lunedì 9 giugno 2008

Achille e Pentesilea

Frans Hals: La bohemienne 1628-30 (58 x 52cm) Parigi, Louvre

Ancora dal mio diario di viaggio in Jugoslavia (luglio 1989):

Sandra Kulier

E' seduta al tavolo della musica. Si accorge che l'ho notata. Mi guarda con disdegno arrogante. Ed accavalla le gambe.
Arriva in spiaggia verso mezzogiorno. Si spoglia. E' in topless. La gente la guarda. Si riveste e se ne va.
La incontro nel corridoio dell'albergo. Labbra rosse, hot pants neri, vestaglia nera trasparente. E quello sguardo mai dolce, aspro senza speranza. Finirà male. Oppure sposerà un ufficiale della Milicja che le farà fare la signora. Ed il suo fuoco, becero ma reale, si spegnerà.
Mi allontano a metà del suo spettacolo. Sento il suo sguardo.
Occhieggia dai manifesti appesi qua e là: Miss Cavtat 1989! Coca Cola Band!
Alla fine di ogni canzone, un thank you meccanico, da segreteria telefonica.
Il repertorio è internazionale. Da Toto Cotugno a Joan Baez, da "Marina" a "Che sarà". Vecchi scampoli zuccherosi e ruffiani. Pout-pourri senza stagione. Sfacciato fondotinta.
Traborda dai vestiti. E' vistosa anche col bianco.
Il più giovane dei Coca Cola, piccolo-magro-timido, è al sintetizzatore (si chiama così?). Ogni tanto, quando Sandra non gradisce, si prende uno sguardo di fuoco e qualche oscenità in serbo-croato. Sandra è rapidissima nel ripristinare il sorriso balcanico ed a non far sentire nel microfono quel che dice al poveretto.
Di fronte al palco, ad un metro da lei, ci sono le bambine. Imitano i suoi movimenti. E' una tenue corruzione di minorenni. Sandra, quasi sempre, è come se vedesse qualcun altro al posto loro. Raramente fa la carina. Quando lo fa, è assolutamente falsa.
Mettono un padellone al centro della pista da ballo. Danno fuoco ad un liquido. Arriva Sandra vestita da zingara. Piedi nudi, braccialetto alla caviglia, gonna lunga sino a terra, con lo spacco che comincia all'anca. I Coca Cola sono tre pirati/apaches/borgatari. "El amor brujo" per tedeschi in sandali e calzini. Ma l'alluce di Sandra batte freneticamente per terra. Lì c'è il fuoco, non nel padellone da frittura.
Una bellissima ragazza scende in pista. Balla con il suo uomo. Se fosse tutta nuda, sarebbe meno nuda di come è. Ha dieci anni meno di Sandra ed è più bella; si vede che ha anche i soldi. Si muove con erotismo ben gestito, da cui è difficile staccare lo sguardo. Asettica, alla fine.
Sandra, mentre sta cantando, la vede. Ed il suo sorriso abituale, così forzato, non c'è più. Sta provando invidia, ma è lei la più vera delle due.
E' sempre sola, anche quando è con gli altri.

Non esistono -per fortuna- solo i fidanzatini di Peynet. Nell'amore esiste anche l'aspetto guerresco, competitivo, ferino. Nell'anfora di Exechias c'è Achille, che si innamora di Pentesilea mentre la uccide. Ma in Frans Hals c'è la gioia ironica e vivace della bohemienne.
Perché, stabilendo un nesso con l'iscrizione "Et in Arcadia ego" dei due famosi quadri del Guercino e di Poussin, occorre accettare l'ambiguità del significato. La Morte dice: "Io sono anche in Arcadia" o dice: "Anch'io faccio parte dell'Arcadia"?
Questi aspetti, strettamente legati all'erotismo, cerchiamo di fingere che non esistano: in amore ci si può sentire più vitali, ma meno liberi (perché ci si sente invasi dall'altra persona).
E se invece di essere invasi, accettassimo noi liberamente di farle posto?
21 aprile 2009

Exechias: Achille e Pentesilea 525 a. C. Londra, British Museum

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