domenica 15 giugno 2008

La casta Susanna: Rubens (c.1607)

Pieter Pauwel Rubens 1607-08 94x66 cm (part) Galleria Borhese, Roma

La casta Susanna di Rubens del 1607 è molto diversa da tutte quelle precedenti. Ad esempio, manca il giardino, mancano le ancelle, anche l'acqua si intravede appena. I vecchioni non mancano, anzi, sono vicinissimi a Susanna (anche questa è una novità), però, rispetto a Susanna sono in secondo piano. E' lei l'essenza del quadro, con la sua nudità di donna fatta, con le gambe e le braccia che aprono spazio, fanno respirare il quadro, ma soprattutto è lei la fonte di ogni luce di un quadro che altrimenti sarebbe scuro. Questa Susanna biondona è veramente più addolorata che spaventata dall'incombere dei due vecchioni, quello di profilo con l'aria da caprone libidinoso, l'altro che fa col dito segno di tacere. I capelli di Susanna, lunghissimi, sono più ondulati che scompigliati, in un quadro così spoglio di ornamenti superflui (profumi, perle, gioielli, panni, anfore) Rubens non dimentica di metterle un braccialetto su braccio, però in alto, vicino alla spalla. Rubens ha trent'anni, in Italia lavora da tempo ed ha visto quel che doveva vedere, specie i veneti e il Correggio, ma anche il recentissimo Caravaggio, che sarebbe vissuto per altri tre anni, eppure questo quadro non avrebbe potuto essere realizzato da un artista italiano: troppo carnale, troppo corporeo (che è diverso da anatomico), troppo personale: Susanna e i due vecchi non soffrono di tipologia generica, sono quelle persone lì che Rubens voleva che ci fossero, persone-corpi accostati. Troppo tutto, a me l'esuberanza di Rubens piace, a molti può spiacere. Ciò malgrado - o forse proprio per questo - rispetto alle opere precedenti dei veneti, il quadro di Rubens un po' di corrispondenza con la Bibbia ce l'ha, se non altro perché racconta un dramma che sa di vita, non di recita.

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