lunedì 9 giugno 2008

Non ci si può chiamare fuori

Da molti anni leggo volentieri Natalia Aspesi.
Scrive bene, è ricca di fantasia e ha una cultura non saccente ma variegata. Inoltre scrive spesso riguardo ad un nobile sentimento: l'amore. Risponde alle domande di donne afflitte che vorrebbero fargliela pagare, a quel mascalzone che le sta facendo soffrire. Natalia dà consigli sdrammatizzanti, cerca di farle ragionare, le afflitte dicono bene bene, ma secondo me restano col voglino inappagato. E' giusto che i mascalzoni paghino il fio delle loro male azioni.
Quindi leggo Natalia un po' ammirato un po' ironico, e così ho fatto oggi per un suo articolo titolato: "I giovani gelosi ai tempi di Internet". Ma ironica è anche Natalia, con certi argomenti che non le piacciono. Ad esempio, perché scrive: "... la studentessa Laura Chiatti di cui balugina ogni tanto il suo esemplare sedere nudo"? E che ci sarà di male in questo baluginìo di sedere nudo? Un bel sedere è un bel vedere, in pittura come al cinema, ambosessi, anche se il sedere di George Clooney (sicuramente bellissimo) non è in cima ai miei pensieri.
Il tema dell'articolo è un sondaggio fatto ad un campione di giovani sul tema della gelosia. Risulta che la gelosia è molto diffusa specie fra i maschi, addirittura " si gloriano di questo sentimento adulto e noiosissimo sia per l'ingelosito che per l'ingelosente". Il sondaggio ha una sua strumentalità, è stato fatto in occasione dell'uscita del film "Il caso dell'infedele Klara" di Roberto Faenza. Ma il tema della gelosia è tutt'altro che strumentale.
Natalia si mette al di sopra delle parti, come se la gelosia fosse una malattia esantematica, che poi passa. E i lucchetti attacati ai monumenti sarebbero termometri per misurare la febbre? Non la penso così, penso che i giovani che hanno risposto siano forse ingenui ma più schietti degli adulti che negano di essere gelosi. "Né farsa, né tragedia, né studio sulla fragilità maschile, né psicanalisi dell'eterna paranoia amorosa..." Ma quale paranoia, Natalia? Ricordo un caso di qualche anno fa, non faccio i nomi, ma qualcuno se lo ricorda, uscì sui giornali.
La prima ballerina della Scala viveva con un noto psicoanalista. Uscì una intervista in cui tutti e due dicevano che bello che bello stare insieme, perché con la psicanalisi e con una visione moderna era possibile un rapporto amoroso a più alto livello, senza gli scazzi consueti a chi non sa le cose. Qualche mese dopo la ballerina si mise con un noto fotografo ed i due uomini si menarono fra di loro, come se fossero due vili meccanici. Non sto facendo dell'ironia sul fatto che si siano menati, cosa vera e concreta, ma sull'intervista precedente, quella del che bello che bello. La natura precede la cultura, la natura c'è comunque. Un cultura che nega il dato naturale è una cultura zoppa. Gli esseri umani -uomini e donne, donne e uomini- nascono naturalmente poligami, non monogami, non siamo come i piccioni.
E le donne degli altri può capitare che tu spontaneamente le desideri. Non vale il vecchio comandamento "Non desiderare la donna d'altri", mentre sarebbe accettabile (forse che sì forse che no, dipende) un comandamento che dicesse "Non fare all'amore con la donna d'altri". Per cui, non ci si può chiamare fuori dalla natura il che non significa essere poligami, si può benissimo amare una sola donna, con cui stai talmente bene che le altre te le scordi. Ma i rapporti sono sempre -felicemente- a rischio, se no sai la noia. Però, se è accettabile che una persona soffra perché non è amata, non è accettabile che quella persona se la prenda con l'altra perché non l'ama. L'altra persona è libera, ama o non ama spontaneamente. Come non è accettabile quello che succede spesso: che una persona goda nel sapersi amata anche se lei non ama e tiene sulla corda quel poveretto -o poveretta- che le sta dietro. D'accordo, piacere piace, ma in quei casi un bel NO nei denti sarebbe meglio.
Conclusione: ci siamo tutti dentro, a queste delicate questioni, e la natura non si cancella solo perché si sono letti dei libri o si sono visti dei film. La si conosce e se ci si riesce la si gestisce. I giovani che mettono i lucchetti per significare il loro reciproco incatenamento (non incantamento!) sono più schietti di chi si chiama fuori. I giovani cresceranno, questi hanno smesso di crescere... e di giocare.
Non sostengo il cinismo, ma l'igiene mentale. Se neghiamo le contraddizioni rompiamo il giocattolo. Ma come si fa senza amore, Natalia?
23 marzo 2009

P.S. Le immagini sono del film "Il caso dell'infedele Klara" (2009) di Roberto Faenza.


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