giovedì 27 novembre 2008

In otto a tavola

Solimano

Beh, dopo quattro anni ce l'abbiamo fatta: al ristorante Rembrandt, un postaccio simpatico, ci siamo trovati in otto, la formazione al completo, quattro coppie che si frequentano da più di quarant'anni. Per capirsi, il ristorante sta dalle parti di via Velasquez e di via Rubens, mi par giusto.
La disposizione a tavola è scontata: le quattro ragazze per conto loro e i quattro maschietti pure. Io pongo una condizione non scritta: debbo avere a contatto di gomito una delle ragazze (che non sia mia moglie) e seduto di fronte a me ci deve essere Guido, sì, quello che si scriveva le lettere d'amore da solo. Si legga la mia Novelletta degli Odori numero 9, titolata appunto "Lettere d'amore", per capire com'era Guido (e lo è ancora).
C'è un'altra che pone una condizione non scritta: K. la moglie di Guido, che deve avere suo marito a strettissimo contatto di gomito e che ordina sempre le doppie porzioni, perché deve mangiare quello che mangia Guido. Mettete assieme la romanità e la gelosia entrambe al massimo grado, e vi farete un'idea di K.
Poi c'è la coppia marchigiana: L. e S. che ogni anno passano due mesi nella casa di Recanati, natio borgo selvaggio, però più che a Giacomo, pensano alla spiaggia di Porto Recanati e allo Sferisterio di Macerata.
F. è toscano, di Lastra a Signa, sua moglie A. è romana, amica di K. fin da bambina. Gli occhi di A. sono, secondo una mia storica definizione, "l'azzurro più bello del Sud Europa, ma anche il Nord Europa deve stare attento".
Tutti trasformati in milanesi per ragioni di lavoro ingegneresco dei mariti. Più o meno, a Milano ci siamo affezionati, alla "un posto vale l'altro", salvo A. e K. che apprezzano Milano, ma Roma, Roma, Roma... ogni scusa è buona per tornarci.
Per completezza di informazione, Guido è trentino, mia moglie di Bologna ed io ho vissuto ventisei anni a Parma.
A tavola, ascoltavo facendo finta di niente anche i discorsi delle ragazze: hanno discusso con puntiglio se per reggere quarant'anni di matrimonio ci voglia più pazienza o sopportazione. Però siamo rimasti a chiacchierare in piedi fuori dal ristorante per più di un'ora, tiravano giù la serranda ed i camerieri se ne andavano per i fatti loro. Guido s'è distratto un momento, quando è uscita la giovane cinese elegantissima che serviva al nostro tavolo: era riuscito ad appurare che era di un paese vicino a Shangai, ma il nome esatto del paese non l'ha potuto chiedere, perché K. gli aveva tolto il fiato con una gomitata.

Illustrazioni di Alfredo Chiappori, dalla copertina del libro
di Guglielmo Gulotta "Commedie e drammi nel matrimonio"

5 commenti:

Roby ha detto...

Bellissimo ritratto di gruppo. E che fortuna, 8 amici così uniti da tanto tempo!!! Qual è il segreto, Solimano? Mi interessa quasi più quello che la ricetta del matrimonio lungo e felice...

Roby

Solimano ha detto...

Sui matrimoni cronici ci tornerò, perché sono almeno dieci le coppie con cui abbiamo un rapporto di amicizia o di ottima conoscenza.
Senza fare discorsi di eterno amore né di noia sistematica (non so quale delle due polarità sia peggiore, perché la prima è falsa, la seconda è... noiosa).
Mi interessa un ragionamento più terra terra: come mai diverse coppie non moraliste e neppure religiose o basate su un cosa dirà la gente ormai estinto, riescono a durare accettabilmente per decenni.
E' un discorso che mi attizza, perché Moravia, a chi gli diceva che aveva avuto tre matrimoni, rispondeva: "Sono stati tre metrimoni di successo: ognuno di essi è durato vent'anni, un tempo lunghissimo". Che è un ragionamento alla Moravia: freddo, lucido e che coglie nel segno. Certe piccole verità valgono più delle grandi teorie e di aspettative improprie, a parte che è sbalorditiva la quantità di bugie che si dicono su questo argomento.
Chissà, può darsi che ci giochi il tipo di studio, per cui gli ingegneri e i fornai vanno bene come mariti, mentre i medici e i camionisti vanno bene come amanti, occorrerebbe una analisi sistematica, che tenga conto delle zone grige di confine: non ho fatto il camionista, ma i treni li ho guidati, chissà. Studieremo.

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Ho letto con piacere e un pochino di invidia questo affresco delizioso sullo stare insieme e sulla capacità di condividere momenti di tante coppie felici perchè 4 per me è già un numero notevole. E' un dono prezioso.
Lo dice una divorziata e ora donna sola, per cui un'appestata. Credo che uno degli aspetti più spaventosi nella rottura di un matrimonio in buona sostanza sia proprio questo: perdere ogni tipo di relazione sociale fino a quel momento costruita, perchè "s-coppiata" non si è più funzionali in quel tipo di compagnia. Come un carro a cui viene a mancare una ruota improvvisamente. Nel mio caso per fortuna ho sempre coltivato amicizie individuali anche fuori dalla cerchia matrimoniale altrimenti sarei rimasta completamente sola. Ho nostalgia a volte di queste tavolate o delle nottate a giocare a pinnacolo ma proprio per il senso del gruppo e della coppia, del parlare per ore di cose anche complesse con estrema leggerezza e allegria, per la percezione sottile che corre tra gli sguardi complici e le gomitate che ognuno appartiene ad un altro e non è solo. Consapevolezza pesante da sopportare quando non è così, soprattutto in circostanze del genere. Ecco perchè il single invevitabilmente si defila e smette le frequentazioni. Per cui mi fa piacere per te Solimano, se puoi ancora godere di questi aspetti della vita.:)

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: le vignette sono moooolto divertenti:)

Solimano ha detto...

Silvia, trovo molta verità nelle considerazioni che fai riguardo la differente situazione fra trovarsi a coppie e trovarsi da divorziati. Peché il trovarsi a coppie ha un suo tipo di equilibrio, basato appunto sul trovarsi a coppie, che è diverso dal trovarsi a persone singole, con tutti i pro ed i contro che ne conseguono. Non certo per considerazioni moralistiche (anche se non è mai detto). Occorre un antitodo: personalmente trovo un po' malsano il trovarsi solo a coppie, malsano e riduttivo, anche se molto diffuso. I discorsi rischiano di essere sempre gli stessi (sia nel detto che nel non detto), e c'è una sicurezza di tipo ripetitivo e noioso. Copioni stantii alla ennesima replica. L'antitodo è il rapporto personale one to one, quindi un ottica di and, non di or. Altrimenti, diventa tutto un rituale, una mafietta di tipo simpatico. Un'altra alternativa, che ho spesso sperimentato, è fare dei viaggi insieme. L'abbiamo fatto spesso con altri giri: Venezia, Provenza, Parigi, montagna. Però concordo con te, da divorziati è più difficile per un motivo strano, che non c'è quella specie di sana censura preventiva che la gestione delle coppie consente: se nel giro c'è uno sfigato, basta lui per compromettere l'equilibrio del gruppo, e gli sfigati esistono, fierissimi di riuscire a contagiare gli altri con la loro sfiga di tipo colpevolizzante. Un gruppo si regge con le inclusioni e le esclusioni, se non vogliamo raccontarci delle storie rassicuranti e consolatorie.

saludos
Solimano