domenica 4 gennaio 2009

Biciclette

zena

Sole, oggi.
Così ambiguo da far dire ai vecchi che sta cuocendo altra neve, eppure abbastanza tentatore da chiamare fuori.
In bicicletta, magari.
Nonostante un freddo che ridisegna i confini senza incertezze nebbiose.
E la crosta di ghiaccio lucido, ai lati della strada.

Ci sono case anni ’50, ai bordi della Provinciale.
Alcune con gli zoccoli di marmo ad arlecchino, e il gioco di un volume sfalsato a dare movimento alla facciata. Balcone in muratura appeso a due colonne dipinte a finto marmo.
Stile geometra, insomma, si dice qui da noi.

Sul portone di una di queste case una signora, molto anziana e corpulenta, sta inforcando la bicicletta.
Il marito è alle spalle.
Si salutano, ma l’uomo non rientra: ferma la moglie con un richiamo, poi la raggiunge, le rialza il bavero del cappotto e le sistema i capelli.
La signora, zigzagando pericolosa, è ora sulla pista ciclabile.

Ferma al semaforo, mi rubo la scena e mi dico che forse c’è speranza, se restano questi gesti: semplici come i rami degli alberi e sufficienti a fare casa (o nido).

Buon anno, amici di Stanze all’aria.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Se rimangono vivi questi gesti semplici ma densi di significati che trovano radici in un rapporto profondo e tenero, credo davvero che ci sia speranza. Io ci credo, perchè se ci guardiamo intorno, si trova gente come quella che hai descritto, gente che come te sa guardare come fosse sempre un nuovo giorno paesaggi che forse sono conosciuti, ma che rinascono nelle tue parole e nel tuo sguardo.
Un abbraccio e grazie,
Giulia

Roby ha detto...

Questa è quella che si chiama una vera "fotografia"!

Quasi non mi sono accorta, Zena, che il tuo post non fosse "illustrato". Perchè la signora anziana, il marito e la bicicletta si "vedono" benissimo.

Baciotti

Roby

zena ha detto...

Ciao Giulia, ciao Roby...
Mi è piaciuto fissare questa immagine perchè aveva una sua tenerezza senza parole.

I viaggi a tempo lento regalano queste 'apparizioni'.

Oggi due oche, ad esempio, che facevano una sorta di danza del ventre per scuotere, dalle ali, la neve caduta dai rami dell'albero sotto il quale sostavano:)
zena

Solimano ha detto...

Gesti semplici, fatti prima che pensati, non per abitudine gestuale, ma per un habitus interiore di disponibilità (parola piccola solo in apparenza) che cambia gesto a seconda della situazione, con naturalezza. Un gesto situazionista direbberò i sopracciò che insalatizzano anche l'insalata.
E' come andare in bicicletta, che è più difficile l'equilibrio se si cerca di stare surplace ad un semaforo, ma quando vai, vai.
Consiglio a tutti la Danimarca -o certa Germania- d'inverno. Quanti in bicicletta! Hanno le piste ciclabili che noi non abbiamo, ma risolti i problemi veri (le mani e le orecchie) lo fanno allegrissimi, non per strani ecologismi di sofferenza.
Da noi, qui a Monza, le biciclette le rubano: trent'anni fa non lo facevano e vorrei capire il motivo. Non è semplice, sto cominciando a pensare che sia un furto di sfregio, così, tanto per sfregiare.

grazie Zena e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Però va anche detto che andare in bici a Mantova, a Rimini, a Ferrara, ad Amsterdam o a Copenaghen è molto più facile che farlo a Roma, o in Umbria (freddo polare a parte): è tutto in piano...
Milano andrebbe benissimo per le biciclette, e penso anche Monza. E qui si inserisce il discorso di Solimano: un problema di civiltà.

Anonimo ha detto...

Io mi appiattisco sul commento di Roby, davvero centrato, anch'io ho avuto questa sensazione di vedere la scena.
A Trieste la bicicletta è improponibile, sia per il traffico sia per le tante salite.
Va un po' meglio qui sul Carso, dove abito io, ma ci vuole il fisico anche in pianura...
Ciao !

zena ha detto...

Credo che, nella fretta e nella velocità, non resti spesso il tempo per fermare l'attenzione sui gesti, non quelli eclatanti, ma quelli più nascosti e quotidiani, spesso capaci di 'dire' e 'contenere', in eguale misura, affetti, abitudini, saperi.
Avevo uno zio che vendeva stoffe: il colpo del polso con cui sciorinava una tela era un racconto, ma anche lo era l'affettuoso passaggio di supervisione con cui mia madre raddrizzava la cravatta di mio padre.
E i modi di salire in bicicletta, poi...: son lì a dire impaccio, baldanza, piglio sportivo, spericolatezza.
Solimano, Giuliano, Amfortas: qui da noi c'è un bellissimo argine panoramico, da tenere presente per la prossima primavera:)
Un saluto a tutti
z.

Habanera ha detto...

Ho letto il post, poi ho iniziato a leggere i commenti e solo in quel momento mi sono resa conto che non c'era un'immagine.
Avevo già visto tutto: il sole pallido e ambiguo, la crosta di ghiaccio lucido, le casette stile geometra, pretenziose ed ingenue.
Avevo visto il gesto protettivo, avvertito l'ansia affettuosa, quel voler quasi trattenere...
Ci credo, sì, in questi piccoli gesti che valgono più di un diamante da 10 carati.
Casa, nido, calore... non sono cose che si possono comprare.
Si costruiscono nel tempo, con tanti piccoli gesti quotidiani.

Un bacio, Zena
H.

mazapegul ha detto...

"le rialza il bavero del cappotto e le sistema i capelli": un gesto, dice giustamente Solimano, di disponibilità; ben colto come bene espresso.

Ne metto a commento uno frutto d'invenzione, ma comunque efficace:

"e padron 'Ntoni, indovinando che la nuora dovesse avere la bocca amara, le pagò due centesimi di acqua col limone. "

PS sulle biciclette: se trovo quello che ha rubato il sellino della bici che tengo in dipartimento a Bologna...!