domenica 15 giugno 2008

La casta Susanna: il Veronese

Paolo Veronese 198 x 198 cm Parigi, Musée du Louvre

Più o meno negli anni dei quadri del Tintoretto e dell'Allori, anche Paolo Veronese dice la sua. Sembra quasi che i due vecchioni facciano gli ambasciatori di se stessi, a parte la mano birichina di uno dei due che con calma cerca di aprirsi una strada verso il seno di Susanna, ma l'ambasciatore in questione procede con tranquillità, quasi fosse un medico che volesse procedere ad un tipo di auscultazione particolare. Se Susanna gli dicesse: "La smetta, signor ambasciatore!" la guarderebbe sorpreso dicendole: "Smettere cosa, cara signora?" Difatti Susanna si adegua: si rimbocca addosso il telo rosso ben decorato in modo di mostrarsi il meno possibile. Un po' preoccupata dell'andazzo che sta prendendo questa visita diplomatica lo è, ma siccome è una donna intelligente, starà elaborando una formula per chiamarsi fuori. L'altro vecchio le sta più discosto, con una mano appoggiandosi al basamento di una colonna sovrastante il ninfeo dove si svolge il tutto, sta partendogli una gamba verso Susanna quasi per farle piedino: gli ambasciatori ne sanno una più del divolo, meglio non fidarsi. Dietro il ninfeo, sbucano fronde di grandi alberi. Sulla sinistra, c'è una statua satiresca o priaresca, l'unico segno/simbolo di effrazione. Un cagnolino pezzato e vivace è vicino al bordo di una piccola vasca, incerto se abbaiare o no, probabilmente non lo farà, vista la stazza sua rispetto a cotanti ambasciatori. A Venezia, una delle città più visitate del mondo - per affari, non per arte - credo che queste scene non fossero rare e si concludevano certamente con un ragionevole compromesso: ci si incontrava a mezza strada, senza inutili scene. Altra gente non ce n'è, mancano persino le ancelle, decisamente Susanna e i due vecchioni debbono sbrogliare da soli la matassa, ma il quadro successivo - tipo gli attuali fumetti - non è stato ancora ritrovato, non ho quindi la soluzione, che prevedo felice. Chissà dove sarà questo secondo quadro, forse gli ambasciatori se lo saranno portati nel loro paese lontano per mostrare quanto si fossero dati da fare a Venezia, nell'interesse del loro principe, naturalmente.


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