Il giorno dopo era di riposo, e lo trascorrevamo al Caffè Val d’Anna, circa venti minuti di strada a piedi dal centro di Ortisei. Due sorelle sui trent’anni, una mora e l’altra bionda, lo gestivano, vestite entrambe col costume ladino. Ogni sospetto di Heidi era smentito dal loro carattere cortese e deciso, specie per la mora, la mia preferita: passava dal tedesco all’italiano al ladino con fluente naturalezza, sapeva prima che tu aprissi bocca che lingua usare.
Due brutti di bosco con barba regolamentare e grembiulone blu erano i mariti, indaffarati fra cucina e provviste, legnaia e cantina. Un circo pregevole e senza inganni, le sorelle trapeziste, i mariti porteur, noi i soldi li spendevamo volentieri.
Verso l’una si mangiava, seduti ai tavoli all’aperto. Ero di gusti semplici: minestrone ( senza wurstel!), e un piatto largo, che rappresentava per me l’odore del Val d’Anna: sfrigolìo di uova fritte con l’olio su una base di speck e formaggio montanaro, e la collaborazione straordinaria della resina delle conifere alla loro quota giusta, attorno ai 1500 metri: sopra rimpiccioliscono, sotto, meglio le latifoglie. Infine, la golosità dello strudel o della torta con i lamponi.

Il Val d’Anna era ben frequentato, non dalle scarpe di città usate dagli struscianti del centro di Ortisei - mai ho capito a che pro’ ci venissero, neppure dagli scarponi dei rocciatori, impegnati a quell’ora nei sentieri più esposti. Poche nonne, diversi bambini, ma soprattutto persone come noi, a riposo per un giorno fra una escursione e l’altra.
Avevo un mio piccolo zaino: kway, borraccia, maglione, un libro, i giornali, ma soprattutto l’astuccio e un notes da disegno. A volte toccava alle pigne, ma le fuchsie mi attiravano di più, per i tanti fiori penduli e le corolle aperte: col carboncino o la sanguigna riempivo un foglio, cospargendolo poi col fissativo. Ogni tanto usavo anche la matita e c’era la tentazione della gomma, meglio qualche segnaccio in più, ma il disegnatore dilettante cade nella trappola del perfezionismo. La felicità non è nel disegno compiuto, è mentre si disegna, minuti uno via l’altro in cui non si ha percezione del tempo, a volte era l’odore del caffè a riportarmi in terra. Il Caffè Val d’Anna l’ho trovato in rete, ma le fotografie non gli rendono merito e non ho riconosciuto le due sorelle, saranno state impegnate fra un tavolo e l’altro, le due trapeziste non perdevano tempo.
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