martedì 17 giugno 2008

3. La noia agitata

Sì, dovevo fare qualcosa, e mi organizzai.
Presi un foglio di quelli grandi -piccolo non bastava- e scrissi tutte le anomalie degli ultimi mesi, quelle che si erano consolidate giorno per giorno senza che io me ne accorgessi. Punto per punto: come mi svegliavo al mattino, come andavo a letto la sera, la ridotta frequenza delle docce, la sparizione delle passeggiate sia a piedi che in bici, la perdita dell’appetito e così via.
Ne venne un bell’elenco.
Si trattava solo di individuare le azioni correttive e di metterle in pratica. Ci provai per circa tre settimane. Ma per ogni punto che sistemavo, se ne aprivano altri due nuovi, non solo, la sistemazione era provvisoria e il giorno dopo plof! ci ricadevo dentro.
Era una mancanza di volontà riguardo quasi tutto, e cercavo di consolarmene facendo le cose che mi piacevano ancora, tipo i Bei Momenti, bisogna pure impiegarla, la giornata. Dopo la lieta furia dei mesi precedenti, ne avevo in cantiere tre: Crivelli ad Ascoli, la porta di Santa Sabina e la porta di San Zeno. Più diversi altri che mi si aggiravano per la testa come possibilità future. E quindi passavo molto tempo fra l’esplorazione della rete, la ricerca e lo studio nei libroni di supporto, infine la scrittura del vero e proprio Bel Momento e la scelta delle immagini appropriate. Ne avevo già scritti diverse decine, ormai sapevo come muovermi.
Ma anche qui sorgevano problemi: una stanchezza, un dimenticarmi le cose, un chiedermi ma chi me lo fa fare, un disagio temperato solo dalla piacevolezza di lavorare all’aria, nel terrazzo davanti alla quercia.
Finché, in un tardo pomeriggio di fine ottobre 2004, improvvisamente mollai il notes e la matita, li appoggiai sui libroni aperti, e mi misi a camminare per casa non sapendo che fare, l’unica cosa che sapevo era che stavo male e che riuscivo solo a pensare al mio star male.
Camminavo… e mi stufavo di camminare, mi sedevo… no, non andava bene, mi sdraiavo sul divano… men che meno, camminavo di nuovo… niente, andavo a letto con pigiama e tutto.. ancora male, mi rivestivo ed andavo fuori…no, meglio tornare in casa... Tre ore dopo, in un modo o nell’altro mi addormentai per mezz’ora, al risveglio era passata.
Avevo avuto la mia prima crisi di noia agitata, così le chiamai in seguito, perché ce ne furono tante, troppe. Quella sera, appena sveglio dopo la mezz’ora di sonno, decisi che era proprio il caso, come primo passo, di andare il più presto possibile dal mio medico di base.
Da solo non ce l’avrei fatta, avevo bisogno di aiuto.

Buster Keaton in "The Cameraman" (1928)

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