giovedì 23 aprile 2009

Come scrivere bene

Ermione

Quando mi metto davanti alla tastiera, il cursore che lampeggia sulla pagina bianca, mi prende un senso di scoramento. Vorrei scrivere bene, benissimo, come e ancora più dei miei blogger preferiti. Scrivere addirittura come un vero scrittore, un bel post alla Mcewan....
Su internet tutto è possibile, ho pensato, anche imparare a scrivere bene: ho digitato su Google "come-scrivere-bene" ed ecco qua, i consigli di Umberto Eco.

1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.

2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.

3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.

4. Esprimiti siccome ti nutri.

5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.

6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.

7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.

8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.

9. Non generalizzare mai.

10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.

11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”

12. I paragoni sono come le frasi fatte.

13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).

14. Solo gli stronzi usano parole volgari.

15. Sii sempre più o meno specifico.

16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.

17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.

18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.

19. Metti, le virgole, al posto giusto.

20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso e! tacòn del buso.

22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.

23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?

24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.

25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.

26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.

27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!

28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.

29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.

30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.

31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).

32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.

33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.

34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.

35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.

36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.

37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.

38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competente cognitive del destinatario.

39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.

40. Una frase compiuta deve avere.

Questi consigli sono tratti da La bustina di minerva, Bompiani, 2000

12 commenti:

Silvia ha detto...

Ne azzecco un paio a darcene! Mi verrebbe da dire non scrivo più. Invece, così non sarà. Ognuno ha la sua croce da portare, anche voi:)
Se ogni tanto Eco si fosse fatto vedere in facoltà, forse adesso scriverei meglio. E' colpa sua se sono ridotta così.

sabrinamanca ha detto...

Che carino, sono dovuta arrivare sino al fà del numero 15 prima di rendermi conto del suo gioco!!!(starò abbondando in punti esclamativi o piuttosto dovrei eliminare la parentesi).
Ho appena imparato ad accentare il sì e a scrivere la E maiuscola accentata invece che apostrofata, (anche se quando sono su una tastiera francese sono costretta a farne a meno), quindi mi sembra d'avere molta strada da fare, ancora.

Barbara Cerquetti ha detto...

Nono, aspetta Sabrina!
Come si fa a fare la E maiuscola accentata? Sono anni che me lo chiedo!

Anonimo ha detto...

Prima reazione: quando ho visto l'elenco, mi è venuta voglia di fuggire. E' la mia tipica reazione quando mi trovo davanti delle istruzioni e delle regole. Il mio problema è: non le leggo perché non le capisco o non le capisco perché non le leggo? Quesito mai risolto.
Poi mi sono detta: è Elena che scrive quindi leggile e mi sono divertita molto anche se ho tardato un po' a capire.

sabrinamanca ha detto...

Barbara, su word c'è nei caratteri speciali e poi sotto c'è scritto anche che tasti devi usare oppure puoi impostare tu i tasti come credi; su splinder idem, mi pare. Qui su blogger temo che tu debba fare un copia incolla da internet, ad esempio, come ho fatto io ora.

È ciao ciao

Ermione ha detto...

Questa di Umerto Eco non è certo una sequela di "istruzioni su come imparare a scrivere"; non sarebbe da lui, che ha un'ironia ed un'autoironia notevoli. Bisogna andare avanti leggere i vari punti e, dopo un po', come hanno fatto Sabrina e Giulia, si capisce il gioco e si apprezza. Io l'ho trovato assolutamente splendido, come spesso sono le bustine di minerva di Eco.

Solimano ha detto...

Effettivamente, con questo brano di Umberto Eco, la prima volta che lo si legge si fatica a carburare.
Sabrina ha detto che si è accorta di quale fosse il suo gioco solo al numero 15. Non ricordo il mio numero, ma a me è successa la stessa cosa. Il che raddoppia il piacere, perché a quel punto si ricomincia a leggere il brano dall'inizio gustandolo ancora di più.
Stranamente una tale sensazione di piacere neuronale me la danno Oscar Wilde col suo capolavoro, L'importanza di chiamarsi Ernesto (che già nel titolo è un gioco) e Raymond Queneau con gli Esercizi di stile, ma ancor più con Zazie.
E' riduttivo parlare di umorismo: si tratta di continui cambiamenti dei punti di vista con cui si guarda la realtà, qualsiasi realtà.
Dimenticavo Gadda. Nel Pasticciaccio fa un esercizio di cui ha scritto benissimo Roscioni nella Disarmonia prestabilita (titolo che già dice tanto): ci sono dei capitoli in cui, senza avvertire il lettore, il narratore non è uno solo, ma cambia riga per riga, dal filosofo del Novecento al romanaccio di Piazza Vittorio. E Roscioni fa degli esempi con continue citazioni delle parole di Gadda.

grazie Elena e saludos
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

...effettivamente i puntini... non potrei...mai...farne a meno...

mazapegul ha detto...

Nel mio ultimo post ho violato almeno due delle quaranta regole, ma probabilmente sono di più.

annarita ha detto...

Ironico, ma sempre utile.
Barbara, il trucchetto per la E maiuscola accentata me lo ha insegnato mio marito: premi il tasto Alt e contemporanemanete sulla tastierina numerica premi 0200, poi lascia Alt.
È facilissimo. Salutissimi, Annarita.

Barbara Cerquetti ha detto...

È

FUNZIONAAAAAAAA!!!!!

Siete grandi!

È

Habanera ha detto...

Sottilissimo gioco di ironia.
Io ho cominciato ad aprire gli occhi alla seconda riga "Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario."
Adorabile Eco, come sempre.

Grazie, Elena
H.