Giulia
Solimano ha ragione a dire che bisogna guardare “il nazista che è in noi”. del resto è per me l’unico modo per cercare di non farlo prevalere.
Ma tempo fa ho letto un libro che mi ha un po’ confortata sulla nostra storia evolutiva. il libro è di Frans de Wall “La scimmia che siamo” (ed. Garzanti).
Noi umani siamo soliti paragonarci agli animali quando commettiamo qualche atto fortemente aggressivo. Consideriamo, invece, “umano” un animale che si comporta in modo generoso e altruistico. Un episodio di cui hanno parlato molto i media americana è, per esempio quello della gorilla di 8 anni che allo zoo Brookfield di Chigago nel 1996 salvò un bambino caduto nel recinto dei primati; lo raccolse lo portò al sicuro, poi sedette sul ceppo in un torrente cullando il bambino e dandogli colpetti di incoraggiamento sulla schiena prima di portarlo ai guardiani.
Questo semplice gesto di solidarietà fu ripreso e trasmesso in tutto il mondo che naturalmente si commosse.
In realtà Frans de Wall nel suo libro ci dice che questo non era un gesto straordinario, il suo era un impulso del tutto naturale.
Quando si parla della nostra discendenza dai primati si pensa sempre allo scimpanzé, il cui comportamento gli scienziati hanno studiato fin dal secolo XVII. E’ proprio pensando a loro, al loro comportamento aggressivo e gerarchico che si è definito “naturale” l’equivalente comportamento dell’uomo. Prendere il potere sopraffacendo gli altri ed essere sempre in guerra, secondo alcuni scienziati, è il nostro destino biologico. Ed in effetti, se ci guardiamo intorno, non possiamo che convenirne. Ma l’autore ci segnala che oltre allo scimpanzé abbiamo un altro parente stretto, il bonobo. La solidarietà e l’empatia, il risolvere i conflitti in modo pacifico e spesso usando la sessualità secondo l’autore, sono, invece, impulsi testimoniati dal comportamento dei nostri parenti primati: il bonobo, una scimmia antropomorfa, vicina a noi quanto gli scimpanzé.
La nostra natura è, quindi, il risultato di un matrimonio tra i due.
Noi siamo tutte e due le cose e questi due lati corrispondono alle caratteristiche dei nostri due parenti più stretti ancora viventi.
Tutti e soprattutto quelli che sono al potere dovrebbero leggere questo libro e scoprirebbero che la guerra non è inevitabile, basta tirar fuori il bonobo che è in noi non lo scimpanzè.
Racconta l’etologo: “Fui testimone di un alterco di scarsa importanza a proposito di una scatola di cartone, in cui un maschio e una femmina bonobo si rincorsero e si presero a pugni fino a quando, tutt’a un tratto la lite finì e si misero a fare l’amore!”
Quale testimonianza più chiara di quello che molti dicevano(forse discendenti diretti del Bonobo e non dello scimpanzé) : “Non fate la guerra fate l’amore”.
Ma tempo fa ho letto un libro che mi ha un po’ confortata sulla nostra storia evolutiva. il libro è di Frans de Wall “La scimmia che siamo” (ed. Garzanti).
Noi umani siamo soliti paragonarci agli animali quando commettiamo qualche atto fortemente aggressivo. Consideriamo, invece, “umano” un animale che si comporta in modo generoso e altruistico. Un episodio di cui hanno parlato molto i media americana è, per esempio quello della gorilla di 8 anni che allo zoo Brookfield di Chigago nel 1996 salvò un bambino caduto nel recinto dei primati; lo raccolse lo portò al sicuro, poi sedette sul ceppo in un torrente cullando il bambino e dandogli colpetti di incoraggiamento sulla schiena prima di portarlo ai guardiani.
Questo semplice gesto di solidarietà fu ripreso e trasmesso in tutto il mondo che naturalmente si commosse.
In realtà Frans de Wall nel suo libro ci dice che questo non era un gesto straordinario, il suo era un impulso del tutto naturale.
Quando si parla della nostra discendenza dai primati si pensa sempre allo scimpanzé, il cui comportamento gli scienziati hanno studiato fin dal secolo XVII. E’ proprio pensando a loro, al loro comportamento aggressivo e gerarchico che si è definito “naturale” l’equivalente comportamento dell’uomo. Prendere il potere sopraffacendo gli altri ed essere sempre in guerra, secondo alcuni scienziati, è il nostro destino biologico. Ed in effetti, se ci guardiamo intorno, non possiamo che convenirne. Ma l’autore ci segnala che oltre allo scimpanzé abbiamo un altro parente stretto, il bonobo. La solidarietà e l’empatia, il risolvere i conflitti in modo pacifico e spesso usando la sessualità secondo l’autore, sono, invece, impulsi testimoniati dal comportamento dei nostri parenti primati: il bonobo, una scimmia antropomorfa, vicina a noi quanto gli scimpanzé.
La nostra natura è, quindi, il risultato di un matrimonio tra i due.
Noi siamo tutte e due le cose e questi due lati corrispondono alle caratteristiche dei nostri due parenti più stretti ancora viventi.
Tutti e soprattutto quelli che sono al potere dovrebbero leggere questo libro e scoprirebbero che la guerra non è inevitabile, basta tirar fuori il bonobo che è in noi non lo scimpanzè.
Racconta l’etologo: “Fui testimone di un alterco di scarsa importanza a proposito di una scatola di cartone, in cui un maschio e una femmina bonobo si rincorsero e si presero a pugni fino a quando, tutt’a un tratto la lite finì e si misero a fare l’amore!”
Quale testimonianza più chiara di quello che molti dicevano(forse discendenti diretti del Bonobo e non dello scimpanzé) : “Non fate la guerra fate l’amore”.
5 commenti:
Non sapevo nulla del bonobo, quindi il post di Giulia mi ha senza dubbio insegnato qualcosa: e di ciò la ringrazio con affetto!!!
Che tenero il piccolo scimpanzè (o bonobo) in braccio alla mamma!!!
Lo so, sarà solo istinto primordiale: però è così dolce...
Baciotti
Roby
E' un bel libro, di qualche anno fa. So che poi hanno cominciato a studiare severamente i bonobo, ma ad un certo punto non capivano più se il loro comportamento dipendeva dall'essere in un parco-zoo, oppure se quando sono liberi..
Insomma, hanno fatto un bel po' di confusione. Da quel che ne ho capito io, i bonobo sono davvero come noi, e ognuno di loro ha una personalità precisa.
Vi vedo un po' politicamente corretti...
Per me il discorso è più semplice: la sopravvivenza del più adatto. In certi casi il più adatto è stato quello che individualmente si fa rispettare, in altri casi i fattori di affettività, coesivi nel gruppo, hanno consentito che dei gruppi andassero avanti perché più vincoli rispetto ad altri gruppi più sparpagliati.
Dicono, non so in base a che cosa, che il branco umano primigenio fosse di ottanta individui ( chissà perché non settantanove...).
Senza nessun genere di finalità nell'evoluzione della specie: succede e basta.
Una volta raccontai ad una mia amica il perché qui e perché là evolutivo, e pensavo di essere stato molto convincente, e lei, furba come una gatta furba, mi rispose: "Mi hai convinto, sull'evoluzione. Ma io non discendo da una scimmia, ma da una pianta. Una pianta di arance".
Tutte le scuse sono buone per ripristinare storie vecchie ed infondate (e pericolose).
Però io scelgo il gorilla, come mio antenato, perché lo scimpanzè è troppo agitato e il bonobo sarà più buonomo, ma ha l'aria un po' sfigata...
Consiglio un libro serio ed impegnativo: "L'orologiaio cieco" di Dawkins. Le pagine in cui racconta la lotta evolutiva fra pipistrelli (che si dotano di radar) e farfalle notturne (che si dotano di antiradar) sono scientificamente perfette e divertentissime.
grazie e saluti
Solimano
Solimano, come aspetto fisico io e te siamo due oranghi, però con le braccia corte.
Giuliano Ferrara è un gorilla.
(E' un bel giochino e lo faccio spesso, però bisogna essere un po' esperti in simie).
Comunque sia, a giudicare dal DNA siamo molto più vicini agli scimpanzé, sia Cita che Bonobo.
I bonomo mi piacciono molto. Seguo ogni documentario dall'età dei primi passi per cui so tutto, almeno quello che hanno raccontato finora. Come mi piacciono tutti gli animali anche se con un'iguana non starei nella stessa stanza nemmeno se fosse in gabbia e io anestetizzata. Mi terrorizza. E concordo con Solimano, anche io preferisco i gorilla.
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