giovedì 6 novembre 2008

Il ritorno delle lezioni in piazza

mazapegul

Anche ieri una lezione in piazza, stavolta S. Stefano, per raccontare cose legate alla mia ricerca. La mia ricerca non offre nessun appiglio per una lezione urbi et orbis, cosi' ho passato parte della notte a elaborare una conferenza generale sulla Geometria dei Numeri Complessi, comprensibile a un uditorio di studenti di scienze e ingegneria dal secondo anno in poi.
Arrivato in piazza, m'accorgo che nessuno degli studenti li' seduti -pochi, in verita'- appartiene a una delle summenzionate categorie (tranne tre miei ex studenti, venuti li' per rivedermi), che quindi nessuno e' in grado di capire quello che m'ero preparato. Sono retrocesso velocemente a una lezione tutta a disegni, che conteneva un decimo di quello che m'ero preparato, sudando non poco.
I ragazzi che ascoltavano sono stati pazienti assai e mi hanno persino applaudito; ma io so di aver sbagliato target e format, come si dice a Mediaset.

[Nell'immagine, una stampa di Escher che illustra assai bene la geometria iperbolica in un cerchio: per l'osservatore esterno i pesci diventano sempre piu' piccoli, mentre per l'osservatore intrinseco, quello che vive nel cerchio con la sua geometria iperbolica, tutti i piesci hanno la stessa dimensione. Questa geometria e' intimamente legata ai numeri complessi ed e' uno strumento concettuale di base per quelli che, come me, si occupano di analisi complessa].

7 commenti:

Giuliano ha detto...

Caro Nicola, la matematica e la chimica non avranno mai un gran pubblico. Anche i concetti che a scuola si insegnano ai quindicenni faticano ad arrivare.
Io mi sono sempre stupito del fatto che si parli di fecondazione assistita e di ogm senza nemmeno sapere cos'è il Carbonio. E sì che io a scuola studiavo pochissimo.
E quando esce qualche Statistica in tv e sui giornali, quasi sempre c'è da inorridire leggendo e ascoltando i commenti, anche di chi dovrebbe reggere le sorti della nazione...
(Comunque Escher l'è propi bèl)

Anonimo ha detto...

Beh quello che mi ha colpito del post è quel piccolo inciso sugli studenti venuti per rivederti: immagino sia una grande soddisfazione, no?
Pensa che io mi iscrissi a matematica perché pensavo che fosse tutta affascinante come la descriveva Bertrand Russell nei suoi "Princìpi della Matematica"...
Ciao :-)

Roby ha detto...

Caro Màz, concordo in pieno con Amfortas. La tua straordinaria consorte (che saluto) non s'ingelosirà certo se dico, affermo e dichiaro quanto segue: AVESSI AVUTO UN PROFESSORE DI MATEMATICA COME TE, forse la materia non mi sarebbe sembrata un orrido arido susseguirsi di formule astruse e strani simboli... e adesso non sarei tanto in difficoltà nel fare moltiplicazioni e divisioni (ad UNA cifra!!!) senza calcolatrice...

Ciao all'ennesima potenza!

Roby

Solimano ha detto...

A proposito di parlare a poche persone. Se sei abituato a parlare in pubblico e lo sai prima, quante persone ci saranno: se sono cinque, trenta o centocinquanta scegli il modo opportuno (perché sono tre modi diversi), e vai avanti come una lippa. Il problema era nelle presentazioni ad inviti nelle singole città, presentazioni ad ore fisse: ci poteva essere nessuno, dieci o venti. Una volta, allo scoccare dell'ora canonica, nell'auletta c'era uno solo. Il collega andò dentro e fece la presentazione che durava mezz'ora. Mesi dopo incontrai quell'uno, che nel frattempo era diventato cliente, e mi disse: "Che classe il suo collega! E' entrato, ha cominciato a parlare come se niente fosse guardandomi negli occhi e facendo esattamente la presentazione che avredde fatto se l'auletta fosse stata piena". Secondo me aveva scelto noi anche per questo.
Màz, non saranno stati molti, ma davanti alle sette chiese di Santo Stefano. Una goduria!

grazie Maz e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

E allora, "Felici pochi", come disse Enrico V alla vigilia della battaglia di Azincourt.

mazapegul ha detto...

Amfortas: si', mi ha fatto piacere rivedere i miei ragazzi. Ogni anno ne ho quattrocento e passa, ma molte facce me le ricordo.
Oltre a Russell, molto filosofico, c'e' anche il libro di Courant e Robbins, assai piu' ruspante. Con gli anni, sono diventato un po' ruspante anche io (partendo da un amore quasi filosofico per la matematica, come te).
Giuliano: si', la cultura scientifica (anche la mia) non e' all'altezza dei tempi. E dire che c'e' piu' filosofia in una cellula d'ameba che in tutto Hegel (con tutto rispetto per Hegel).
Roby: credo che tu mi sovrastimi, ma mi fa piacere.
Solimano: erano una ventina, e io sono abituato a classi di cento e passa. Il problema non era il numero, quanto la tipologia. Come trovarsi a parlare della perfetta ricetta del brasato a una platea di vegetariani.

Giuliano ha detto...

Nicola, spolverando uno scaffale ho ripreso in mano il Galileo di Brecht. Penso proprio che tu lo abbia già usato per le tue lezioni, ma di esempi belli e pratici ce ne sono tanti, a partire dalla primissima pagina.
(ovviamente, la polvere la farò giù domani)