martedì 30 dicembre 2008

Scarpe e... prima comunione

Roby

Avevo nove anni, e mi accingevo ad affrontare quella che -battesimo a parte- era la prima vera occasione di presentazione in pubblico nella comunità cristiano-cattolica degli anni '60: la Prima Comunione.
L'avvenimento comportava tutta una serie di elaborati preparativi, dalla delicata impostazione spirituale ad opera di soavi suorine ("Non azzardatevi a masticare l'ostia consacrata se non volete finire dritte all'Inferno!") alla scelta di abito, acconciatura e accessori adeguati da parte della famiglia. Mia sorella, accomunata a me nella cerimonia per dispensa del parroco, malgrado fosse di un anno più piccola, non stava più nella pelle, all'idea di indossare un vestito bianco e lungo, con il velo e le scarpe in tinta. Io, maschiaccio fin dalla nascita, me ne infischiavo altamente, considerandolo solo una notevole seccatura.
Ma ciò che veramente mi era intollerabile e che ancora ricordo come un tremendo supplizio erano le calzature all'uopo acquistate dalla mamma: un paio di simil-ballerine bianche lucide, capaci di macchiarsi solo a guardarle troppo intensamente, rifinite da una chiusura elasticizzata adorna di un orrido fiocco di raso, che premeva crudelmente proprio sul collo del piede. Del mio piede, nella fattispecie, particolarmente grassoccio e solitamente abituato a larghe, comode, solide scarpe tipo mocassino o polacchino, praticamente indistruttibili. Se mi concentro, riesco ancora ad avvertire la sgradevolissima sensazione di quella spietata pressione, unita al fastidio della gonna che strusciava per terra, degli strettissimi guantini bianchi di filo e del cerchietto di plastica con fiorellini bianchi applicati, piantato in testa come una corona di spine.
"Mi raccomando" aveva sibilato Suor Cristina, preparandoci al devoto momento "in questo santo giorno non dovete assolutamente vantarvi e pavoneggiarvi del vostro abito nuovo, perchè commettereste peccato mortale! "
A tale monito le mie compagne di catechismo ammutolirono, terrificate.
Il mio giubilo, al contrario, fu innegabile: per lo meno -pensai con notevole sollievo- non sarebbe stato di sicuro quello il motivo della mia eterna dannazione!

14 commenti:

Dario ha detto...

Mi hai fatto ricordare il mio saio... non te lo perdonerò mai :-)

Giuliano ha detto...

Mi sa che noi maschi siamo stati più fortunati. Io avevo i calzoni corti "all'inglese", perché a mia mamma piacevano; ma per il resto non posso lamentarmi.

Anonimo ha detto...

E neanche della mia... Ricordo anch'io la tortura di quel giorno e di tutti quei diavoli che si preparavano a prendermi. L'incubo di toccare coi denti l'ostia... E quello di non romepre il vestito "troppo delicato per me". E potrei continuare.
Un abbraccio, Giulia

Solimano ha detto...

Roby, tu sei un maschiaccio come io sono una femminuccia di quelle timide timide.
Le suore a me volevano bene. Una truccava il concorso catechistico per farmi sempre vincere il primo premio.
Per una processione, mi vestirono da paggio, con giustacuore, basco stile rinascimento, brache corte a sbuffo, calze bianche (prima o poi la foto la ritrovo e la metto qui). Fu la volta che il bimbo moretto, vestito da San Luigi Gonzaga, si fece la pipì addosso in chiesa e gli altri santi, gli angeli e i paggi risero all'Elevazione, un vero scandalo.
Ma negli anni sono cambiate. Una mia amica mi disse che a suo figlio in prima elementare la suora aveva dato come voto benino - - (benino meno meno). Un voto più sadico che gentile.
Alla prima comunione, niente calzoni all'inglese per me: calzoni cortissimi con sopra la giacchetta da grande. E nel taschino, fazzoletto bianco a due punte. La cravatta con l'elastico, ahimè.

saludos y besos
Solimano

Dario ha detto...

Solimano sarei curioso di vedere il paggetto :-) poi magari, la prima volta che torno a Catania, ricambio con il mio don Abbondio ragazzetto che di sicuro all'epoca invidiava i vostri calzoni corti :-).
All'ostia "grondante sangue" aggiungerei il trauma della inspiegabile confessione.

ps il cravattino con l'elastico è uno degli indumenti più incredibili della mia infanzia (paragonabile solo con i pantaloni alla zuava e le scarpe con gli "occhietti")

Giuliano ha detto...

La cravatta con l'elastico ce l'avevo anch'io. Chissà se le fanno ancora...

Roby ha detto...

Giulia, vedo che abbiamo condiviso lo stesso dramma...

Cari maschietti, che fortuna, voi e i vostri pantaloni più o meno corti! Li ho sognati per anni, io, i calzoni, ma solo nel 1970 sono riuscita ad ottenerne un paio da mamma e papà. Erano blu, invernali, a zampa d'elefante. Un mito. Ma a scuola e in chiesa professori e preti ancora ci guardavano storto, noi donne-senza-gonne.

Dario, la confessione: un altro incubo giovanile!!! Ogni domenica, fissata di aver commesso chissà quali peccati durante la settimana, mi precipitavo al confessionale. Sarebbe stato logico da parte del sacerdote dirmi sorridendo: "Ma come, ancora qui??? Va' a giocare, va'!!!" Macchè: stava lì ad ascoltare le solite ca**ate ("ho riposto male al babbo... ho litigato con mia sorella... ho mangiato carne il venerdì...") tutto serio e compreso, convincendomi ancor di più che ero una povera, incallita peccatrice. Surreale. Assurdo.

'notte a tutti. Scattano ora le 00.00 dell'ultimo giorno dell'anno...

Roby

Anonimo ha detto...

BELLISSIMO:))

Ho riso molto e i piedi mi fanno male adesso...managgia!
Mi hai ricordato della minaccia della dannazione eterna se avessi masticato il corpo di Cristo. Sono stata così attenta che l'ostia mi si è appiccicata al palato e non ne voleva sapere di venir via. Non oso pensare alle smorfie che devo aver fatto per togliere quella fastidiosa sensazione di spugna,non avevo più saliva, col pensiero che avrebbe potuto trasformarsi da un momento all'altro in un'entità punitrice.

Anche io avevo il vestitino bianco, lungo, fatto dalla mia mamma che faceva la sarta. Ero molto emozionata perchè mi ricordava gli abiti delle spose.
Ma quando ho visto la Tuderina che mi hanno regalato per l'occasione ho perso la testa, ho tirato su la gonna e mi sono messa a pedalare come una forsennata su e giù per la via. Il velo ovviamente è stato il primo a volar via. Era la mia prima BICI, ero felice.
Ecco perchè ricordo con piacere il giorno della prima comunione:)
Il vestito l'ho distrutto in mezzo ai raggi che per poco non m'ammazzo.


Bel ricordo:)
Un bacione

Anonimo ha detto...

Uh dimanticavo:

BUON ANNO NUOVO A TUTTI!!!


Sarà la trecentesima volta che lo scrivo, per cui non lo farò più, però il pensiero è sempre lo stesso.

Anonimo ha detto...

Abitino blu, cravatta color perla, calzoncini corti calzettoni lunghi, bianchi, e scarpe bicolore traforate blu e bianche.
Una pop star, praticamente :-), altro che Morgan!
Riauguri a tutti!

Solimano ha detto...

Eh, Amfortas, la c'è la differenza. Fin dall'abbigliamento della prima comunione ci eravamo spartiti le parti, tu il topo di città, io quello di campagna (la cravatta con l'elastico ne è la controprova). Ma può essere che si tratti di anni molto diversi, ahimè, ahimè.

augurissimi
Solimano

annarita ha detto...

Io non ho avuto problemi. Eravamo vestite tutte come piccole suore proprio per evitare competizioni in eleganza. Ricordo che in quel periodo meditato di farmi suora davvero... poi ci ho ripensato. La mia vocazione non era molto radicata quanto piuttosto credo nata per empatia con una deliziosa suorina giovane, suor Pasqualina, che si occupava di noi bambine all'oratorio.

Roby ha detto...

Cari tutti, ho per voi un annuncio che può suonare anche come minaccia: per il 2009 medito di inserire altri post della serie "Scarpe e...", tutti ispiratimi dalle mie estremità inferiori (eccezionalmente notevoli... le mie estremità, NON i post!!!).

Blogghieri avvisati...

Saluti sulle punte e AUGURI!!!

Roby

Anonimo ha detto...

Chissà che non mi unisca a te... Ho l'impressione che le nostre scarpe abbiano qualcosa in comune. Giulia