mercoledì 11 giugno 2008

18. Aperitivo in Concerto

Milano, per la musica, non è soltanto la Scala.
Diverse associazioni -alcune molto antiche- organizzano ogni anno corposi cicli, specie per la musica sinfonica e quella da camera. La sala grande del Conservatorio Giuseppe Verdi è frequentemente usata; non sarà bella, ma è capiente -circa 1800 posti- ed ha una splendida acustica. Quasi ogni sera c’è un concerto, della Società del Quartetto, delle Serate Musicali, della Società dei Concerti, e non finisce qui, si fa musica anche da altre parti: all’Auditorium, a San Maurizio -specie la musica antica- al Teatro Dal Verme e in grandi chiese per i concerti d’organo.
Poco più di vent’anni fa sorse la serie Aperitivo in Concerto. L’idea fu di Fedele Confalonieri, l’alter ego di Berlusconi: fare musica la mattina della domenica al Teatro Manzoni, che a Milano è il tempio del teatro leggero, di quella che una volta era la rivista. Gran bel posto, comodissime poltrone di velluto rosso, in centro città: alle 11 di domenica mattina ascolti musica per un’ora, ti prendi l’aperitivo e torni a casa tua. Tutto gratis, agli inizi.
Molto curiosi, la domenica alle 10.30 eravamo già lì e riuscimmo a piazzarci nelle prime file. Guardandoci intorno, vedevamo poche delle facce consuete, e anche dall’abbigliamento si capiva che c’era un altro mondo, lì dentro: si oscillava troppo dall’ingessato al disinvolto. L’esecuzione musicale andò benissimo, malgrado i colpi di tosse, che al Conservatorio sarebbero stati immediatamente zittiti. Confalonieri, nella scelta degli artisti, aveva molto gusto, e sapeva i giovani con un bel futuro davanti.
Finisce la musica, brevi applausi, e vediamo che tutti si avviano con risolutezza verso il fondo della sala da cui provenivano rumori di bicchieri e posate. Si aprono le tende, ed appare l’Aperitivo, il giusto premio per gli improvvisati musicomani della domenica. Uno spettacolo: cannoli alla crema e ogni tipo di paste dolci, ma anche pizzette e stuzzichini a volontà. Migliaia e migliaia di piccole cose, quale dolce e quale amara, tutto annaffiato da ottimo spumante italiano, una gragnuola di tappi, torrenti di schiume. Un magnifico e munifico odore di festa, pari a quello di mille pasticcerie, gratis, era la quintessenza della Milano da bere, allora trionfante.
Tutto ciò per i primi dieci minuti, poi divenne gioco al massacro, nuova gente affluiva e quelli che avevano già avuto tornavano insaziati alla carica. Ho ancora negli occhi una signora giovane, dotata di splendida pelliccia, che con le dita della mano destra difendeva tre o quattro cannoli stringendoli sino all’ingloriosa fuoriuscita della crema, di un giallo vivo, che insozzò una manica della pelliccia. Continuò a lungo l’avventarsi di quella gente palesemente ben provveduta, tutto per scroccare un cannolo in più o un rimbocco nel bicchiere di spumante.
Alla terza domenica, l’Aperitivo fu abolito, restò solo il Concerto, e qualche tempo dopo l’ingresso non fu più gratuito. La lodevole iniziativa continua ancora oggi, dopo più di venti anni: ascoltano musica -e pagano, per questo- poi, alle 12.30 ognuno se ne va per i cannoli suoi alla pasticceria prediletta.

La pianista Lilya Zilberstein, che suonò ad uno dei primi
Aperitivi in Concerto al Teatro Manzoni di Milano

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