martedì 31 marzo 2009

Cam caminì cam caminì, spazzacamin, è allegro e felice, pensieri non ha.

Amfortas


Sabato scorso sono stato a vedere “Il piccolo spazzacamino”, opera in un atto di Benjamin Britten allestita alla Sala de Banfield Tripcovich di Trieste, che è la seconda parte di un divertimento per ragazzi, compreso in un lavoro di più ampio respiro intitolato Facciamo un’opera.
Britten considerava l’infanzia una specie di età dell’oro da preservare con cura nell’arco della vita, per trarne ispirazione e serenità.
In molte delle opere del compositore inglese i bambini hanno un ruolo importante, si pensi solo al Wozzeck e a The turn of the screw, ma questo spettacolo ha in realtà fini scopertamente didattici.
Il lavoro, infatti, è nato proprio per spiegare ai ragazzini il genere del melodramma e di questa attività artistica propone i temi fondamentali. Allo stesso tempo, affronta senza pesantezze e ridondanza il terribile problema del lavoro minorile, rappresentato in questo caso dalle vicende del bambino di nome Sem sfruttato per un lavoro pesante e rischioso.
Argomento attualissimo, quindi.
Questa esercitazione teatrale prevede un organico strumentale limitato (quartetto d’archi, pianoforte a quattro mani, percussioni), una scena fissa, che in questo caso è la sala di una casa padronale, e undici interpreti di età varia, bambini e adulti, oltre che un Coro di voci bianche.
L’opera si articola in un Prologo e tre scene.
Curioso e divertente, in particolare, proprio il prologo, in cui il direttore coinvolge il pubblico nell’azione, facendolo cantare alcune melodie che saranno poi riprese nello spettacolo dagli interpreti.
I bambini in sala, numerosissimi, si sono molto divertiti e hanno partecipato con grande gioia.
Dopo questa bella scena corale, l’azione entra nel vivo e si dipana attraverso diciotto pezzi chiusi (arie, cori, duetti, quartetti) che impegnano anche dal lato attoriale tutti i protagonisti.
Lo spettacolo è molto gradevole ed è un nuovo allestimento della Fondazione triestina.
Tutti sono stati all’altezza di questo lavoro che è stato accolto con trionfale entusiasmo da un pubblico straripante e giovanissimo, tra il quale spiccava il soddisfattissimo sovrintendente Giorgio Zanfagnin.
Personalmente, al di là dell’emozione che ho provato nel vedere questa sala piena di ragazzini, credo che spettacoli come quello di stasera siano la vera risposta a chi, stolidamente, continua a tagliare i fondi alla cultura, o peggio, nello specifico, vorrebbe destinare la Sala de Banfield ad altro uso.
A questo proposito si fanno varie ipotesi, la più inquietante è trasformare tutto in un bel posteggio a più piani. Scelta lungimirante, direi.
Una piccola notazione sui bambini, argomento sul quale non sono esperto.
Erano di età compresa, a occhio, tra i sette e i dieci anni.
Domanda facile.
Come facciamo a rovinarli tanto?

7 commenti:

annarita ha detto...

Risposta facile: lasciandoli troppo e spesso soli davanti alla televisione. Ce ne fossero di più di spettacoli come quello che hai descritto così bene, Quando vado all'Opera di Roma e vedo giovani e giovanissimi tra il pubblico, mi si allarga il cuore e penso che la nostra specie in fondo non sia in pericolo ;-)
Salutissimi, Annarita

Silvia ha detto...

Ho cominciato leggendo col sorriso sulle labbra, perch questa sera avete deciso di scrivere di belle cose e quindi leggo con piacere assai. Alla fine però il sorriso è sparito.
Io sono incavolata nera e sto usando un termine molto edicato e gentile che non rende affatto l'idea della nausea che mi pervade. Io sono profondamente nauseata da questo andazzo, da tutto. La cultura è l'unica salvezza e la stanno massacrando, polverizzando.
I bambini hanno ragione ad avercela con noi, gli stiamo consegnando un mondo che è peggio di una discarica.
Vorrei essere molto, molto ricca in questo caso.

Ermione ha detto...

I bambini di cui parli, Paolo, sono quelli con e per cui lavoro, quelli delle elementari, anzi primaria. Spesso li ho accompagnati al teatro, sia per ascoltare la musica sia, più spesso, per partecipare a spettacoli sullo stile di questo di Britten. Musica, canto, partecipazione fattiva del pubblico dei bambini; e sempre, dico sempre, ho assistito al loro entusiasmo, al loro rapimento, ho scrutato i loro volti affascinati da questa cosa splendida e diversa. Sì, poi crescono (già in V cominciano ad essere diversi, meno freschezza, meno entusiasmo)ed è un peccato non riuscire a riprendere quello che erano e che noi -scuola, TV, società, famiglia ecc- abbiamo distrutto.
Su Britten sono di una notevole ignoranza, grazie per avermi dato questa bella dritta.

Barbara Cerquetti ha detto...

Io sono d'accordo con Annarita.

E premetto che sono stata per anni una teledipente felice e appagata.
Io sono stata lasciata da sola di fronte alla televisione per anni interi, cosa che adesso non farei mai con i miei bambini.
Vediamo una marea di cartoni animati, intendiamoci, ma in DVD, senza pubblicità, senza signorine ammiccanti che reclamizzano sculettando questo o quel prodotto, senza sorprese.
Oppure nei canali Sky dedicati alla prima infanzia, ma sempre con qualche adulto.
Forse sono un po' talebana sull'argomento, ma per ora la penso così.

Quando arrivò "Non è la Rai" qualcosa in me si è rotto.

Non so se a cambiare sono stata io, o è stata la televisione, ma ho intrapreso un lungo viaggio che mi ha portato all'estremo opposto.

Sto aspettando ora la fase di sintesi hegeliana, se verrà.

Per inciso, quello che mi ha salvato, nei miei anni di teledipendenza, dal diventare una lobotomizzata con la bava alla bocca e i complessi d'inferiorità verso il mondo intero è stata la mia contemporanea passione per la lettura (e anche la musica rock ha fatto la sua parte), altrimenti a questo punto stavo ancora a chiedermi se Ridge e Brook avrebbero mai coronato il loro sogno d'amore.

Posso postare una filastrocca del mio adorato Roald Dahl? Posso, posso?

Barbara Cerquetti ha detto...

Perché un bambino sia bene educato
una cosa importante abbiamo imparato:
non permettete mai e poi MAI,
onde evitare un sacco di guai,
che il miserello se ne stia fermo
davanti a un qualche teleschermo.
Anzi, il consiglio più pertinente
sarebbe non istallare per niente
questi apparecchi che rendon cretini
sia i più grandi che i più piccini.
In tutte le case che abbiam visitato
c’era un bambino seduto impalato,
lo sguardo lustro, la bava alla bocca,
davanti a una buffa scatola sciocca.
Taluni possono stare per ore
Muti guardando il televisore.
Lo sguardo fisso, l’aria di allocchi,
fuor dalle orbite gli escono gli occhi,
(una volta abbiamo fatto un censimento:
ce n’eran venti e più sul pavimento!)
Seduti immoti, ipnotizzati,
come ubriachi paralizzati
con il cervello telelavato
in un massiccio telebucato.
È vero, signora, che tiene buoni
anche i bambini più birbaccioni,
che così noie più non le danno
e fuori dai piedi un po’ se ne stanno
mentre lei scola e condisce la pasta
o con le amiche gioca a canasta –
ma non si è mai fermata a pensare
a tutti i danni che può causare
una massiccia esposizione
ai raggi della televisione?
Non si è mai chiesta esattamente
che effetto esercita sulla mente
ingenua della sua creatura
quell’invenzione contronatura?
FA A TUTTI I SENSI L’ANESTESIA
UCCIDE TUTTA LA FANTASIA!
RIEMPIE LA MENTE DI PACCOTTIGLIA
E FA VENIRE GLI OCCHI DA TRIGLIA!
RENDE PASSIVI E CREDULONI,
ALLENTA IN BLOCCO ROTELLE E BULLONI
CHE IL CERVELLO FAN FUNZIONARE,
NON LASCIA PIU’ NULLA DA IMMAGINARE,
IL GUSTO PER LE FIABE ROVINA,
TUTTA LA TESTA RIDUCE IN PAPPINA!
A questo punto qualcuno dirà:
“Va bene, va bene, ma come si fa?
Se questo mostro di cui parlate
va eliminato con due pedate,
come faranno i nostri figlioli
a divertirsi, specie se soli?
Come passare una bella serata
senza la tele illuminata?”
Scordato avete la vostra storia?
Vi rinfreschiamo un po’ la memoria?
C’era una volta una grande avventura:
la consuetudine alla lettura!
Pieni di libri i comodini,
scaffali, tavoli ed anche lettini!
Tutti leggevano e il tempo volava,
e con il tempo la mente viaggiava:
storie di draghi, regine e pirati,
di navi e tesori ben sotterrati;
deserti, giungle e fitte foreste,
cannibali e indios a caccia di teste.
Paesi strani e luoghi mai visti,
malvagi, eroi, tipi buffi o tristi:
di spazio pei sogni ce n’era a iosa,
leggere era un’attività meravigliosa!
Racconti, favole, romanzi, fumetti,
volumi, tomi, libelli e libretti,
ce n’era gran scelta e varietà,
e tutti leggevano a volontà!
Se erano piccoli i bambini
qualcuno per loro leggeva i destini
di Biancaneve e la mela stregata,
e della Bella Addormentata.
Quanti bei libri, quanti piaceri
potevano scegliere i ragazzi di ieri!
Perciò vi preghiamo, fate i favore,
buttate in cortile il televisore!
Con uno scaffale riempite lo spazio
e pur se i ragazzi saranno uno strazio
per qualche giorno guardandovi male,
colmate di libri quello scaffale;
vedrete che poi, passata la crisi,
pian piano smettete di essere invisi:
per far qualcosa, per curiosità,
saranno colpiti dalla novità.
Sfogliando un libro quasi per caso
più non potranno staccarne il naso:
riscopriranno che grande diletto
è leggere un libro o un giornaletto!
Ci prenderanno tanta passione
che scorderanno la televisione;
i tempi in cui erano vittime inermi
del fascino truce dei teleschermi
un brutto sogno vi sembrerà
e ogni ragazzo grato sarà
a quelli che, con mossa sapiente,
l’han trasformato in TELEINDIPENDENTE!

Da “La Fabbrica di cioccolato”
Roald Dahl 1964

Amfortas ha detto...

Faccio un commento OT pure io :-)
Che avrà nella testa quel blogger di Splinder che mi manda da mesi l'invito ad essere suo "amico" e non ha mai ricevuto risposta?
Che sia anche lui una vittima della TV?
Oggi ha deciso di mandarmi 9 inviti.
Lo so che sono irresistibile, però che cazzo!
Questo tipo ha 1128 "amici" e io dovrei essere uno dei tanti???
No, no, o sono l'unico o niente!
P.S.
Solimano sostiene che dico paarolacce, ma non è vero.

Solimano ha detto...

Amfortas, sui fondi alla cultura non ho competenza per quello che riguarda l'opera lirica, a parte la mia convinzione che, se facessero un decoroso teatro viaggiante con opere che non richiedano masse né orchestrali né sul palcoscenico, da giugno a settembre sulla riviera romagnola farebbero i soldi, altro che sovvenzioni! Lo so che inorriderai, ma vedrei bene anche un trio violino/viola/flauto che fa un'ora al Bagno Margherita e un'altra al Bagno Peppina e non musichette gastronomiche ma Haendel, Telemann, Bach, Haydin, Mozart. Non lo fanno e fanno male a non farlo, ci può essere serietà anche con mezzi modesti.
Conosco invece la situazione concertistica qui a Milano (sono andato per dieci anni a cinquanta concerti l'anno). Il problema grave è la frammentazione, la molteplicità delle iniziative sotto massa critica, di progetti tanto sgomitanti quanto velleitari. C'era una bellissima cosa a Milano, la domenica pomeriggio: "Musica del nostro tempo". Metà sala piena (1000 persone vuol dire, alla sala Grande del Conservatorio), è durata dieci anni e adesso non c'è più, per invidie e gelosie. Il pubblico ci sarebbe, se non c'è lo si può costruire (che rimanga fra noi, la musica è bella), ma non con la gara di corsa di iniziative sotto massa critica alla caccia di sovvenzioni.

Il guaio vero della TV è che uno strumento che ingenera passività anche in chi non sarebbe passivo. Internet è molto meglio, perché chi è attivo in rete sceglie, va, tralascia. Però il problema dei bambini esiste, non gli si può stare sempre accanto: l'unica strada la vedo sui canali a pagamento, o su un servizio pubblico che finanzi col canone programmi specializzati. Però, meglio giocare in cortile, meglio i burattini di una volta che la TV, perché oltretutto, non stanno insieme ad altri bambini mentre la guardano. Mi fa senso, pensare ad un bambini picolo e solo davanti ad uno schermo TV, ha ragione il drastico Màz.

Sui collezionisti di amici Splinderiani, io, Bloggheriano, avevo proposto il sono nemico di Gigi e mi ha scelto come nemico Katia: cosa si fa, per non tirar su quattro commenti? I primi tempi arrivavano con: ti ho linkato, linkami. Però ho fatto carriera, ieri mi ha scritto uno non col solito Ciao Solimano, ma chiamandomi Spettabile Redazione. Mi toccherà cambiare nickname, ho pensato, poi mi sono accorto che voleva solo che pubblicizzassi un suo video su YouTube.

grazie Amfortas e saludos
Solimano
P.S. Sì, le dici le parolacce, proprio come facevano i loggionisti di Parma, è da loro che le ho imparate. Si menavano anche, a volte.