martedì 17 giugno 2008

2. L'oculista

Mi toccò attendere un po', nella sala d'attesa che il dentista e l'oculista hanno in comune. Ogni tanto il dentista, che è un gran simpatico, lascia aperta la sua porta, così i dolenti in attesa si fanno una idea di quello che gli succederà. Ebbi modo di salutare lui e Yolanda, la sua assistente, che è di Barcellona, a volte ha i capelli rosso fuoco, a volte nero mogano, ma l'allegria è sempre la stessa, bella e brava, che si vuole di più?
Infine, l'oculista mi ricevette.
Era la prima volta che lo vedevo, un aspetto da dottorino bravo ma contegnoso, quelli bravi sono così all'inizio della carriera. Gli altri eccedono in una empatia un po' forzata, hanno voglia di piacerti, ma poi tu paghi. Tralascio i vari esami a cui mi sottopose, con gli occhiali e senza.
Il suo responso mi lasciò di sale: non avevo perso capacità visiva, e andavano benissimo gli occhiali che avevo da dieci anni, sottolineò che erano di ottima qualità e che sicuramente mi erano costati una bella cifra. Mi sentii un piccolo capitale sul naso, ma ero meravigliato, un po' deluso, ecco. Come era possibile che facessi fatica a leggere il giornale, mentre prima non la facevo? Ribattè serio che per lui con quegli occhiali ero del tutto a posto. Che farci? Pagai e salutai, molto assorto, era l'ultima cosa che mi aspettavo di sentire.
Appena in casa, mi rimisi a leggere il giornale, come per verificare il recupero della vista, dopo dieci minuti cominciai a sentire la fatica della lettura. Non era forse che in me, più che la capacità visiva, mancasse la voglia di leggere? Che so io, la capacità di concentrarmi? Diventava un altro affare, e mi misi a rifletterci su, indagando anche sul mio vissuto quotidiano, sulle piccole cose che costellano le nostre giornate, cose che normalmente facciamo senza pensarci, così, perché siamo abituati a farle.
In pochi minuti mi resi conto che diverse cose erano cambiate, in pochi mesi. Non andavo più al Parco in bicicletta, e sì che ne avevo una nuova in cantina, registravo i film di Fuori Orario, ma non sentivo poi il desiderio di vederli, non li guardavo proprio, al mattino mi svegliavo presto, e me ne restavo in letto almeno un'ora, come se non mi andasse di cominciare la mia giornata, non compravo da molto tempo camicie, magliette, calzoni, scarpe; soprattutto i gerani rossi - mia cronica passione - erano stenti rispetto a quelli dell'anno prima, le altre piante poi, neanche pensarci, stavo trascurando anche la semplice annaffiatura.
Ahi, pensai, debbo fare qualcosa.

Buster Keaton in "The Navigator" (1924)

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