venerdì 13 marzo 2009

"C'era tanta gente, soprattutto giovani"

Solimano


(Così scrivevo il 28 maggio 2003, mi condivido il 13 marzo 2009)

L'altro giorno, al Seminario di Cascina Costa Alta, ho scelto il gruppo "Comunicazione".
C'è stato chi ha reinventato le "Feste dell'Unità", chi ha detto che il 20% dei nostri soci non usa Internet, quindi anche il restante 80% deve adeguarsi e non usarlo, chi ha proposto catene umane molto simili alle piramidi finanziarie albanesi, però via e-mail, non via scafisti.

Finalmente uno ha detto: "E coi giovani, come facciamo?"
Attendevamo tutti da tre quarti d'ora, il resto era solo preriscaldamento. Ci siamo sentiti immediatamente in colpa, tutti. Di che? Della nostra carta di identità. Una signora quarantaduenne singhiozzava in un angolo. Un cinquantasettenne, che aveva appena utilizzato lo scivolo per la pensione di anzianità, ha fatto immediata autocritica.
"Abbiamo una grande meta davanti: fare del bene ai nostri figli!" ha detto un sessantenne buonista. "Ai nostri nipoti, i figli se ne fregano di noi", lo ha corretto una scettica sessantacinquenne.
"Dobbiamo adottare il loro linguaggio e le loro abitudini!" ha risolto un brianzolo in saecula saeculorum. Pensavo che conosco tanta gente, ma pusher di ecstasy no, per il momento. Alla fine abbiamo intravisto la meta: un tango resistenziale, con un bandierone arcobaleno.

Io ce l'ho la mia soluzione: fregarsene. Farsi i fatti propri. Indossare la propria età con l'aggiunta di un lieve rincoglionimento voluto. Inciampicare salendo nel bus, così ti cedono il posto. Dire "Eh?" quando ti chiedono qualcosa, così hai più tempo per pensare alla risposta che ti conviene.

A proposito di rincoglionimento. Ho fatto un patto di sangue con un mio amico, il più caro: ognuno dei due si è impegnato ad informare l'altro quando vede in lui sintomi crescenti di rincoglionimento (uno non se ne accorge da solo, se no che rincoglionito è?). Bene, da sei mesi io li noto quei sintomi nel mio amico, ma non ho cuore di dirglielo. Noto soprattutto che, quando dico qualcosa, mi guarda in modo strano, come per dirmi una cosa, ma non me la dice...

"Un quart d'heure avant sa mort, il était encore en vie": lo dicevano di Monsieur de La Palisse, ma non è lapalissiano.

Proviamoci, è divertente.

P.S. Le immagini.
In alto, un particolare delle "Tre età dell'uomo" di Tiziano (c. 1512) National Gallery of Scotland, Edinburgo.
A fianco, "Le tre età della donna e la morte" di Hans Baldung Grien (1539) Museo del Prado, Madrid.
In fondo, "Il teschio che ride", particolare di una delle tarsie eseguite da Giovanni da Verona fra il 1494 e il 1499 per la chiesa di Santa Maria in Organo di Verona.


9 commenti:

Roby ha detto...

Già, il teschio che ride.... o forse è solo la mancanza delle labbra e le orbite vuote a dare questa impressione?

Non mi riconosco in nessuna delle "tre età della donna": che devo fare?

Io ho fatto con mia figlia lo stesso patto che hai stretto tu col tuo amico, ma in senso univoco. Il risultato è che già da un po' mi accusa di essere rimbischerita...

Baciottonissimi

Roby

annarita ha detto...

Quoto in pieno Solimano e conocrdo con Roby, certi patti coi figli è meglio non farli. Mia figlia oltretutto mi ha fatto rilevare più di una volta che sono un'arzilla vecchietta, visto che sto per arrivare ai fatidici cinquanta. Io però non me ne curo, nella freschezza dei suoi 22 anni per lei è vecchio pure il fratello che ne compie trenta ;-)
Salutissimi.
P.S. Il consorte mi ha regalato il Nintendo DS con il Brain Training... la mia età cerebrale ha un'andamento sussultorio-ondulatorio che non mi piace per niente :-))

Barbara Cerquetti ha detto...

Secondo me mia mamma è più bella adesso che sta vicina ai sessanta di quando era giovane.
Ed ora mi è anche molto più simpatica.
Magari anche io da grande sarò migliore.

Anonimo ha detto...

Sono rancoroso nei confronti dei giovani, sempre.
Sono loro che devono arrivare a me, non io a loro, questo è poco ma sicuro.
Mi limito a questo commento categorico.
Ciao.

Anonimo ha detto...

Sono stata molto in mezzo ai giovani e non mi è mai dispiaciuto, l'importante è mantenere tutti la propria dignità: darla a loro e a te... Allora si dialoga davvero e a volte le cose che vengono fuori sono interessanti. E' vero che con loro uno può avere difficoltà, ma a volte ostentano una posa che si può smontare facilmente.Poi c'è giovane e giovane... Voi riuscite sempre a parlare facilmente con i coetanei?

Ermione ha detto...

Non mi vergongo affatto a dire che io da tempo mi levo gli anni; prima pochi, poi sempre di più, adesso credo di aver raggiunto un record. Detesto diventare vecchia, anzi credo che non sarò msi un' "anziana signora". Mai e po mai farei un patto scellerato come quello che hai fatto tu, Solimano, volto a denunciare i rincoglionimenti reciproci...ma poi mi sembra che, alla fine, anche voi avete trovato i vostri escamotages per fare finta di nulla.

Solimano ha detto...

Roby, a me quell'immagine mette allegria, Fra' Giovanni da Verona l'ha fatta apposta. Ti do un motivo, uno solo, per andare a Verona: le tarsie di Giovanni da Verona, uno degli artisti più grandi (e gradevoli) in assoluto che ci siano stati. Solo che pochi lo sanno perché, presumendo di sapere, molti pensano: le tarsie... carine... vabbè. Ne scriverò ancora e ti convincerò, pronto a rimborsare le spese di viaggio e soggiorno a te e al Signor Lupo. Giovanni da Verona era anche architetto: la chiesa di Santa Maria in Organo l'ha fatta lui, poi ha fatto le tarsie e in una ha messo proprio la chiesa. Era del giro di Leonardo da Vinci, Luca Pacioli, Piero della Francesca, mica brustulini.
Riguardo il rimbischerimento, consolati: c'è gente che rimbischerire non può, per la contraddizion che nol consente: nascono bischeri.
Annarita, sembra che cominciamo a perdere neuroni dall'età di quattordici anni, e la soluzione l'ha trovata un mio amico che non ho visto per anni. Gli dissi: "Hai perso un po' di capelli!" Rispose: "No, non li perdo, li conservo tutti in un vasetto". Io conservo i neuroni in una piccola damigiana in cantina: ogni tanto la guardo e mi do una fregatina alle mani.
Barbara, è bene ricordare cosa scrive Tolstoj nella prima pagina di Anna Karenina: che Dolly (la cognata di Anna) era una sfiorita donna di trent'anni. Sono cambiate le cose, in questi cent'anni. E che la terza età, da cui sei ben lungi, bimba mia, può essere l'età più bella perché è la più libera... a patto di non avere il mal di schiena.
Amfortas, è intollerabile soprattutto una cosa, nei giovani: l'invidia nei nostri riguardi, gran brutto vizio. I vasetti per i capelli e le damigiane per i neuroni non possono ancora permetterseli, quei poveretti. Basta che aspettino pazientemente, la dote ci sarà pure per loro.
Giulia, a mio avviso l'età più incomprensiva e presuntuosa è quella che dovrebbe essere la più bella: fra i trenta e i quaranta. Credono di aver capito tutto, ma la loro è una sintesi prematura: a quarant'anni e mezzo sbattono il grugno e vengono a più miti consigli.
Elena, gli anni che ti levi, fai come col vasetto e con la damigiana, conservali in un comodino, poi ci vorrà il comò.
Dissento vigorosamente dalla tua accusa di far finta di nulla. Facciamo finta di tutto, piuttosto, che è possibile se si è curiosi. Curiosi di tutto, anche dei fatti altrui, perché no?
Perché l'affermazione che il mondo è vuoto è infondata: il mondo è pieno di vuoto, cosa che non potrà mai capire chi ci accusa di nichilismo. E stavolta non scherzo, i fisici mi confortano.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

pensieri tristi e allegri: hjo detto all'amica più cara e al mio compagno, se mi viene l'alzhaimer supprimetemi senza alcun tentennamento. Mia madre non voleva mai dire la sua età e io la trovavo stupidina, ora se non faccio lostesso è solo per per quel ricordo!
cerco di ricordarmi come la pensavo quendo ero più giovane, le mie sensazioni, le mie emozioni, le mie ragioni. Cerco di ricordarmene perché ogni età ha la sua dignità e le sue ragioni.
Solimano, io quando vedo della gente che fa come te non ho alcuna pietà!!!!!!!!!!!!!!!

Anonimo ha detto...

La data di nascita mi dice che sono grande. Molto. A 48 anni suonati sono decisamente grande. Poi penso che va bene e che devo fare ancora tante cose e che temo che non avrò vita abbastanza per farle tutte. Credo che il non aver avuto figli mi abbia aiutata in tal senso; non ho mai varcato una soglia importante, non ho mai raggiunto quella tappa e il mio orologio mentale deve ancora essere messo a punto. E se l'orologio biologico va avanti inesorabile e le rughette attorno agli occhi e la pancetta me lo fanno capire in ogni modo, io passeggio con la stessa "leggerezza" dei vent'anni. A volte mi stupisco che i giovani mi ascoltino, che mi prendano ad esempio, sono stupita di questa responsabilità che non sento così vicina a me e penso che meriterebbero un mondo migliore, in cui anch'io dovrei farmi un mazzo tanto per aiutarci a cercare di capire. E quando penso che quando ero giovane io le cose erano migliori è il momento in cui mi sento vecchissima e finita. La nostalgia è un lusso della sfera intima e privata. Bisogna guardare avanti, sempre.
Per cui cerco di capire davvero cos'è un "trombamico" (soprattutto cos'è per loro) e di accettare che devo stare trà anche se sono fuori di testa. Hanno l'energia dei miei vent'anni e non hanno la mia esperienza. Insieme possiamo fare bellissime cose.
E comunque è vero: si è vivi fino a che non si è morti. E' un po' il mio motto.
Buona giornata:)