non è vero che ci siamo laureati, o per un motivo o per l'altro: ci abbiamo provato ma c'è stato un intoppo, e cerchiamo di far credere che tutto sia a posto, ma quel pezzo di carta non ce l'abbiamo.
Fin qua passi, l'osservazione geniale è che chi ha avuto veramente un intoppo che gli ha impedito di laurearsi magari a pochi esami dalla tesi, questo sogno non lo fa (e ne avrebbe il motivo). Fa altri tipi di sogni.
Dopo tanti ragionamenti e ponzamenti su quel che dicono Jung e Freud (cose diverse ma complementari), sono convinto della grande utilità dei sogni e li vedo come una manutenzione periodica, una lubrificazione, una evidenziazione dei punti di attrito che servono non per i ragionamenti che ci facciamo su da svegli, ma proprio per fare in modo che il nostro cervello si dia una sistemata come macchina cerebrale. Se non ci fosse, le cosiddette attività cerebrali superiori si svolgerebbero con minore efficacia. Mi rendo conto che è una visione più hardware che software, ma un hardware che utilizza spesso le possibilità di retroazione, e gli studi confermano che le sinapsi contano più del numero delle cellule. Una cosa strana è che molti, da svegli, non si accorgono di come le retroazioni sono indispensabili ad esempio per una comunicazione corretta, non nevrotica: già il fatto di sapere che esistono permette di essere meno asseverativi e definitori oppure accondiscendenti (che a volte è peggio).
Senza retroazioni non esiste il può darsi, che è molto più della comoda tolleranza che tutti dichiarano di praticare. Comoda perché in sostanza dice: parla parla, ma di quello che tu dici non mi può fregare di meno.

grazie Màz e saludos
Solimano

Silvia ha detto...

Bell'analisi dell'attività onirica Solimano. Peccato che io non ne ricordi uno. Poi sognerò anch'io, presumo. Ma servono altrettanto i sogni quando non se ne ha memoria alcuna? Quando mi addormento ho come la sensazione di finire dentro un buco nero, ovattato e caldo, ma senza storia. Lo faccio con piacere perchè so che mi riposerò, ma ho sempre la percezione di schiacciare un interruttore. E questo a volte mi crea disagio da discontinuità col vissuto.

mazapegul ha detto...

Solimano: il sogno del laureato, o della maturita', l'ho fatto un milione di volte. Si tratta di un "sogno da ricchi", vero; ma i sogni non ce li scegliamo (forse, non son sicuro...). In un mio sogno di laureato, mi veniva chiesto di sostenere un esame di biologia. "Ma io non so niente di biologia," pensavo tra me e me, "come cavolo faccio a passare 'sto esame?"
Mi piace la tua analisi del sogno. Da qualche parte holetto un'ipotesi non troppo dissimile: i sogni rinforzano parti dell'"hardware" (se ha senso distinguere hardware e software nel cervello, cio' di cui dubito un po'). Nel senso che "fissano" alcunitipi di reazione in una memoria piu' stabile. Chissa'... A volte schiaccio un pisolo in ufficio, dopo aver fatto ore di conti. Puo' succedere che al risveglio i conti siano, nella mia mente, piu' consapevoli e ordinati.
Sabrina: dimmi cosa beve il tuo compagno prima di dormire (lo compro anch'io).
Silvia, Annarita, Amfortas: alcuni sogni, come questo, servono forse come una sorta di "controllo" sulla personalita'; uno sterzo. Jung riportava il caso del paziente che sognava di cadere scalando una montagna. "Fossi in lei non andrei ad arrampicare per un po'," gli consiglio'. Seppe dopo qualche settimana che il paziente in questione era precipitato durante un'ascesa. Non aveva dato retta al suo sterzo inconscio.
Maz

mazapegul ha detto...

PS Nella mitologia del Mazapègul c'è lo scherzo che gioca alle giovani ragazze. Di notte si siede sulla loro pancia così che, quando si svegliano, si sentono tutte indolenzite. Nel quadro di Fuessli (Night-mare: infatti c'è una cavalla notturna dietro la tenda) l'incubo della fanciulla è un peloso nanerottolo che guarda il pittore con aria incazzereccia.
Ebbene sì, ai Mazapegul non piace essere guardati. Il nano peloso, c'est moi.