lunedì 2 febbraio 2009

Epuloni e Lazzari, tutti insieme appassionatamente

Solimano

Maestro del Codex Aureus Epternacensis: Epulone e Lazzaro (part)
1035-40 Pergamena Nationalmuseum, Norimberga

Quelli di Gioventù Studentesca, la prima volta che ci si parlava, facevano una impressione strana. Sembrava che ti ascoltassero con attenzione, ma si capiva che avrebbero usato quello che dicevi come un trampolino per il loro tuffo, non come un argomento. La cosa più singolare era quando tu finivi di parlare, che non cominciavano subito a parlare loro, passavano alcuni lunghi secondi. E tu pensavi: "Che bello, discutere con uno che riflette!" No, andavano in magazzino dove avevano stivato in modo organizzato le risposte appropriate in caso di discussioni, ogni risposta con la sua etichetta, così avevano le risposte a tutto. Che si vuole di più?

Anni dopo, ho avuto modo di ascoltare Don Giussani per due ore in una riunione ristretta, una trentina di persone. Piccolo e brutto, prima che aprisse bocca non gli avresti dato due soldi, ma quando parlava, occorreva prendere le contromisure. Gli argomenti non erano granché -la solita storia della comunità cristiana in cui tutti hanno il loro posto, l'operaio e il professore, il medico e il finanziere, e le donne, che ci siano anche le donne, mi raccomando- ma c'era una forza un po' brutale nella sua personalità. Empatico eppure freddissimo. Dominante, soprattutto, e non accomodante.

La morte di Lazzaro

Ogni anno, per un ciclo di conferenze di tuttologia, Umberto Galimberti viene a Monza. Il teatro è pieno, ed alla fine c'è il giro delle domande. I ciellini si sono organizzati, perché per loro uno che dice quelle cose è sicuramente un amico di Astarotte e Farfarello, e quindi è necessario controbatterlo preparandosi prima. Non lasciano niente al caso, fanno domande in tre, ma non uno di seguito all'altro, sarebbe troppo scoperto. Un medico (il medico serve, guai se no), una professoressa, un economista (anche la Compagnia delle Opere serve, eccome). Parlano come macchinette ben oliate, Galimberti lo sa e li guarda negli occhi. Cinque minuti ciascuno, lui risponde con una frasetta. L'ultima volta, il tema era che noi siamo corpi animati, e la cosa non stava bene, al ciellino di turno. Galimberti gli ha risposto: "Che belle cose che ha detto, ma che farci, siamo mortali!" Ci rimangono un po' male e cominciano a prepararsi meglio per la prossima volta.

E' così bella, la comunità cristiana, con Epuloni e Lazzari tutti mischiati! Per ognuno, una risposta personalizzata (mi raccomando i medici, che non manchino i medici!). Forse anche i loro paradisi sono personalizzati: il paradiso degli Epuloni, quello dei Lazzari, dei medici, degli infermieri, delle professoresse, dei commercialisti...

La morte di Epulone

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Le risposte preconfezionate, microcosmi senza finestre e porte: sintomi d'allergia al pensiero altrui.
Ne resto sempre contrariata.
(ciao Solimano)
zena

Solimano ha detto...

Fossero solo i ciellini! Dobbiamo stare attenti noi stessi, perché delle abitudini consolidate non ci accorgiamo, entrano a far parte del nostro inconscio, come dice giustamente Laborit. Una forte e naturale curiosità e un frequente può darsi ci possono aiutare.

grazie Zena e saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Ci sara' una relazione etimologica tra "dubbio" e "doppio" ("due", quindi). Certamente c'e' tra "due" e "ambiguo", "ambizioso", "ambivalente".
I mono-crati (mono-teisti, monòtoni...) possono monopolizzare le discussioni, ma non riescono a parteciparvi veramente.

Anonimo ha detto...

Letta così, con un po' di disincanto, sembra che la riunione galimbertiana sia un po' il numero zero di una trasmissione televisiva di metà mattina.
C'è il prete, il filosofo, l'avvocato, una donna e un negro, tutti insieme appasionatamente appunto.
Ciao.

Solimano ha detto...

Màz, il rischio di essere monotòni, lo corriamo tutti, noi per primi. Il termometro è la nostra curiosità e soprattutto il piacere di essere sorpresi da qualche argomento che non avevamo mai sentito. Ma curiosità, sorpresa e soprattuto piacere (stranamente) non sono molto diffusi, la coazione a ripetere prevale spesso.

Non è così, Amfortas. Ho ironizzato un po' parlando di tuttologia, ma questi cicli di conferenze sono ben organizzati e molto seguiti. Umberto Galimberti parla per un'ora e mezzo, e a parte che è molto preparato, è un vero piacere ascoltarlo, perché è un maestro di oralità (arte difficile, scioccamente spregiata oggi, perché si crede che basti la tecnologia). Poi c'è una sessione di domande e risposte e finisce che si tira mezzanotte. I ciellini sanno che Galimberti (o Cacciari, ad esempio) sono molto ascoltati e fanno quei furbi giochini che ho descritto. Mi infastidiscono non per gli argomenti, ma perché non si mettono in gioco come persone, parlano in modo ciellinamente corretto. E mi diverto, quando vedo che Galimberti con una frasetta li stende.

grazie e saludos
Solimano