giovedì 25 febbraio 2010

Globalizzazione

Solimano

Verona: Il belvedere del Giardino Giusti

Quella sera, tornando a casa dal lavoro, ero praticamente sicuro di trovare mia moglie contenta. Gita scolastica a Verona della sua classe di scuola media inferiore: viaggio comodo, non molto distante, un itinerario sperimentato e sempre soddisfacente. E invece no, si capiva che non era del tutto contenta. "Mi racconterà" pensavo "inutile sfruculiare, nel giro di mezz'ora il rospo salterà fuori, non è una che se lo tiene dentro".
Difatti.
Il pullman era arrivato a San Zeno, e lì è cominciata la storia. Uno dei ragazzi, nel chiostro di San Zeno, tira fuori un panino dallo zaino e comincia a mangiare, continuando il gnam gnam anche in chiesa. Vabbè, siamo laici, ma non è un buon motivo per mangiare in chiesa. Mai vista una roba del genere. Poi, durante la spiega davanti alla porta di San Zeno, cominciano gli "uffa!" e si sente distintamente un bel "Che schifo!" Porta pazienza, il ragazzo a scuola andava maluccio e comunque era più un emarginato che un leader. Un disturbatore di tipo piccolo. Solo che il disturbo si fa cronico: sul Lungadige, a Castelvecchio, in piazza Brà, all'Arena, in via Mazzini, in piazza delle Erbe. Anche alla cosiddetta Casa di Giulietta (in realtà un palazzo Cappelletti, da cui Capuleti) che le ragazze si giuliettizzano tutte, figurarsi. E questo continua col suo sdegnoso ron ron.
Nel pomeriggio, a Sirmione. Immaginatevi Sirmione di primavera in un giorno feriale, senza turisti indomenicati fra i piedi. Al ragazzo non stavano bene né il Castello Visconteo né le Grotte di Catullo né la passeggiata lungolago. Niente. Ma possibile! Finché un'insegnante chiede: "Ma che cosa hai visto di più bello o di meno brutto?". E il ragazzo gonfia le gote e lo dice, il suo tronfio motivo: "Quindici giorni fa sono stato alle Maldive. Non c'è confronto". In casi così o schiatti o ti rassegni. Si rassegnarono: come si fa a spiegare che Can Grande della Scala, che Dante, che il Pisanello... le Maldive! "E tu cosa avresti fatto?", mi chiese mia moglie. "Io gli avrei detto: sì, le Maldive non sono male, ma vuoi mettere, le Laccadive? Dì ai tuoi genitori di portarti, e la vedrai la differenza. Non c'è confronto". Chi di Maldive colpisce, di Laccadive perisce.
Vanno alle Maldive prima di conoscere Verona e Sirmione, mangiano il kiwi prima della mela, guardano la finale della Coppa dei Campioni e non hanno il cortile dove tirare due calci alla palla... E i genitori: "Sta venendo su bene, il Carletto, l'abbiamo già portato alle Maldive! Peccato che la prof non lo capisca".

P.S. L'immagine a fianco è una tarsia lignea di Giovanni da Verona nella Chiesa di Santa Maria in Organo di Verona.

Verona: Il Ponte Pietra

7 commenti:

Silvia ha detto...

I ponti d'ingresso al tramonto, lasciano senza fiato. Come sul Mincio a Mantova, sul Tevere o sulla Senna. Forse anche sul Tamigi o a NY se ci fossi stata. Ma a Verona, ascoltando l'Adige, coi cieli espressionisti spazzolati dalle vicine colline che sovrastano la meraviglia dell'architettura, sento che questa città in un qualche modo mi appartiene. Passeggio dentro sue strade con una sensazione di familiarità antica, di piacere sottile, di aria di casa.
Bellissima casa, perchè Verona è una delle più belle città italiane.

Roby ha detto...

Altra risposta possibile: "Le Maldive? Ma dài, alle Maldive ormai ci vanno tutti!!! Avessi detto le Molucche..."

Sei anni fa, a Parigi, quello che la mi' figliola voleva vedere era solo (nell'ordine):
- Magazzini Lafayette
- Negozio Louis Vuitton sugli Camps Elysées
- il panorama dalla Tour Eiffel
- la Gioconda al Louvre (ma SOLO quella, saltando tutto il resto!!!)

L'anno scorso, a Londra, sono riuscita a tenerla metà giornata al British e l'altra metà alla National Gallery: mica male, visto il tipo... Comunque, in un museo -almeno- non ha mai masticato panini!!!!

Saluti partecipi alla moglie!

Roby

PS: Verona charmante: e pensare che non ci sono mai stata....

Barbara Cerquetti ha detto...

Non bisogna demoralizzarsi.

Quando mia sorella era piccola i miei se la portavano dietro ad ogni gita simil-culturale, nella speranza di istillare in lei un po' di curiosità.
Risultati fallimentari.
L'unica meta che destava una briciola di interesse nella pargola era il McDonalds.

Poi da grande è andata col moroso a fare una gita a Parigi e bam!, si è appassionata a Monet e poi da lì a tutta una serie di cose che segue e coltiva per conto suo.

Insomma: "non si può mai sapere da dove arriva una buona parola", siano le gite scolastiche, il fidanzato secchione o il focus dal dentista.

Riguardo alle Maldive, mah!, io mi accontenterei dell'Elba...

Solimano ha detto...

Silvia, fra le nove città in cui ho vissuto, volutamente non faccio classifiche perché le classifiche sono fuorvianti, sarebbero confronti impropri.
Per me sono come nove torte diverse, non nove fette della stessa torta.
Avrebbero poturo essere dieci: avevo la possibilità di lavorare per cinque anni a Parigi. Rinunciai per ragioni familiari ed era giusto rinunciare.
Eppure, anche se ci fosse Parigi, continuerei a metterle sullo stesso piano, perché conta la tua personalizzazione nel posto in cui vivi.
I ponti di Verona... visti dall'alto di Castel San Pietro... con la grande ansa dell'Adige che per tre quarti contorna la cità. E il Ponte Pietra, quello che ho messo nel post, proprio sotto Castel San Pietro. Ha origini romane con due piccole torri medievali dalle due parti, di cui una si vede nella fotografia. Sognai di poter abitare proprio lì, nella stanza non grande al primo piano di quella torre. Capisco Paolo Avesani, credo che chi è nato a Verona resti veronese per sempre (come nel famoso verso del Romeo and Juliet di Shakespeare).

grazie Silvia e saluti
Solimano

Solimano ha detto...

Difatti, Roby. Per Parigi succede a tutti così, mica solo a tua figlia.
La prima volta che ci si va, è quasi inevitabile andare in quei dieci posti famosi (compresi i Magazzini Lafayette e Louis Vuitton). Restando in tema negozi, la prima volta non si va in
Place Vendôme, in Rue du Faubourg Saint-Honoré, ne l'Île Saint-Louis, in Place Des Vosges.
Ma non è un problema: a Parigi, Londra, Roma si sa che si torna.

Non sei mai stata a Verona? Io un'idea per rimediare ce l'avrei, ne parleremo fra un mese o due.
Tieni presente che le immagini che ho inserito riguardano bellezze di Verona poco conosciute dal turismo normale. Il vantaggio non dipende dal fatto che siano più belle (o più brutte...) delle bellezze consuete, è che si è sicuri di non trovare affollamento. Come a Parigi: per conoscere e vedere bene Monet, meglio il Musée Marmottan che il Musée d'Orsay.

grazie Roby e saluti
Solimano
P.S. Però meglio le Laccadive che le Molucche, vuoi mettere: Lacca-Dive?
P.P.S. Come giardini a Parigi, consiglio il Parc Monceau, vicinissimo alla Casa-Museo Nissim de Camondo (dove sta scrivendo con la penna d'oca la giovane donna in apertura della nostra Home page...)

Solimano ha detto...

Barbara, beh, il McDonalds è molto più importante di quello che normalmente pensiamo, proprio da un pusto di vista culturale-comunicativo-organizzativo (in America hanno fatto persino la Hamburger University!). Io non ci vado mai perché non mi piace quel tipo di cibo, ma è meglio che ci siano i McDonalds, era peggio prima.
Non è il mio mestiere fare classifiche o sollecitare forzature parentali che inevitabilmente provocherebbero una reazione uguale e contraria. Sono stato - a gratis - una settimana alle Bermude, contentissimo di andarci e di starci.
E' un certo tipo di scorciatoie, che mi impressiona, è come se ci mettessimo a fare quattro chiacchiere fra amici camminando sulla corsia di emergenza di un'autostrada.
Le forzature non servono, sarebbero interpretate come sottrazioni di gradi di libertà individuale. Ma ci tornerò, facendo un esempio che riguarda proprio le Marche.

grazie Barbara e saluti
Solimano
P.S. L'isola d'Elba la conosco bene. Un gran bel posto, molto diversificato nel suo piccolo. Sembra che ogni anno ci siano più turisti che vadano all'Elba che in tutta la Sicilia, ecco un'altra cosa su cui riflettere.

Solimano ha detto...

Notizia di oggi, che mi ha colpito. Sabato 13 marzo noi qui di Monza facciamo la gita sociale.
E dove andiamo? A Lissone! Cinque chilometri da Monza... altro che Maldive o Verona o Sirmione.
Ma i motivi ci sono:

1. Visita al Museo d'arte contemporanea di Lissone (il Premio Lissone, negli anni del dopoguerra, era una delle più importanti manifestazioni, conosciuta anche all'estero). La spega ce la farà Luigi Cavadini, direttore artistico del Museo.

2. C'è una mostra temporanea: "Il grande gioco - Forme d'arte in Italia 1946-1989".

3. Mangiamo in compagnia. Il costo è altissimo: fra musei e mangiata un totale che sarà sui 25 euro a persona. Tocca fare il mutuo, stavolta.

E qualcuno dirà: "Robetta, sono già stato alle Molucche ed a Sesto San Giovanni".

saluti
Solimano