mercoledì 11 giugno 2008

23. I Bei Momenti

Quando ideai la serie dei Bei Momenti tutto mi pareva semplice: un posto incantevole e poco noto -ce ne sono tanti in Italia- su cui scrivere un testo piuttosto breve con tre o quattro immagini al massimo.
Il nome originale era piuttosto curioso: Il Fungo Simbionte e sotto sotto ci sono rimasto affezionato. Ritenni opportuno mutarlo in I Bei Momenti per renderlo più comprensibile, ma anche perché c’entrava Mozart. Pensavo, sia per i testi che per le immagini, di utilizzare Google con chiavi di ricerca piuttosto sfiziose sennò sarei stato sommerso da troppe informazioni. Una cartella Word, una serie di copia/incolla e il lavoro per metterci del mio, nell’incontro col Bel Momento.
Ma successero due cose. La prima fu che non è vero che in rete c’è tutto, alcune informazioni essenziali a volte non si trovano e anche per le immagini il gioco poteva farsi difficile. La seconda fu che volli approfondire, non un tocco e via, quindi mi occorrevano testi migliori e immagini più numerose e più belle. Dovetti quindi ricorrere alla mia biblioteca ed imparare ad usare lo scanner.
I miei testi erano di vario genere: i Tesori d’Arte Cristiana, i Classici dell’Arte Rizzoli, ma anche gli Art Dossier delle edizioni Giunti, le vecchie edizioni dei Maestri del Colore e di L’Arte Racconta e altri testi miei o trovati alla Biblioteca Civica di Monza, per problemi specifici.
Fu un bel giorno quello in cui mi avvidi che avevo in casa un’arma notevole, a saperla usare bene: l’Enciclopedia Universale dell’Arte, realizzata diversi decenni fa sotto gli auspici della Fondazione Cini. E’ una enciclopedia monografica, per questo dico che bisogna saperla usare, perché devi andarti a leggere diverse voci in volumi diversi, ma ti aiuta molto un volume indice assai ben fatto.
Così nella bella stagione mi mettevo in terrazza contornato da opuscoli, libri e libroni, tutti aperti perché dovevo costruirmi il raccordo fra le informazioni man mano che le trovavo. C’era anche qualche volume della Enciclopedia ed era ingombrante. Ma dominava sugli altri per un motivo singolare: il suo odore leggero, ma persistente e gradevole. Ci giocava la rilegatura, con la tela ed il cartone, di quello buono però, e anche le vernici che usarono, ma ci giocava anche la prima metà del volume, quella del testo -nell’altra ci sono le immagini- con la sua carta buona e spessa, da toccare e da sentire. Più che in pagine, l’Enciclopedia è suddivisa in colonne, due per pagina, anche la bellezza dei caratteri ha la sua parte, come tutta una serie di disegni in bianco e nero -di architettura, ma non solo- inseriti nel testo.
Ho passato pomeriggi di incanto sfogliando questi volumi non tanto per sfogliare, ma cercando in modo motivato delle informazioni che per me erano preziose. Sentivo l’odore della cultura in azione e mi andava benissimo: tanto impegno niente pedanteria. Ho smesso da tempo di scrivere Bei Momenti, mai dire mai, forse riprenderò.

Paolo Veronese: Giustinia Giustiniani e la nutrice
(degli affreschi di Villa Barbaro a Masèr) 1560-61

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