lunedì 16 febbraio 2009

Sapiente uso della citazione operistica.

Amfortas

Questo post è l’elaborazione grottesca e forzata, ma a mio avviso non così peregrina, di un dialogo che ho sentito live qualche tempo fa.
Si parla, sempre a sproposito (non ci metto neanche il quasi, ormai) di violenza e di come difenderci ecc ecc.
Ecco, magari si dovrebbe cominciare…dall’inizio.


Nikita, ovvero l’inutil precauzione.

Sai, mia figlia ora ha tre anni, eppure è da molto tempo che parla quasi come una persona adulta.
Davvero?
Sì. Tieni conto che io ho cominciato a parlarle quando era ancora in grembo, quindi l’ho abituata a sentire, e di conseguenza ad imparare l’italiano.
Sì, capisco. Anch’io ho fatto così con mia figlia, ma nonostante abbia anche lei tre anni, insomma, non è che si possa dire propriamente che parli.
Non so, fatto sta che l’altro giorno la maestra mi ha detto che è evidente che Nikita è superiore alle altre sue coetanee. È molto più indipendente, più riflessiva, quasi aggressiva, se capisci quello che voglio dire.
Aggressiva Nikita? Che strano…con un nome così dolce…
Sai cos’è? È che noi, ad esempio, abbiamo voluto abituarla subito anche agli animali, che adoriamo quanto lei.
In che senso?
Voglio dire, sai che noi abbiamo sempre avuto dei cani, no? Bene, quando era piccola la facevamo dormire col nostro rottweiler, in maniera che lei s’abituasse alla Natura. Secondo me se un bambino si abitua a capire che deve rispettare e conoscere gli altri esseri viventi, matura in modo più consapevole. Per dire, Nikita conosce tutte le mie pellicce, sa benissimo che bestia è stata uccisa per ottenere quelle meraviglie!
Ah…
Certo! La conoscenza degli animali ha favorito la sua crescita per molte cose. Ti faccio un altro esempio: la vita e la morte. I genitori sono i primi e forse più importanti educatori. È meglio che già da ragazzini capiscano che tutto ha una fine. Pensa che mio marito una volta, eravamo a caccia, ha sparato ad un daino e l’ha sgozzato davanti a lei, dopo averlo impallinato. C’erano sangue ed interiora ovunque sai? Ovvio che ora, quando qualche suo compagno di scuola materna si mette a frignare perché gli scende po’ di sangue dal naso, o si sbuccia un ginocchio giocando, Nikita diventa aggressiva e cerchi di picchiarlo, no? Lei sa cos’è il dolore vero.
Capisco…
Comunque noi prendiamo, anzi abbiamo sempre preso le precauzioni giuste perché non si facesse male. Quando dormiva col rottweiler, per dire, uno dei due aveva sempre la museruola. Le armi che abbiamo in casa, mio marito le scarica sempre contro i gatti, prima di andare a dormire; non penserai mica che lasciamo cose tanto pericolose in giro no? Solo il fucile a pompa è sempre carico, perché è nascosto e lei non lo può trovare.
Beh…certo…il fucile a pompa…
Pensa che mio marito l’ha nascosto proprio sotto il semtex che gli è servito per scavare quella piccola galleria che porta al giardino. A chi può venire in mente di cercarlo lì? E poi sopra abbiamo appiccicato una targhetta con scritto “Miele”, così Nikita crede che sia il cibo per l’orso.
L’orso?
Sì, mio marito ha comprato un grizzly, non penserai mica che oggi bastino i cani per difenderci dai ladri rumeni vero? Lo lasciamo libero di notte, quando andiamo a dormire, così siamo tranquilli.
Ah, sì sì…
L’altro orso che avevamo l’abbiamo fatto uccidere proprio a Nikita, sai era molto malato, aveva mangiato tutto il miele in una volta sola, ‘sto ingordo!
Ah, e come l’ha ucciso?
Beh col fucile a pompa no? Ovvio. Non volevamo che soffrisse troppo, povero. Poi abbiamo invitato gli amici ed abbiamo fatto una mangiata che non hai un’idea! Mio marito l’ha scuoiato davanti alla piccola e le ha regalato la pelle, perché sai, lui la adora letteralmente, quella bambina. Aspetta che mi suona il cellulare.
Come? E quando? Quanti? Ho capito… sì sì vengo subito.
Tu non sai cos’è successo, Nikita è troppo intelligente, davvero. Pensa che era a casa con la nonna, è andata in cantina, ha letto miele sulla cassa di semtex, pensa, sa già leggere, l’ha aperta ed ha trovato il fucile a pompa. E tutto da sola! Poi ha sparato alla nonna, all’orso, a mio marito e ha detto: “Quanto sono cretini i miei genitori, nascondere il fucile sotto l’esplosivo, non sanno che è pericoloso?”
E non solo, quand’è arrivata la polizia ha ucciso tre, dico tre, poliziotti, prima di essere crivellata di colpi. L’ho sempre detto io, mia figlia è un fenomeno!
È…era, diciamo…
Per me non morirà mai guarda, la ricorderò per sempre. Ora devo andare, la polizia mi vuole interrogare, spero che siano gentili, accidenti! L’ultima volta che mi hanno fatto una contravvenzione perché sparavo ai piccioni, sono stati di uno scortese che non ti so dire…una cosa indegna, pensa che mi hanno addirittura sequestrato la balestra con la quale Nikita s’esercitava in giardino, mirando agli scoiattoli. E pensa che mica li lasciavamo lì eh? No no, la mia Nikita li scuoiava e poi li appendeva in cantina, uno vicino all’altro, come i negri che cercano lavoro all’ufficio di collocamento.
Scusa ma…
Hai ragione, non dovrebbero permettere che i negri lavorino qui, secondo me prima o poi ci faranno perdere il senso della nostra civiltà. Ora vado, ciao, stammi bene, cara amica mia. La prossima volta che ci vediamo però, lascia parlare anche un po’ me ok? Tu vuoi essere sempre al centro dell’attenzione, e non sta bene...è da queste cose che poi nascono liti e incomprensioni!


12 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie a chi (presumo Solimano) ha cambiato le foto.
Non so come mai la mia non si vedeva più dopo un po'.

Solimano ha detto...

Sì, ogni tanto c'era qualche problema, e allora ho messo due femme Nikita. La prima è un classico, ma a me piace di più quella in fondo, con Nikita che spara in cucina. Mi sembra più vicina al senso del post (ma Anne Parillaud è sempre un bel vedere, sparasse solo un po' meno).

grazie Amfortas e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

che paura, all'inizio ho creduto a un dialogo vero, per strada, fra due mammine in competizione.
Suppongo pero' che diverse cosucce citate nel dialogo avvengano per davvero, ahimé. Mia figlia dorme accanto alla lettiera dei nostri tre gatti solo per convincersi che in fondo, la vita è una merda. Non voglio che si illuda, sai!

Solimano ha detto...

Amfortas, a parte che forse hai messo troppe spezie e il post ti è uscito non truculento ma truculentissimo, il problema di non voler accorgeri della propria aggressività è sempre più grave. Il che dimostra l'indietro tutta di questi anni, perché i boy scout di Baden Powell, credo più di cent'anni fa sapevano benissimo che la propria aggressività va vista, punto primo e come punto secondo va incanalata verso obiettivi positivi, non repressa, perché si vendica e c'è il momento che hai le lacrime agli occhi per commozione amatoria, salvo che quindici minuti dopo picchi la nonna ottantenne. In rete poi non ne parliamo: uno va avanti a gné-gné per quindici giorni, poi si stufa e parte lo scazzo irrimediabile. Meglio un piccolo scazzo al giorno, come sembra che sia nell'imprinting tuo (e anche mio, non mi nascondo).

grazie Amfortas e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Anche io sono andata a rileggere la premessa per paura che fosse vero, perchè alla bimba che conosce gli animali dalle pellicce della mamma avevo già gli occhi fuori dalle orbite.
Anche se hai calcato la mano, purtroppo ci sono persone che hanno questo atteggiamento verso il mondo. La violenza è l'unico linguaggio che adottano e comprendono, oltre all'intolleranza per qualunque cosa non rientri perfettamente nel loro orticello. Brutto e pieno di cadaveri. Ma loro ci stanno benissimo! Nulla a che vedere con la lettiera per gatti di Sabrina:)

annarita ha detto...

Hai reso perfettamente l'idea, Amfortas. L'aggressività è il primo passo verso la violenza vera e propria, sin da piccoli. E nel mondo della scuola, ho già avuto modo di dirlo, è sconfortante vedere i risultati della cattiva educazione dei geniori attraverso i comportamenti dei figli. Chi ha speso una vita convinto di insegnare qualcosa di giusto e di utile, ora sente di averla sprecata. Che tristezza.
Salutissimi, Annarita

Anonimo ha detto...

Amfortas, tu hai raccontato una storia un po' paradossale. Bè, a scuola io ne ho sentite non di questa portata, ma alcune ugualmente agghiaccianti. Una volta, per esempio, i ragazzi parlavano di gatti e un ragazzo è uscito fuori dicendo che lui aveva sparato ad un gatto. Ti lascio immaginare la costernazione mia e di tutti i compagni. Ma lui imperterrito ha raccontato che c'era un gatto che continuava a miagolare su un terrazzo sotto casa sua. Suo nonno l'ha chiamato, gli ha messo un fucile da caccia in mano, lo ha guidato e gli ha fatto sparare: il gatto è rimasto secco... Lì per lì, ho pensato che raccontasse frottole per farsi bello anche perchè un compagno dietro ha detto: figo... e il freddo dentro di me è aumentato. Ho parlato poi col padre che bello bello mi ha detto: mio figlio deve imparare a difendersi, così l'abbiamo fatto cominciare con i gatti...
Con questo ragazzo io ho poi parlato a lungo e ti assicuro c'era una tristezza dentro di lui terribile... Eppure i genitori (10 anni fa) ragionavano così, figurati adesso.
Per questo dico che bisogna fare attenzione ai bambini...
Ciao,
Giulia

Barbara Cerquetti ha detto...

La storia del gatto di Giulia mi ha impressionato di più del racconto pulp...

Anonimo ha detto...

Mi scuso, ma per mancanza di tempo do una risposta cumulativa.
Agghiacciante la testimonianza di Giulia, davvero.
Per tutti gli altri: il pezzo è evidentemente forzato, ma l'ho fatto di proposito.
Forzati e terribili mi sembrano certi comportamenti dei genitori, certa maleducazione ostentata e quindi ho voluto renderli grotteschi.
I bambini, si sa, sono come spugne.
Si sa...si dovrebbe sapere, piuttosto.
Un carissimo saluto a tutti.

Anonimo ha detto...

Giulia ho il gelo nelle vene.

giulia ha detto...

Non bisogna avere il gelo nelle vene, ma parlare con i ragazzi anche come insegnanti, ristabilire un dialogo anche se dicono cose orrende come questa... Loro non sono impermeabili...Giulia

Anonimo ha detto...

Credo che il compito dell'insegnante sia proprio questo. Affrontare il "mostro", che per un medico può essere la malattia. E lo so che è proprio in casi come questi in cui bisogna lavorare di più. Il gelo non era riferito al povero animale ucciso,anche, ma alla motivazione e modalità per cui è stato freddato. Ogni forma di violenza mi sgomenta, se poi parte dai bambini mi spaventa ancora di più perchè penso a quanto il mondo li bistratti o nella migliore delle ipotesi li dimentichi. E loro sono il futuro.