venerdì 19 dicembre 2008

Ingemisco.

Amfortas


Insomma, ognuno di noi avrà i propri escamotage per migliorare una giornata che ci sta uccidendo, no?
Quei piccoli trucchetti ai quali si ricorre quando ti senti nella merda, anzi, parte integrante di essa.
Voglio dire, se mi ricordate che sono uno stronzo, di questi tempi, non me la sento di difendermi, risulta evidente persino a me.
Questo non significa che altri siano migliori, credo, perché chi riconosce al volo l’odore della merda sottintende che la frequenta molto.
Io non direi mai a nessuno che puzza di procione, che ne so che odore ha, un procione?
(Le cinque persone più stronze che ho conosciuto: un medico, un medico, un medico, un amico che mi ha rubato trecento milioni di vecchie lire, un altro medico)
Bene, andiamo avanti.
Siccome ciò che vedo in giro mi schifa voglio immaginare qualcosa; quando mi sento in questo stato d’animo mi isolo e scocco le sole due frecce della mia faretra, ascolto musica o leggo un libro.
Ieri ho scelto la musica e il libro, in un improvviso attacco liberatorio di bulimia culturale; non contemporaneamente, ovvio, non si possono esercitare insieme attività così impegnative.
Dopo aver letto il libro, che mi ha spiegato, seppur in modo molto ironico, che non diverrò mai una persona adulta, né tantomeno matura, ma che sicuramente invecchierò, non ero ancora soddisfatto.
Seguendo la traccia del libello, nel quale nell’arco della narrazione i protagonisti s’incaponiscono a stilare le classifiche più disparate ( i primi cinque dischi di jazz, le prime cinque cantanti country-western…cose così ) ho pensato a quali sono per me le cinque migliori interpretazioni del Requiem di Verdi.
E, santo cielo, la voce schifata da dio di Jon Vickers diretto dalla bacchetta magica di Sir John Barbirolli ha vinto la gara.
Per me, almeno.
Altri tenori cantano meravigliosamente Ingemisco ma Vickers, solo lui, mi ha fatto accapponare la pelle.
Perché questo pezzo è una preghiera , è un brano di musica sacra, non può essere interpretato come se fosse una romanza che prelude alla liberazione della donna che mi voglio scopare, chiaro?Non c’è bisogno di un tono eroico o dolente, bensì di raccoglimento e smarrita paura, di fede, di ricreare quell’atmosfera che c’era in chiesa, quando avevo dieci anni e sentivo bisbigliare dal prete che officiava l’Eucarestia “Il Corpo di Cristo” , di credere che c’è davvero qualcuno che può perdonare le nostre malefatte agli altri e al pianeta che ci ospita temporaneamente.
E allora, la giornata si chiude con un ghigno stentato e penso, dopo tanto tempo, che forse, dico forse, la voce di Vickers non è stata nemmeno sfiorata da un dio, ma baciata da Dio in persona.



11 commenti:

Solimano ha detto...

Fatte 100 le nostre sofferenze, 90 sono autoprodotte, 10 autentiche, perché provenienti da eventi, rapporti, persone, malattie. Sarebbe facile dire vabbè, togliti il 90% farlocco, perché spesso la sofferenza nasce proprio da una tentata soluzione sbagliata, da aspettative (grosso inciampo, le aspettative).
Una soluzione frequentemente sbagliata è l'eccesso di autocontrollo: spesso sembra la cosa più intelligente, ma si accumula dentro e si diventa l'uomo nell'astuccio di Cechov.
Avere una forte umoralità, questo serve (sapendo che è umoralità, non verità). Sbotti, ti sfoghi, e rimane intatta la qualità di fondo, che abbiamo tutti ma da cui cerchiamo di svicolare: la fantasia creativa (anche facendo piccole cose con le mani, si crea).

Vengo alla musica. Non credo all'esistenza di un Dio personale, ma vorrei che ci fosse, ogni tanto.
Perchè seduto alla sua destra ci sarebbe Schubert che suonerebbe il piano, probabilmente non benissimo, si impastocchiava ogni tanto persino suonando la sua musica. Ce ne sono di musicisti più grandi, ma vicino a Dio ci sarebbe Schubert.

grazie Amfortas e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Jon Vickers, enorme, grandissimo. Con quella voce brutta e sgraziata a tanti non piace, ma è come ascoltare la Callas (anche lei come bellezza di voce non era il massimo).
Ingemisco anch'io, in ginocchio.
E concordo con Solimano su Schubert, un carissimo amico che sa consolarti nei momenti peggiori.
(penso alla Nona sinfonia, al quartetto La morte e la fanciulla, al Winterreise, a tutto quanto, compreso il Fierrabras nell'edizione di Claudio Abbado)

Roby ha detto...

Certo che Amfortas è proprio uno che ti travolge, nelle sue passioni, ti ci trascina dentro quasi con la forza, e poi ti guarda e ti dice: "Allora, avevo ragione o no? Non è splendido?".

Non sono un'esperta, ma sono comunque rimasta colpita. Per me è un mondo quasi sconosciuto, e non so se riuscirò mai ad addentrarmici più di tanto.

Però, nel caso, so che Amfortas -e Giuliano- saranno lì a farmi da autorevoli sherpa...

Una sventagliata di saluti

Roby

Anonimo ha detto...

Solimano, le tue parole sull'eccesso di autocontrollo sono perfette.
Su Schubert come musicista non mi esprimo, perché lo conosco poco.
Per certo se c'è qualcuno vicino a un ipotetico dio, quello è un Musicista.
Giuliano, su Vickers la pensiamo allo stesso modo.
Tra le tante interpretazioni inarrivabili, io ricordo una Canzone del Fiore dalla Carmen, in recital, che spazza via tutti i grandi tenori, e dico tutti, che hanno interpretato Don José.
Roby, già il fatto che tu mi dica che si capisce che scrivo con passione è un complimento straordinario, e non aggungo altro.

Giuliano ha detto...

Vickers l'ho conosciuto per puro caso, agli inizi della mia passione per l'opera, comperando l'Otello diretto da Serafin: costava poco.
Tra l'altro, all'epoca di quell'incisione era molto giovane, e la voce c'era: non bellissima, ma che interprete! Mi ha fatto molto piacere sentir dire, più avanti, da gente che sa leggere la musica, che Vickers è l'unico che fa sempre tutto quello che c'è scritto in partitura, senza scorciatoie e aggiustamenti. Cioè: quando si ascolta Vickers si ascolta Verdi. (forse solo Bergonzi è a questi livelli)

Anonimo ha detto...

Giuliano, concordo in tutto.
Nell'Otello, in particolare nella versione diretta da HvK, la sua prova è superlativa, anche se la voce non è più freschissima.
Sempre con HvK, straordinario il suo Siegmund, un eroe stanco che dà prova della sua Arte proprio dove io e te valutiamo il tenore, e cioé nella scena dell'agnizione con la Valchiria.
Ciao :-)
(ci cacceranno da qui, lo sento)

Solimano ha detto...

Amfortas e Giuliano, la delicata faccenda dei due wagneriani fracichi (o fradici?) è stata già da me sottoposta ai Probi Viri di questo blog. Hanno promesso che procederanno magnis itineribus e che in poco più di due anni decideranno il da farsi. Poi ci sarà l'Appello, la Cassazione... guaglio', stateve accuorte, vi ho segnato, fra sette/otto anni rischiate la cacciata. Potreste migliorare la vostra difficile situazione se ricordaste che io sono un verdiano incompetente ma fracico fracico. Voi riderete, ma a me l'esultate di Mario del Monaco piaceva, ed anche la pira di Lauri Volpi. La bella voce non sarà meritocratica ma la c'è, come la provvidenza.
Qualche posterello sul Verdi Giuseppe, suvvia!

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Solimano, come ben sai io sono Onnivoro, nato Verdiano con forti radici verdiane. E poi Carlo Bergonzi è di Colorno...
Se vuoi ti porto qui tutte le fesserie che scrissi a suo tempo su Stile Libero. (il Rossini c'è anche da Habanera).
Wagner per me è stata una grandissima sorpresa in positivo, alla faccia di tutti i luoghi comuni. Ma qui cedo la parola.

Solimano ha detto...

Giuliano, stavolta mi paghi il caffé. Carlo Bergonzi è nato a Vidalenzo, vicino a Busseto, a poca distanza da Villa Sant'Agata.
Riguardo a Wagner, non sono un fedele ma neppure un infedele: un catecumeno, che si riposava tranquillo e contento col Tannhauser, il Lohengrin, anche i Maestri Cantori. Ci avevo faticato un po', ma andava bene così. Poi arrivano i fracichi: bisogna andare più oltre assaissimo, e non ce la fo proprio, salvo qualche stuzzicante tuffo nel pelago. Il Maestro Riccardo (sono certo che così lo chiamate nell'intimità) è di molto esigente con noi catecumeni, cresciuti a pane e Concerti Martini & Rossi, che adesso ci hanno fatto anche il CD (meno male!).

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Solimano lo sa benissimo e si sta divertendo un po’ alle nostre spalle, ma per chi non ne sapesse niente e vuole sapere di cosa stiamo parlando metto qualche riga:
Cantare Verdi è molto impegnativo. Mentre, per fare un esempio, quasi tutti i ruoli di Mozart sono alla portata di un cantante professionista, Don Giovanni compreso, per Verdi non è così: Verdi richiede doti fisiche e tecniche, direi quasi “atletiche”, fuori dal comune. Non che Verdi fosse un sadico: scrive così perché ai suoi tempi aveva molti cantanti formidabili a disposizione, e poteva farlo. E’ per questi motivi che molti cantanti, anche di quelli famosi e famosissimi, spesso si aggiustano le parti: chi sa leggere gli spartiti dice che seguendo le registrazioni di famosi e amatissimi cantanti si trovano molte cose diverse da quello che ha scritto Verdi. Insomma, “ci si arrangia”. Questo non capita con Jon Vickers, e nemmeno con Carlo Bergonzi, che sono sempre molto fedeli al testo scritto: e il testo è Verdi, renderlo bene significa dare grande emozione.
Per fare un piccolo esempio, nelle sue incisioni (ormai centenarie) Enrico Caruso canta “La donna è mobbile”, con due b: non solo perché era napoletano, ma perché cantando così serve meno fiato. (Caruso è uno dei meno attendibili, spartito alla mano). Che poi la voce di Mario Del Monaco sia più bella (come timbro) di quella di Vickers e di Bergonzi, lo diamo per scontato.
Il brano che ha messo Amfortas viene dalla “Messa di requiem” di Giuseppe Verdi, che segue il testo latino della celebrazione religiosa: quasi tutti i grandi compositori hanno scritto un Requiem, o uno Stabat Mater, o magari una Messa.

PS: me l'ha detto mia zia, che Bergonzi è di Colorno: quando passi da Parma ne discuti con lei.

Anonimo ha detto...

Ah, io che non ne capisco niente posso assicurare che alla destra del Padre ci sono tutti i musicisti e i pittori e i poeti e gli scrittori e tutti coloro hanno saputo e sapranno donare bellezza, armonia e pensiero. Perchè questo ci innalza e ci distingue. A volte. Poi se proprio devo dire chi è più vicino dei vicini allora per me ci sono Mozart con Bach, Rossini e Tchaikovsky, seguono Vivaldi,Beethoven e Chopin. Ma sono tutti in fila sia chiaro, che secondo non c'è nessuno. Schubert c'è già che ce l'avete messo voi:)