mercoledì 14 aprile 2010

Se promener à la plage

mazapegul




Robert ci indica la via da seguire, tenendosi a qualche metro dalla battigia per non bagnare i calzini; Isabel e io stiamo coi piedi in acqua. Tredici anni fa, Robert e io, che ci eravamo appena conosciuti, avevamo lasciato a metà una discussione sul cinema, che ora riprende da un punto a caso: lui è un cinefilo appassionato, io uno che rimugina per anni sui pochissimi film che vede. Isabel aggiunge alla discussione i suoi film, soprattutto quelli portoghesi che, come tutte le cose portoghesi, sono pressoché sconosciute al di fuori del Portogallo e degli appassionati di Tabucchi.
Eccezion fatta per Saramago, che è però antiportoghese, se parla quindi malvolentieri.

Nell'ora calda del dopopranzo le spiagge sono semideserte, a parte qualche modesta famiglia portoricana e gli onnipresenti pellicani. Vedo Robert per la seconda volta in vita mia: non ci eravamo nemmeno riconosciuti, anche se io avevo un chiaro ricordo di lui, e lui di me. Abbiamo degli amici in comune, di cui parliamo a lungo. Luis, le cui tracce si sono perse nel corso di continui spostamenti per il mondo (andai la prima volta a Portorico per visitare lui; poi andò in Colombia, in Inghilterra e l'ultima volta che ci siamo sentiti era in partenza per New York con la moglie colombiana e il figlio appena nato). Haedeh, che conobbi a una scuola estiva a Pittsburgh (lei studiava in Indiana, io in Missouri)), quindi sostituì Luis a Portorico, dove sposò un astrofisico cinese. Adesso è in Inghillterra e ha due bambini. Scrive in diversi social network; perlopiù in persiano, ma ogni tanto si trovano frasi in inglese, profetiche o interiori ("Just watched twilight. Got very bored with it.").
Sapere che Haedeh e Luis sono in movimento, nella vita e sulle carte geografiche, mi dà un'impressione simile a quella di sentirmi il sangue nel polso: la circolazione ematica del pianeta procede con il consueto brio.

Passati gli alberghi e gli ultimi, modesti quartieri, la spiaggia corre di fianco a un costone roccioso rigoglioso di piante. Ci stiamo raccontando film di fantascienza di serie Z: L'attacco della donna alta 50 piedi e simili. Quando non li vede a Portorico, Robert li vede a Barcellona o a Parigi. Ovunque lo spinga il lavoro, sa dove si trovano le cineteche più imbucate.
Le mareggiate hanno divorato la spiaggia in più punti, dove si deve camminare in mezzo agli scogli con l'acqua sopra le ginocchia, sotto lo sguardo incuriosito dei pellicani. Isabel e Robert stanno cercando d'indovinare cosa mai sia successo a John e Mary, protagonisti di una storia-indovinello che li impegna per diverso tempo.
Robert è libanese, ha fatto il dottorato negli USA, poi è spiaggiato a Portorico, da cui non è più riuscito a uscire. Ha migliaia di libri conservati in delle casse, che riempiono una stanza della sua casa.

L'albergo che Robert cercava appare dopo un paio d'ore di cammino. E' seminascosto dietro a un boschetto di palme e altri alberi. C'inerpichiamo lungo la ripa e giungiamo a uno spiazzo ombreggiato, elegantemente arredato da tavoli e sedie arzigogolati in ferro, verniciati di bianco. Il cameriere, in divisa bianca con bottoni e alamari dorati, si lascia sfuggire una appena percettibile espressione di disgusto, poi viene a prendere i nostri ordini con compostezza parigina. La professionalità è soprattutto questa: accogliere con rispettoso distacco anche il trio di barboni sudati emersi a piedi nudi dalla spiaggia.
Mentre guardo i pellicani tuffarsi a caccia di pesce e bevo il vino bianco fresco, ma non gelato, che Robert ci ha voluto offrire, mi pare di capire meglio alcune scene estive dei film di Rhomer.

Torniamo al nostro albergo risolvendo altri indovinelli, parlando di libri e cercando una via agevole in mezzo all'alta marea. E' probabile che non veda mai più Robert; che il filo della nostra discussione rimanga sospeso definitivamente. Anche se non è, matematicamente parlando, della nostra famiglia, verrà a cena con un residuo gruppetto di conferenzieri, riuscendo a concentrare su di sè con l'aria di non volerlo, con ironia e saper stare in compagnia, tutta la tavolata.
Io e Isabel ci occupiamo di argomenti assai diversi, ed è stato un irripetibile caso incontrarsi a una conferenza che ospitava insieme le nostre aree di ricerca.




3 commenti:

Roby ha detto...

Accidempolina, Maz, non so nulla della Donna alta 50 piedi! Puoi darmi maggiori particolari? Sono anch'io una grande estimatrice di certe deliziose pellicole di serie Z!!!! L'altro giorno ho beccato su un canale locale un film con Jane Seymour (la Signora del west in TV)e Taryn Power (sorella di Romina), entrambe forse neppure diciottenni, impegnate a combattere le divinità dell'Olimpo o roba del genere...

Divagazioni a parte, trovo notevoli le tue riflessioni su queste amicizie -come dire?- "a singhiozzo". Forse non vedrai più Robert, forse sì. Ma forse, appunto, non è questo quello che importa... E' la vita che pulsa e che fluisce. Appunto.


R.

ottavio ha detto...

Ehi Maz, quanti spunti dalla cronaca di un pomeriggio tropicale.
In primis Seurat, l’immagine nel post. Proprio oggi il mio quotidiano conteneva come inserto il depliant di una serie di mostre che si terranno a Rimini tra ottobre 2010 e marzo 2011. Una di queste è intitolata “PARIGI -. Gli anni meravigliosi (Impressionismo contro Salon)” e uno dei quadri esposti sarà la Spiaggia di Bas-Butin a Honfleur, dello stesso periodo del tuo Ospizio e faro. Bellissimi ambedue. Spero di riuscire ad andarci.
Poi l’incrocio di nazionalità (e di continenti) dei tuoi amici e colleghi: Colombia, Libano, Cina, Persia, solo per quelli citati. L’autunno scorso ho letto l’interessante libro di T. Dobzhansky “L’evoluzione della specie umana” in cui si parla di evoluzione e di genetica (per farla breve). Questa scambio di geni produrrà in un paio di generazioni la stessa evoluzione che avrebbe impiegato in passato migliaia di anni!
E infine, una passeggiata di ore sulla spiaggia per raggiungere un albergo tra le palme (che atmosfera coloniale!) e intorno i pellicani che pescano. Roba dell’altro mondo!
Saluti (con un po’ di invidia)
Ottavio

mazapegul ha detto...

Robina cara, della Donna Alta 50 Piedi ho visto solo alcune scene, piu' le citazioni in un cartone amato da Angelica. Trovi locandina e descrizione (in inglese) in

http://en.wikipedia.org/wiki/Attack_of_the_50_Foot_Woman

Robert, ovviamente, l'ha visto tutto, piu' volte.
L'incontrarsi casualmente, e solo a distanza di molti anni, uniti solo da un paio d'amici comuni e dalla professione (e da alcune meditazioni comuni, e da una generale curiosita' per le cose): basta questo a rendere familiare e piacevole un pezzo di mondo, almeno nell'immaginazione.

Ottavio: dimmi quando verrai a vedere la mostra. Magari ci si va insieme.
Io (e cosi' Isabel) ho fatto un percorso molto piu' casalingo, riducendo la permanenza all'estero ai pochi anni del dottorato. Per altri e' stato l'inizio di una vita zingara; per predisposizione, per mancanza di un posto di lavoro stabile; perche' ci s'e' sposati con altra gente zingaresca.
Nella mia immaginazione, anche a me piacerebbe vagare da un posto all'altro; di fatto sono abbastanza sedentario. Mi da' pero' sicurezza sapere che c'e' gente, tra i miei vecchi amici, che fa questo tipo di vita. Significa che nel mondo c'e' apertura; che, se io non mi muovo, non e' perche' non ce n'e' la possibilita'.
Non ho detto tutto l'essenziale su Luis (originario di Madrid), ne' su Haedeh (di Theran). Due persone che mi hanno in qualche modo segnato (anche se Haedeh l'avro' vista quattro o cinque volte in tutto). [Sono anche stati per breve tempo legati sentimentalmente; e hanno insieme scritto un libro di matematica per i college americani. Poi sono rimasti amici, anche se, girovagando, le occasioni per incontrarsi sono pressoche' nulle].

Ciao,
Maz