lunedì 19 gennaio 2009

La verità sui fannulloni

Giuliano

Avevo un collega di vent'anni, molto appassionato di vela e di surf. Lavorando da chimico in un laboratorio chimico, non gli pareva vero di poter studiare colle, resine e vernici: ma doveva farlo di nascosto, nei ritagli di tempo, preferibilmente nel turno di notte quando nessuno viene a rompere (pardon, “a controllare”). Una volta me lo aveva anche detto chiaramente: “non vedo l’ora che arrivi la settimana prossima, quando ho il turno di notte, perché tra un po’ arriva la bella stagione e devo proprio fare quel test sulla resina per le tavole da surf.”
Ebbene, questo ragazzo qui – bravissimo e molto simpatico, oltre che intelligente – non solo faceva i suoi esperimenti tranquillamente, ma portava a termine senza problemi il lavoro di fabbrica e alla fine del suo turno lasciava il laboratorio che era uno specchio, tutto in ordine, la vetreria lavata e pulita, le bottiglie dei reagenti piene, una meraviglia. Quando arrivavo alla mattina alle sei a dargli il cambio, alla fine del suo turno di notte, ero tranquillissimo perché sapevo che c’era lui.
Altri colleghi, più amati e apprezzati in direzione, erano invece espertissimi in un’arte fondamentale: farsi vedere occupati quando c’è il Capo. A me questa cosa non è mai riuscita, io sono sempre stato specialista in un’altre Arte, quella di lavorare tanto e poi sedermi e aprire il giornale dieci secondi prima dell’ingresso del Capo. Inutile che vi racconti il marasma che molti di questi alacri colleghi lasciavano in laboratorio, a parte la puzza di fumo ovunque (in laboratorio fumare è vietatissimo da sempre, causa la presenza di sostanze volatili e infiammabili).
Che dire? Che queste cose le sappiamo tutti, meno le persone che dovrebbero saperlo. Se avessero beccato il mio amico surfista mentre si preparava le vernici e le resine, avrebbe rischiato il licenziamento in tronco; la stessa cosa rischiavo io di notte quando leggevo i trattati di chimica per sapere a cosa serviva il grasso di balena di cui si parla così tanto in “Moby Dick” di Melville, dove ne è descritta in dettaglio la lavorazione.
Detto per inciso, e solo per finire il post, anch’io non ho mai lasciato il laboratorio in disordine, ho compiuto veri miracoli durante il mio turno di notte (e anche di giorno), ho lasciato quaderni di appunti che sono serviti a gente che ha fatto carriera, - ma non gliene è mai fregato niente a nessuno. Io, in direzione, era ormai bollato come quello che stava sempre seduto a leggere il giornale.


7 commenti:

Roby ha detto...

Una standing ovation, un applauso e un triplo hurrà per Giuliano e per tutti i "fannulloni" meritevoli come lui!!!!! Magari serve a poco dirtelo, ma per me sei GRANDE!!!!

[;->>>]

Roby

Solimano ha detto...

Una osservazione preliminare: esiste il lecchinaggio, lo scodinzolamento attorno al capo, ma esiste anche una singolare arte da cui nessuno di noi è immune: il farsi del male da solo. Quindi essere bastiancontrario solo per il gusto di essere ritenuti dai bastiancontrari non è una grande soddisfazione.
La mia esperienza di lavoro è un po' diversa, per due motivi.
Il primo è che da noi il capo si sentiva, era molto presente, perché aveva pochi riporti e li conosceva bene uno per uno, era strettamente coinvolto nel lavoro del gruppo. In un certo senso, era nelle mani del gruppo.
La seconda è che noi lavoravamo per obiettivi, ci veniva assegnato un compito e quello che interessava era che l'obiettivo si raggiungesse nel tempo giusto, che veniva prefissato (una settimana, un mese, un anno). Il che voleva dire una cosa che per chi non ci è abituato è allucinante: siccome ognuno di noi ha dei pro e dei contro, paradossalmente succedeva che c'era chi quel certo obiettivo lo raggiungeva bene in una settimana, chi ci metteva un mese, e lo raggiungeva male. Ma visto dall'esterno, il secondo sembrava uno stakanovista ed il primo un lavativo.
E non credo che dipendesse, come molti credevano, dal fatto che la nostra azienda avesse un business del tutto particolare ma da un altro fatto: che generalmente in Italia si oscilla fra capi a potere assoluto e capi inesistenti e quindi la situazione è del tutto sgradevole: da una parte, lecchini a gogò, dall'altra fancazzisti impuniti. Così si vive male.
Però ci sono dei lavori in cui per il 90% dipendono da chi li svolge, ad esempio gli insegnanti, ma gli insegnanti incapaci e impreparati (ce ne sono, ce ne sono...)troveranno sempre mille motivi per dare la colpa al ministero, al preside, ai programmi, mentre il 90% dell'efficacia con gli allievi dipende da loro.
Bisogna dirla tutta.

grazie Giuliano e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Ho avuto due capi importanti: il primo era ottimo, non avevamo un grande feeling ma sapeva far lavorare bene tutti e a queste cose non badava, anzi probabilmente sarebbe andato a chiedere qualche dritta al surfista, perché anche lui aveva una piccola barca.
L'altro capo era del tipo peggiore, molte buone intenzioni ma del tutto incompetente...
Aggiungo che la mia esperienza di lavoro è molto diversa da quella di Solimano, io ero a un livello molto basso, in fabbrica. (sono sempre stato a un livello molto basso).

Con queste storielle mi sto solo divertendo e sfogando un po', sia ben chiaro... (siccome ne ho per un bel po', ogni tanto ve lo farò presente).

mazapegul ha detto...

Conosco esempi di quello che dice Giuliano: persone che presidiano il dipartimento in continuazione, e che finiscono con l'essere una maledizione, perché -non appena ti vedono- ti attaccano un lunghissimo bottone, visto che presidiano sì il uogo di lavoro, ma non hanno lavoro da fare (non così tanto, comunque). (Ci sono poi quelli che presidiano il dipartimento e lavorano come bestie).
Vi sono altri esempi dello stesso tipo. Magari ci torno su in un post ad hoc.

Ciao Giuliano, e complimenti!
Màz

Giuliano ha detto...

Per chiarezza, forse conviene dire che il laboratorio seguiva gli impianti e la fabbrica: per cui c'erano momenti di iperattività e altri di pausa. Era così, non si poteva fare altrimenti.
Gli analisti seri si regolavano sui momenti di pausa per fare ordine e pulizia, per tarare gli strumenti e i reagenti, eccetera. E nell'eccetera c'era spazio per leggersi un libro, o per fare quello che si voleva.

Habanera ha detto...

Che tu sia un fannullone, caro Giuliano, non lo crede nessuno.
Però, dimmi la verità, ci provavi gusto ad aprire il giornale proprio un attimo prima che entrasse il capo.
Magari ti davi da fare come un dannato, fino ad un attimo prima, proprio per ostentare una falsa fannullosità quando tutti gli altri si fingevano impegnatissimi.
Che tipo sei!
H.

Giuliano ha detto...

Cara Habanera, ce lo chiediamo al dottor Biribò? (mi dicono che sia in pensione, buon per lui).
Comunque grazie, in realtà la mia tendenza al fannullonismo e al barbonismo è molto alta...