mercoledì 11 giugno 2008

19. 21 aprile 1945

Avevo sei anni da pochi giorni e la mattina dell’arrivo degli Alleati ero in via Zamboni a Bologna, in prima fila perché da dietro non avrei veduto. Soldati con uniformi bellissime -erano le tute mimetiche- e un’aria molto vissuta, e pensare che avevano solo vent’anni. Armi di ogni tipo, pulite e luccicanti.
Non fu come in certe fotografie di soldati ridenti abbracciati da ragazze. Questi erano seri, presi dal loro compito -arrivare in Piazza Maggiore, credo- e ci guardavano poco. C’erano degli applausi sentiti ma brevi, perché anche gli adulti erano a bocca aperta.
Gli odori formidabili di quel giorno vennero dalle benzine e dalle gomme -sia nuove che bruciate. E’ facile dire oggi che sono puzze, ma così non era allora, la prima volta che le si sentiva, così forti e coerenti con quel che accadeva. Tutti erano motorizzati, non vidi nessuna colonna a piedi, salvo alla fine con i partigiani. Nei mesi precedenti non avevo notato automobili o mezzi militari per le vie di Bologna, neppure sfilate di soldati.
Stavamo quasi sempre chiusi in casa, sfollati dalla Stazione Centrale troppo minacciata dai bombardamenti. Qualche volta di notte toccava andare nei rifugi antiaerei, che si stava tutti zitti e seduti con la schiena accostata al muro guardandoci in faccia, in attesa della sirena del cessato allarme.
Alcune settimane prima ci fu una camminata veloce per via Indipendenza, con la mamma che stringeva forte la mia mano, e dall’altra parte aveva mia sorella. Era la mattina in cui cercava di rintracciare il babbo, preso dalle Brigate Nere. Il babbo era un ferroviere fra i tanti, a sistemare i binari dopo i bombardamenti, ma in quei giorni i fascisti disperati tiravano colpi a caso, per fortuna fu rilasciato. La notte prima avevamo dormito chissà dove su un materasso disposto sul pavimento, mia sorella con la testa da una parte ed io dall’altra, con i piedi ci si scontrava.
La consapevolezza venne anni dopo, e compresi anche quel che significava il silenzio, dopo la fine della colonna americana, del grande carro con sopra decine di uomini non in uniforme, con lo sguardo duro, ammirati e temuti dalla gente per strada. Erano i partigiani, gli ultimi mesi erano stati crudeli, molte le spiate e le conseguenti uccisioni. Nel pomeriggio di quel 21 aprile andarono casa per casa, sapevano chi cercare e dove cercarli.
Per me quella mattina fu come se mi avessero regalato un colossale gioco, senza che io sapessi che cosa fossero soldati, fucili, carri armati e jeep. Non so dire se ne fossi felice o no, fui semplicemente travolto dalla meraviglia. Un giorno discriminante, del dopo ho tanti ricordi, del prima pochissimi.

P.S. Sulla destra, una fotografia scattata il 21 aprile 1945 in Piazza Maggiore a Bologna.

2 commenti:

Habanera ha detto...

Ho letto e sentito raccontare tanto su quella sciagurata guerra (e sulla sua conclusione) ma poche volte l'ho sentita sulla mia pelle come mi capita leggendo queste tue parole.
Quello che non finisce mai di sorprendermi è la tua capacità di ricordare con tanta precisione, e a così grande distanza di tempo, non solo gli avvenimenti ma anche le sensazioni provate.

Buon 25 Aprile
H.

Solimano ha detto...

Habanera, vedi mo' che succede ad avere un provider della posta farlocco?

Di questo tuo commento graditissimo mi sono accorto (per caso) solo oggi, che è il primo maggio, mentre tu il commento l'hai scritto il 25 aprile. Gemellaggio fra le date.

La capacità del ricordare, non è solo mia, ce l'hammo tutti. Però ci si dimentica che non di ricordare si tratta, ma di vedere. Vedere anche le sensazioni, gli stessi pensieri.
Se lo vedi, lo importi nel tuo presente, altrimenti sei tu cha affondi nelle nebbie del passato-passato. Peggio di un passato di verdura! Passato-presente ha da essere, non è difficile, ma semplice. Ma noi amiamo le cose difficili perché ci permettono di mentire. Così possiamo evitare di cambiare e confermarci in sfighe ventennali.

Il ricordare comunemente inteso offusca. Introduce cause, effetti, fini. Ha fretta di giudicare e di gerarchizzare. Mentre il fatto (visto, sentito, pensato) sta lì e basta ascoltarlo.
Buon primo maggio!

saludos y besos
Solimano