domenica 15 giugno 2008

La casta Susanna: Alessandro Allori

Alessandro Allori 1561 202 x 117
Musée Magnin, Digione

Quasi contemporaneamente al Tintoretto, nel 1561 a Firenze Alessandro Allori dipinge la sua Susanna. E', come quella del Tintoretto, completamente nuda, anch'essa atletica e di anatomia ben studiata - il pittore scrisse anche un libro riguardante l'anatomia. Si vede chiaramente che Alessandro è molto vicino al modo di dipingere del suo maestro, il Bronzino, che gli era talmente affezionato da designarlo come suo principale erede. La derivazione dal maestro universale di quegli anni, Michelangelo, è pure molto evidente, lo si nota in particolare dai nerboruti ginocchi dei due vecchioni. Il grande gusto per la decorazione con gioielli e perle è visibile nella capigliatura di Susanna, un profluvio di trecce, nastri e gioielli, specie perle. Alessandro riempirà di perle il suo quadro più famoso, appunto La pesca delle perle, realizzato per lo Studiolo di Francesco I in Palazzo Vecchio a Firenze. Susanna siede su stoffe bianche e gialle splendidamente ricamate, a fianco c'è una sporta di vimini che contiene la biancheria pulita, fra Susanna e la sporta si affaccia un piccolo cane, che ci guarda con curiosità con i suoi occhi tondi. I due vecchioni sembrerebbero vecchiacci, difatti con voglia satiresca cercano di prendersi delle libertà, uno dall'alto ed uno dal basso, è considerevole la lubricità del vecchio accosciato a destra, che sbuca a metà corpo di Susanna, e che la abbraccia con decisione -formidabile in generale il gioco fra le sei mani, due di ripulsa, quattro di aggressione. Questi due sono tutt'altro che deboli o intimiditi, si danno da fare con molta decisione, sanno quello che vogliono. E Susanna? Fa una smorfietta di quelle sue, certamente fastidita, però non preoccupata. Sulla destra del quadro, delle belle argenterie e un piatto, abbondantemente ricolmo di grossi pomi. Gli alberi, pochi e fronzuti, danno al giardino un senso di chiusura. Verso il fondo ci sono delle belle architetture contemporanee al dipinto, siamo non molto dopo il 1560. L'aspetto religoso è completamente assente da questo quadro, eseguito per la corte di Francesco I e della moglie Bianca Cappello, molto chiacchierata fra Venezia e Firenze, e considerata quasi una cortigiana. Manca, rispetto al grande maestro Bronzino, la sublimità stilistica della Allegoria del Tempo e dell'Amore, c'è, presumibilmente, lo stesso erotismo muscolare e anche di testa. Chissà se Susanna riuscirà a sottrarsi, questi vecchioni sanno il meschino fatto loro, il pittore è fiero della sua arte nel disegno, qui la si vede in azione, col suo modo un po' libertino un po' frustrante. Ricordo delle radici bibliche? Zero ovviamente, è un fare finta di parlare di un argomento religioso, ma lo sanno tutti a che punto sono.


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