mercoledì 11 giugno 2008

47. Il camion della frutta

Al martedì mattina vado in via Leopardi, perché è lì che parcheggia il camion della frutta. Se non ci riesco al mattino, nel pomeriggio lo trovo davanti alla scuola media in via Sgambati. A volte, ma di rado, ci vado anche il sabato mattina in via Palestrina, vicinissima all’entrata del parco. Antonio sarà sui cinquant’anni, a vederlo sembra un direttore d’orchestra o un chirurgo, di quelli che camminano col codazzo a seguito: alto, pelle chiara,occhi azzurri, capelli bianchi precocemente, ma ondulati e folti.
Poi si mette a parlare e cambi idea, prima di tutto perché parla in brianzolo, se appena capisce che l’interlocutore è uno come lui - Antonio è leghista, naturalmente - e poi perché ha una sua sgarberia naturale, che viene fuori anche quando con lui c’è la moglie, che è piccola di statura, dimostra vent’anni meno di lui e sta quasi sempre zitta. Operosissima, non dà ascolto alle chiacchiere del marito, in genere di sport, altrimenti di politica alla sono tutti eguali, che non consente molte variazioni sul tema. Però il tempo per le chiacchiere è poco perché è un va e vieni di clienti, specie donne con borse e borsoni, di quelli con le ruote sotto. Diverse giungono accompagnate dai mariti, che stanno un po’ in disparte in attesa di portare la roba comprata dalla moglie fino alla macchina, parcheggiata magari duecento metri più in là.
Chi arriva dice immediatamente a voce alta: “Chi è l’ultimo?” sulla base di chi risponde si stabilisce l’ordine della fila, niente discussioni, se uno fa il furbo viene respinto con perdite, i brianzoli sanno essere spietati quando è il caso. Antonio cerca di trattar bene i clienti, che potrebbero aspettare venti minuti prima di essere serviti, distribuendo frutta di stagione da consumare espressa. Adesso tocca ai mandaranci - o mandarini o clementine - ed è bene non rifiutare sennò Antonio si offende. Così ognuno si trova col suo mandarancio in mano e il buon odore si sente tutto, specie quando con le unghie si toglie la buccia, che secerne goccioline di liquido odorosissimo, meglio del dolciastro delle arance o dell’astringente dei limoni - ma gli odori degli agrumi vanno bene tutti e le aziende che operano a colpi di profumazioni lo sanno da decenni, mi piacerebbe che le chiamassero odorazioni però, perché stiamo sul mangereccio.
Fra un po’ comparirà il motocarro con i due della nettezza urbana: non c’è transazione in moneta, semplicemente si portano via le cassette vuote sgombrando il marciapiede ed Antonio riempie - a sua scelta - due sporte di frutta e verdura e gliele dà.
Lì incontro spesso due personaggi noti a tutti, il primo è Lamberto, nom de plume. Per anni l’ho scambiato per un adolescente, ma Lamberto di anni ne ha cinquantadue appena compiuti. Gira a piedi col casco in testa, il casco ha la protezione di una ampia griglia di ferro davanti alla faccia. Spesso ha anche una griglia del genere sul gomito del braccio destro. Lamberto ha degli attacchi di panico, ogni tanto, specie quando sente suonare forte il clacson di un’auto. Alza gli occhi al cielo e cade per terra, le griglie lo aiutano a non farsi male. Se ne sta vicino al camion, aiuta Antonio e dice la sua su tutto, in una lingua che solo i brianzoli capiscono. Lo trattano bene senza complimenti, ma con tolleranza piena; un mese fa spostando una cassetta di cachi è inciampato ed i cachi e lui sono finiti per terra. Nessuno ha riso o si è agitato, hanno semplicemente dato una mano a Lamberto, che era rosso di vergogna.
Poi c’è la Piccola Signora, alta meno di un metro, avrà cinquantacinque anni, va in giro con la bici Graziella - quella delle bambine - e con due borsone che messe una sopra l’altra sono alte come lei. La Piccola Signora è intelligente e vivace, la sua opinione è ascoltata con attenzione da tutti; sempre spiritosa, mai sarcastica. Ama la vita, è una curiosona che si interessa di tutto, l’ho vista persino firmare le liste elettorali dell’Italia dei Valori, portando il braccio più in alto della testa per arrivare al tavolo, per lei una abitudine.
Antonio è contento del suo lavoro, che vuol dire alzarsi di notte per essere presto ai mercati generali. Ha avuto anni duri, quando i fruttivendoli di Monza gli facevano la guerra e si trovò diverse volte con tutte le gomme tagliate. Ma adesso la guerra è finita, diversi hanno chiuso e i supermercati hanno evidentemente altro a cui pensare: si paga il 30% di più e in compenso la roba è meno fresca. Da anni Antonio ha il registratore di cassa che emette regolare scontrino. Ecco, ha finito di servirmi, posso tornarmene a casa, prima però Antonio inserisce due pere o due mele in una delle mie sporte, fa sempre così.

Willem van Mieris: La verduraia 40x34cm 1731
Wallace Collection, Londra

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