venerdì 20 febbraio 2009

Donne

Sgnapis

1522


Attivazione Rete nazIonAle aNtivioleNzA

E’ il numero verde di accoglienza e denuncia telefonica, del progetto nazionale antiviolenza “Arianna” a cui è stato ammesso da pochi giorni anche il Comune di Reggio Emilia assieme ad altri 27 comuni tra cui Bologna e Parma per la regione Emilia Romagna.

Le città pilota che hanno aderito al progetto dal 27 dicembre 2005 sono: Venezia, Bologna, Pescara, Napoli, Palermo, Prato, Cosenza, Isernia, Trieste, Ravenna, Nuoro, Potenza e le province di Genova, Ancona, Bari e Catania.
Sono territori con caratteristiche di eccellenza, territori complessi o dove non esistono servizi specializzati.

Nel 2008, dai dati forniti dalla Procura di RE, la violenza si è consumata principalmente tra le mura domestiche: 93 indagati per maltrattamenti, 41 dei quali extracomunitari, e 56 per violenza sessuale, di questi, 13 gli stranieri.
Nei primi due mesi del 2009, sono 6 gli indagati per violenza e 12 per maltrattamenti. Un dato in aumento, che denota però come sempre più donne trovano il coraggio di denunciare i propri aguzzini.
La “Casa delle donne” ha accolto l’anno scorso 208 donne in fuga da mariti violenti.

A parte episodi di violenza sessuale commessi da stranieri, sui quali i media riempiono testate e palinsesti, sappiamo che la violenza più diffusa è quella consumata in silenzio, nascosta dalle mura domestiche, inflitta da mariti, padri, parenti. La violenza e l'abuso non fanno distinzione di provenienza, colore della pelle, idioma, età, razza e religione. E' universale e spaventosamente diffusa.
A nulla sono serviti anni di rivendicazione sulla parità tra i sessi e la libertà di autodeterminazione. Se nella vita pubblica risultati sono stati ottenuti, tra le mura domestiche, ancora, si consuma una barbarie che non ha spiegazione con la sola differenza tra i sessi. Occorre capire, ma sopratutto agire e non avere paura. E non essere sordi e indifferenti a urla, botte e lividi. Perchè se è sacrosanto il detto: tra moglie e marito non mettere il dito, è anche vero che chiamare il 113 ove occorre, è un atto di civiltà.
Una donna per liberarsi dal giogo non deve sentirsi sola. Alla società spetta il compito di assisterla in ogni cosa possa essere utile perchè possa affermarsi il diritto ad una vita dignitosa.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Guardare dentro le nostre case, quelle italiane, guardare dentro noi stessi invece che scaricare le colpe sugli altri sempre, è molto difficile. Più facile indicare capri espiatori, più facile ma davvero un modo che dire strumentale è dire poco quando è la politica a farlo. E i problemi così aumento e si fanno sempre più drammatici.
Bene hai fatto a segnalare queste iniziative.
Un saluto
Giulia

Anonimo ha detto...

Io continuo a pensare che fintanto che ci sarà una differenza di forza fisica ( cioé per sempre, credo)purtroppo i piu' deboli soccomberanno. Le donne e i bambini per primi.
Avevo giurato che se avessi avuto una figlia, accanto ad un'educazione femminista, le avrei fatto frequentare dei corsi di difesa personale.Adesso che ho la figlia cerchero' di mantenere la promessa!

Anonimo ha detto...

Appunto Giulia, e non va bene. Sono stanca di vedere strumentalizzate delle informazioni per creare opinioni, muovere le masse da una parte all'altra e non risolvere i problemi veri. Per le donne tanto si è detto e fatto nel secolo scorso, ma sembra che siamo tornati indietro di decenni. Bisogna ricominciare da capo, soprattutto per chi ha delle figlie ora è il momento di alzare la guardia...

Come Sabrina che reputo madre attenta e premurosa. I corsi di autodifesa sempre più presenti sul terriotorio nazionale, e molto frequentati possono essere una piccola risoluzione contingente che personalmente vivo come una sconfitta. E' la logica del terrore e della difesa. Io vorrei, un mondo libero, in cui non dovrebbe essere necessario istruirsi come guerrieri. Vorrei potermi muovere e vivere e pensare liberamente senza vincoli di sesso, religione, cultura.
Detto così lo so che è molto bello e difficile, ma non utopico. Abbiamo abbandonato completamente il concetto di rispetto di noi stessi e degli altri, culturalmente e civilisticamente calpestato e ignorato. Secondo me occorre partire da questo, nelle scuole dell'infanzia in sù, nelle aziende, nei circoli di ritrovo, nelle manifestazioni. Partire a leggere la Costituzione per esempio, a tutti, perchè in molti non sanno nemmeno cos'è.

Buona serata:)

Solimano ha detto...

Su queste cose c'è un incredibile strabismo morale: la stessa persona che fa del bla bla su quello che succede per strada, si comporta in privato come quello con cui se la prende in pubblico.
Su questo argomento, una grande responsabilità ce l'hanno i mezzi di comunicazione e non solo la TV, ma i giornali. Secondo me voltano la testa dall'altra parte perché immaginano che i lettori siano infastiditi nel sentire cose del genere.
Faccio un altro esempio in cui la situazione è ripugnate: la pedofilia. Tutti gli addetti ai lavori sanno benissimo che la grande maggioranza dei casi di pedofilia si verificano all'interno del nucleo familiare, è così da sempre. Sarò distratto, ma provate voi a citarmi una sola inchiesta giornalistica sulla pedofilia nelle famiglie. La famiglia in Italia è sacra ed inviolabile, anche se vi si commettono nefandezze.
Riguardo al femminismo ho mie idee maturate con l'esperienza, e comunque discutibili, ma ci sono due temi in cui uomini e donne possono e devono essere completamente d'accordo: il tema della violenza ed il tema delle pari opportunità.

grazie Silvia e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

C'è molta ipocrisia Solimano e a farne le spese sono i più deboli. Ma se si fa cordone e si isola il mostro, se la società si assumesse le proprie responsabilità e si tirasse su le maniche le cose potrebbero cambiare.
I media...per carità! Strumenti del potere usati solo per spostare percentuali di voto. Noi non abbiamo informazione da molti anni...Problema sollevato a più riprese nelle varie campagne lettorali e mai voluto risolvere. DA TUTTI. C'è molto da fare ancora, per aprire la testa della gente. Occorre fare prevenzione non curare poi.

Barbara Cerquetti ha detto...

Io mi sono trovata a contatto con una situazione del genere solo una volta nella vita (per fortuna).
Era una mia amica più grande di me. Io ero una ragazzetta di circa diciotto anni, lei ne aveva venticinque ed era "fidanzata a casa", come si dice da queste parti. Ogni tanto notavo i lividi, e conoscendo il tipo immaginavo di cosa si trattasse. Non ho mai avuto il coraggio di parlarne seriamente con lei, ero troppo giovane, troppo timida e troppo in soggezione (non che questo mi giustifichi).
Però c'è una cosa che mi ha sempre colpito e che non mi sono mai spiegata.
Lei non ha mai parlato di lui con paura, con angoscia o sottomissione o tutti quei sentimenti che ci si può immaginare in queste situazioni.
Lei era appassionata, difendeva con forza l'indifendibile, giustificava a testa bassa quella che tutti definivano blandamente "irascibilità", insomma, gli era devota.
E per quanto riguardava tutte le cose negative, era certa di poterle cambiare. Definiva quel ragazzo viziato e manesco come "il suo fiore incolto".
Io per prenderla in giro dicevo che era un fiore di cactus.
Ci siamo perse di vista da anni, ma ancora oggi non riesco a spiegarmi questa cecità.
La paura l'avrei capita, il fervore no.

Anonimo ha detto...

Barbara cara, hai toccato un tasto dolente. Uno dei problemi principali è proprio questo. Le vittime spesso giustificano i loro aguzzini ecco perchè diventa difficile rendersi conto appieno della gravità del fenomeno. Non solo ne hanno paura, ma lo difendono, forti anche di una stupida presunzione che il loro amore possa cambiare le cose. Non è così. In questo caso è giusto affermare che sono vittime prima di loro stesse e di conseguenza del mondo intero.
A parer mio poi, esiste sotterranea ma ben presente ancora una strisciante convinzione per cui una donna dal proprio uomo deve tollerare qualunque cosa, in nome della famiglia, dell'amore, dei figli.

Sui bambini ci sarebbe da aprire una parentesi particolare. Inutile dire che sono le vittime preferite e le più indifese. Perchè mostri non origino altri mostri,i pedofili vanno assolutamente arginati. Non tollero una legge imperfetta che una volta scontata la pena si dimentica di loro. La cosa più evidente in questi tempi è la costante della recidività. Una cosa da prendere in esame al più presto.

mazapegul ha detto...

Io credo che la scarsa attenzione alla violenza in famiglia dipenda non solo da una sacralizzazione acritica della famiglia (sacralizzazione che comunque esiste), ma anche dalla recente categoria dell' "allarme sociale". I delitti commessi da mostri a noi sconosciuti creano piu' allarme, perche' tutti possiamo (per quanto improbabilmente) esserne vittime. La violenza in famiglia, pensano invece molti, riguarda "gli altri" o, quando riguarda noi, innesca una serie di sentimenti e ragionamenti molto complessi e ambivalenti -come avete benissimo detto.
Il punto di vista dell'istituzione e della societa' dovrebbe essere quello della difesa, senza se e ma, delle vittime attuali o potenziali della violenza. Ma questo ragionamento si scontra oggi con una dimensione privatissima e microscopica delle nostre vite, che la destra ha benissimo compreso, secondo cui cio' che avviene nella casa del vicino non deve riguardarci affatto.
I giovanissimi sono -temo- ancora piu' indifferenti a questo proposito del loro genitori. Sono un passo piu' in la'.

Anonimo ha detto...

Il problema giovani credo che sia di emergenza. Troppo si sente dire di adolescenti che in gruppo violentano coetanee.
La cosa mi spaventa e mi da raccapriccio e penso oltre alla futura donna rovinata ai futuri uomini che potranno diventare questi ragazzi. Qualunque cosa si stia facendo in tal senso è sempre poco, ma temo che non si stia facendo proprio niente.