sabato 6 marzo 2010

La gatta barbona

Solimano

Judith Leyster: due bambini con un gatto
1629 61 x 52 cm Collezione privata

16 novembre 2003
Venerdì sera sono andato con amici a sentire Umberto Galimberti al teatro Manzoni di Monza, ma la cosa più interessante della serata è stata la gatta barbona.
Il teatro era pieno, più donne che uomini, le età c'erano tutte.
Galimberti è un enfant du pays che a suo tempo se ne è andato da Monza dicendo Uffa!
Mi era piaciuto di più a Villasanta, alcuni mesi fa, anche perché c'era un auditorium ad anfiteatro, quindi più coinvolgente, con delle bellissime poltrone rosse. Il Manzoni ha quell'aria un po' così, da tomba di Radamès, e vabbè.
Il tema era "l'uomo e la tecnica", e Galimberti ha fatto un refrain dell'articolo uscito su Repubblica qualche giorno fa. Ma non è stata lì la questione, è stata invece nel fatto che lo stanno trasformando in guru, il Galimberti, e lui abbocca. Un guru, per definizione, sa tutto, e dice la sua su tutto. Mentre non si può sapere tutto, e Galimberti l'altra sera è scivolato in affermazioni improbabili su due temi: l'etologia ed il metodo scientifico, vedi caso due argomenti che stanno a cuore a me ed a un amico che era con me. Ma degli scivolamenti se ne sono accorti in pochi perché l'oca Martina è spesso l'unica cosa di Lorenz che si sa in giro.
Tutto sul 7+, comunque. Però poi c'era il dibattito. Il primo che voleva far domande (cioè dire la sua, come succede in tutti i dibattiti), ha iniziato così: “Buonasera, sono l'avvocato Panzacchi” ( o qualcosa del genere). Oddio!, ho pensato; ho guardato l'amico e ci siamo capiti al volo: programma, il giro dei trani. Fra un trani e l'altro abbiamo dato una buona sistemata ai problemi di questo mondaccio.
Poi lui mi fa: “La sai la storia della gatta di Carlo?” (un altro amico che sta a Bologna). Bene, la gatta in questione, felice da dieci anni, si è vista arrivare una gattina fresca fresca nella sua casa (la casa dal notaio è intestata a Carlo, ma in realtà è della gatta). Ha cercato di convivere, poi non ce l'ha fatta più: se n'è andata. Cioè, vive sempre lì, attorno al giardino condominiale, ma in casa non entra più. Vanno fuori a metterle in certi posti il piattino col latte e col macinato: lei aspetta che tornino in casa e poi sparecchia. La gatta barbona!
Il mio amico ci ha costruito sopra un castello, anche i gatti hanno i sentimenti, robe così, bla bla; io ritengo semplicemente che la gatta abbia sentito l'odore della situazione, ed è un odore che non le piace. Stop. Nuova vita con un odore più piacevole o meno spiacevole.
Ma chissà come rimpiangerà la casa in cui ha vissuto per tanti anni! Storie, non rimpiange nulla, elle ne regrette rien, rien de rien. Ne sono etologicamente convinto. Qualcuno potrebbe pensare che io disprezzi i gatti. Assolutamente no, hanno una marcia in più rispetto agli esseri umani. Lo sanno benissimo, fanno solo finta di non saperlo.

P.S. Questo brano faceva parte di Stile Libero, il diario che scrissi dal 2003 al 2007 su Ulivo Selvatico. Prima avevo cominciato un altro diario sul blog di Claudio Sabellli Fioretti, dove scrissi dal 19 giugno 2002 al 14 dicembre 2004. Entrambi i diari li inserirò nella biblioteca di Stanze all'aria e alcuni brani li pubblicherò anche in home page, come questo. (s)

Gainsborough Studio di gatti 1765-70 310 x 447 mm
Gesso su carta Rijksmuseum, Amsterdam

1 commento:

zena ha detto...

Solidarizzo con la gatta barbona (anche con le perplessità su guru e dintorni).
Nella mia casa d'origine sempre e solo un cane per volta.
Ho avuto per baby sitter anche uno spinone, e,come compagna di giochi, successivamente, una pointer.
Caratteri incompatibili: permaloso il primo e iperattiva la seconda...
I gatti che han convissuto a casa mia son sempre stati parenti: madre e figlio, per lo più, con figlio sottomesso.
Leggo sempre volentieri i libri di Celli sui gatti: aprono orizzonti di comprensione. Sui cani ho solo esperienze sul campo, invece...