giovedì 15 gennaio 2009

Brutalità salvifica

Solimano

Su la Repubblica di ieri c'era un articolo di Marco Politi intitolato: "Ratzinger cancella 50 anni di dialogo"
L'articolo riporta alcune dichiarazioni del rabbino capo di Venezia, Elio Enrico Richetti che se la prende soprattutto con la preghiera del Venerdì Santo nella versione voluta da papa Ratzinger, dove si esprime l'auspicio che il popolo ebraico possa riconoscere Cristo come "Salvatore di tutti gli uomini". Esponenti vaticani dichiarano che si tratta di una preghiera escatologica che non implica pressioni per una conversione.
Riporto dal vocabolario Palazzi-Folena il significato di escatologia:
Escatologia: ogni dottrina che riguardi il destino dell'uomo e dell'universo .
Quindi, non è una robetta da quattro soldi.
Il rabbino Richetti ha fatto una bella dichiarazione, che trascrivo:
"Se io ritengo, sia pure in chiave escatologica, che il mio vicino debba diventare come me per essere degno di salvezza, non rispetto la sua identità."
Ho apprezzato, anche se mi piacerebbe sapere se Richetti crede al popolo eletto, al peccato originale, alla colpa trasmessa ai discendenti e così via, perché non è come credere a Babbo Natale o alla Befana, ci sono state e ci sono delle conseguenze pratiche di queste credenze. Vorrei anche chiedere a Richetti come si comporterebbe nel caso che un non ebreo volesse aderire all'ebraismo, perché non mi è chiaro.
L'escludere è un verbo gemello dell'includere, e la domanda è: chi vi ha autorizzato a preoccuparvi per noi? Chi vi ha dato la patente?
Nel mese di luglio del 1989 feci un lungo viaggio nell'allora Jugoslavia e scrissi un sintetico diario, eccone un brano:

Self service sulla nave traghetto. Accanto a me c'è una donna. Circa quarant'anni. Un'aria esaltata. Dà consigli spirituali ad altre due donne, più giovani. Trasandate ed esaltate pure loro. La più giovane ha dei capelli ricci raccolti a coda di cavallo e dei grossi foruncoli in faccia.
Parlano di Medjugorje.
Attacco discorso con quella accanto a me. E' la quarantatreesima volta che fa lo stesso viaggio. Le dico che le converrebbe fermarcisi. Mi risponde che ci sta pensando. Poi mi dà dei consigli spirituali. Gli occhi le brillano di luce inquisitoria, di cupidigia irrefrenabile.
Non posso che ammirare la sua brutalità salvifica.
Il cassiere vede che stiamo parlando. Pensa che siamo insieme e fa un conto unico. "Un po' caro", penso. Pago e me ne vado. Vengo richiamato per la spartizione. Rimangono 50 lire in più che ho pagato io. "E' una Ave Maria", dice la donna.

Una donna così la posso anche comprendere, lei e le sue seguaci: la vita a volte è difficile e si cercano delle risposte. Più gente c'è che le condivide, più le risposte sono rassicuranti. Ma chi sa qualcosa, di fronte ad una frase come: "Non credo alla colpa dei progenitori, e soprattutto non credo all'espiazione da parte dei discendenti di una eventuale colpa dei progenitori", dovrebbe argomentare, se ha degli argomenti. Il punto vero è che una frase del genere non viene percepita dal credente come una argomentazione, ma come una bestemmia. Un salto di livello di cui è bene essere consapevoli e rendere consapevole l'interlocutore credente, nel suo e nel nostro interesse.

P.S. Le immagini. A fianco il Pantheon di Roma, dipinto da Giovanni Paolo Panini nel 1747 (127 x 97.8 cm), Cleveland Museum of Art. Il Pantheon venne costruito sotto l'imperatore Adriano fra il 125 e il 128. Era dedicato alla "totalità degli dei", dal greco τό πάνθειον. Nel settimo secolo il Pantheon fu trasformato in chiesa cristiana, col nome di Santa Maria ad Martyres.
Sotto, una immagine di Santa Maria La Blanca di Toledo. Costruita a partire dal 1180 da architetti e operai islamici come sinagoga per committenti ebrei, fu trasformata in seguito in chiesa cristiana.


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni volta che osservo queste persone così rapite dalla fede rimango interdetta nel toccare con mano quanto l'uomo ha bisogno di costanti risposte per vivere.
Come diceva questa sera la simpaticissima Margherita Hack per chi ha fede è molto più facile e tappa tutti i buchi.
In un ipotetico gioco della torre in cui saremmo, io agnostica, un cattolico, un musulmano e un ebreo e uno di loro a turno dovesse gettare qualcuno, vorrei sapere con chi mi salverei, se mi salverei.Io sarei l'unica senza verità, quindi la più lontana da loro, ma sarei per questo anche l'unica da convertire.
Credo che rimarrei sola molto presto a fare i conti coi miei dubbi e le limitazioni del genere umano.
Santa Maria La Blanca dev'essere una meraviglia.

Giuliano ha detto...

E' una bella riflessione. Ci sarebbero tante cose da dire, magari possiamo provare ad aggiungere qualcosa un po' alla volta, qui nei commenti.
Io per esempio sono cristiano perché ho letto il Vangelo, e sono cattolico perché c'è stato papa Roncalli, il Concilio Vaticano II con le sue aperture favolose, che purtroppo molti non hanno capito (a partire da Paolo VI, ahinoi).
Degli Ebrei ho sempre apprezzato una cosa: che non fanno proselitismo. E' una cosa ben strana, che li accomuna un po' ai Buddhisti, ma a me piace l'idea di dire "la Via è questa, se vuoi venire vieni, ma devi essere tu a muoverti."
D'altra parte, trovo commoventi i Testimoni di Geova che ti fermano per strada per parlarti di Dio: purtroppo, dicono un sacco di fesserie e la loro lettura della Bibbia è molto simile a quella della signora che leggeva Shakespeare nel racconto di James Thurber.
(ma qui mi fermo, passo a chi vuole continuare)

Roby ha detto...

Io mi limito a ripetere l'episodio della mia infanzia che ho già raccontato (credo) altre volte.
"Mamma" chiesi una sera, di ritorno dall'ennesima lezione di catechismo tenuta dal parroco "ma NOI come facciamo a sapere che la NOSTRA religione è quella GIUSTA?".
Purtroppo non ricordo la risposta, che -appunto per questo- non ritengo dovesse essere risolutiva.
Dal che deduco che neppure mia madre fosse una cristiana cattolica troppo convinta.

Adesso, comunque (saranno due anni il 25 febbraio), LEI SA DAVVERO che cosa c'è o non c'è "dall'altra parte": il problema è che non può più comunicarmelo. O forse -semplicemente- non vuole...?

Roby

Habanera ha detto...

Anni fa, quando vivevo a Roma, avevo un'amica (cattolica) che conviveva con un ebreo. Come quasi tutte le donne lei aspirava al matrimonio ma la cosa non era tanto semplice.
Se non ricordo male lei avrebbe dovuto convertirsi all'ebraismo ed impegnarsi anche per i futuri figli: tutti aderenti alla loro religione oppure nisba, niente matrimonio. Come se non bastasse la famiglia di lui si opponeva con forza alle nozze, anche in caso di conversione da parte di lei. Così, per principio.
In seguito ho saputo che hanno avuto dei figli ma dubito che si siano mai sposati, troppe complicazioni.
H.

Solimano ha detto...

Ciò che dice Habanera è verissimo. Gli ebrei si comportano ancor oggi in quel modo, creando barriere di ogni tipo all'inclusione di chi ebreo non è. E' un modo del tutto arcaico che farebbero bene a dismettere. Su questa connessione stretta dell'etnia con la religione va manifestato con chiarezza il proprio pensiero: a me non piace e la trovo dannosa per tanti motivi concreti, anche oggi. Credo che il cordone ombelicale con la arcaica storia del popolo eletto (perché si tratta di una vecchia balla, niente più) vada tagliato con risolutezza, senza farsi condizionare dalle affermazioni alogiche di chi non vuol discendere da pulpiti storici.
La cosa curiosa è che c'è tollerenza su ragionamenti tipo quello che ho appena fatto se questi ragionamenti li fanno Proust o Richler o Woody Allen, mentre un Gentile queste cose non le dovrebbe dire.
Basta basta basta, nell'interesse di tutti.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Ricordo un collega che voleva sposare una ragazza cubana, atea e non battezzata, che non sapeva nulla della religione. Raccontava di interminabili sedute e attese in Arcivescovado, con discussioni ancora più estenuanti di quelle per avere i permessi di soggiorno...

Solimano ha detto...

Ma la cosa più incredibile non è credere ad un dio solo, perché ci può stare: un dio solo è più semplice di tanti dei, anche se la stelle e le costellazioni sono tantissime ed ognuna si fa i fatti suoi (senza sapere che se li sta facendo), non curandosi di Andromeda o Cassiopea e tanto meno di quel rompiscatole di Orione (che imperversa), come diceva l'Abate Parini).
La cosa incredibile è che si fanno un dio a loro immagine e somiglianza: invido, incazzoso, severo, che manda gli scolarini dietro la lavagna o in cantina, che predilige solo quelli che gli danno retta, agli altri non dà né passaporto né carta d'identità, e se non gli credono come minimo sono pigri e superficiali, che vengano accompagnati dai genitori etc etc.
Per cui, quel ciarlatano geniale di Jung ancora una volta può darsi che abbia ragione, col suo: "Può darsi che Dio ci sia, ma non è detto che sia buono". Un dio permalosissimo, con forti crisi d'identità: se fosse contento di se stesso non se la prenderebbe se qualcuno non l'avesse in nota.
Verso chi non crede c'è al tempo stesso timore e mancanza di rispetto (ti rispettano solo se dici qualcosa che gli fa comodo), altri segni di insicurezza.
Darwin ha scritto l'"Evoluzione della specie" più di centocinquant'anni fa e non è passato mese o anno che ci abbiano provato ad infirmarne la validità, ogni mese od anno con argomento diverso (visto che quello precedente non funzionava) e ancora non smettono. Ci vuol tanto a dire: "Tutto conferma che Darwin aveva ragione"?. Se glielo dici tirano fuori il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce, ma che facciamo, usiamo la ragione solo quando ci fa comodo? Sembra caricaturale, ma non lo è, purtroppo.

saludos
Solimano