lunedì 9 giugno 2008

L'amore cattivo

L'amore cattivo è un argomento che può non finire mai. C'è stato un pittore, fra '500 e '600, non fra i più noti, Cristofano Allori. Di lui è famoso un solo quadro, facilmente reperibile in Google: "Giuditta con la testa di Oloferne", non è un capolavoro, in quegli anni il tema era trattato anche dal Caravaggio, fra gli altri. Ma qui la testa di Oloferne è l'autoritratto di Cristofano, in primo piano, mentre Giuditta, che tiene con la mano la testa di Oloferne, è l'amante di Cristofano. Rappresentazione geniale della possessione amorosa, dell'amore cattivo, perché è proprio quello che succede: non si è più padroni dei propri pensieri, i neuroni sono completamente occupati dall'altra persona, e non si riesce a liberarsi, pur provandoci in continuazione. Si decide di telefonare fra un mese, e dopo dieci minuti si è lì, con la cornetta in mano, si scrivono lettere, e le si straccia prima di imbucarle, ci si aggira in continuazione attorno alla casa dell'amata - che poi non è più amata, forse è odiata ma è sempre lì, nella nostra testa - si continua a parlarle ad alta voce per strada, si inventano frasi, insulti, rimbrotti, ripicche. Si litiga con gli amici, si rischia di perdere il lavoro, non si danno esami alla università, si diventa la favola del quartiere, dell'ufficio, dell'albergo. Non si legge più, ascoltare musica ferisce, si interrompe a metà una partita di tennis, si esce durante un concerto. E' facile dire che lei è crudele, magari è una persona normale, che ci ha messo sull'avviso e che ora è solo imbarazzata. Oppure no, gioca su di noi una sua losca partita - di cui non può fare a meno, folie à deux - per cui ci rincorre quando cerchiamo di allontanarci, salvo infierire appena ci riaccostiamo. E la salvezza della creatività non c'è più, perché non c'è più l'innamoramento. Qualche fiammata, ogni tanto, poi il continuo rumore di fondo, che ci porta a passeggiare per strada alle due di notte, ad accendere una sigaretta quando l'altra non è ancora spenta, a mangiare come dei maiali oppure come dei canarini - è la stessa cosa. Può durare mesi, anche anni, uno stato simile. Ed anche quando il tempo, galantuomo in ritardo, attutisce finalmente la possessione - il tempo e la distanza - anche allora la ferita non si cicatrizza, rimane in noi l'indisponibilità a vivere con naturalezza un nuovo incontro - magari abbiamo incontrato la persona giusta, quella che fa per noi - diveniamo al tempo stesso deboli e prepotenti. Non solo, ogni rapporto con gli altri è inquinato, non ci fidiamo più, non siamo più degni di fiducia. Tutto perché la strada maestra, quella della autostima, l'abbiamo abbandonata, o non l'abbiamo mai avuta. Crediamo che il nostro problema sia quello di non essere amati, non è così, siamo noi che siamo incapaci di amare, a partire da noi stessi. L'amore infelice, cioè l'amore non ricambiato, può essere occasione di crescita, ha dignità, coraggio, finezza; l'amore cattivo, la possessione no, è una sciagura senza grandezza da cui si esce tardi e male. Anni perduti.
30 ottobre 2006


P.S. Nelle immagini c'è Isabelle Adjani nel film "Adele H" (1975) di François Truffaut.

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