mercoledì 20 gennaio 2010

La moglie di Putifarre (6)

Solimano

Murillo: 1640-45 197 x 254 cm (part)
Staatliche Museen, Kassel

Come immagine di apertura, inserisco la Zuleykha di un grande pittore, lo spagnolo Bartolomé Esteban Murillo. Una Zuleykha vigorosa, popolaresca, assolutamente determinata nelle sue voglie giuseppesche. Ora possiamo guardare tutto il quadro, a una Zuleykha così è meglio dare la precedenza.

Murillo 1640-45 197 x 254 cm Staatliche Museen, Kassel

Giuseppe ha deciso per motivi suoi di andarsene di gran carriera, ma rimane lì bloccato per un momento. E' vero che il manto non è agganciato e scivolerà via, così Giuseppe riuscirà ad andarsene, per cui la vendicativa Zuleykha, non potendo essere manesca - come è nella sua natura - racconterà quattro storie a Putifarre (sarei curioso di vedere com'è il Putifarre di questa Zuleykha). Solo per colpa della mancanza della fibbia, altrimenti per Giuseppe non c'era scampo: con una donna così, questo Giuseppe, sebbene atletico, avrebbe dovuto rassegnarsi ad un felice destino. Il quadro smonta una volta per tutte la mitizzazione del Murillo come pittore di quadri con l'Immacolata Concezione. E' vero che ne ha dipinti tanti - aveva la sua convenienza - ma la sua natura non era quella. Ultimo di quattordici figli, aveva imparato bene la lezione familiare, visti che di figli ne ebbe nove, da Beatriz Cabrera, sivigliana come lui. Oltre che nelle Immacolate Concezioni, il Murillo si specializzò in carinerie: bambini, bambine, ragazzi e ragazze apparentemente del popolo, in realtà ben messi anche cpn addosso degli stracci. Il vigore che si manifesta qui, lo si trova sempre in Murillo, a ben guardare. Aveva sotto gli occhi i quadri di Zurbaran e di Ribera, suo tramite col Caravaggio. A questo fa pensare, al Caravaggio dei quadri napoletani, con una interpretazione più sulla forza di forme e oggetti che sulla luce: la camicia aperta di Zukeykha e la sua gonna scompigliata col bordo dorato non si dimenticano.

Murillo: c.1680 64 x 85 cm Collezione privata

Il quadro di Murillo di circa vent'anni dopo, si capisce meglio guardando le dimensioni; è piccolo, mentre il precedente è grande. Un quadro più da studiolo (studiolo di che?) che da salone di rappresentanza. Murillo riprende i movimenti del quadro precedente, che ricordava benissimo, aggiungendo due spezie: il nudo di Zuleykha e il cagnolino bianco e vivace che sbuca da una montagnetta di cuscini e di panni.

Carlo Cignani: c.1680 99 x 99 cm
Gemäldegalerie, Dresda

Siamo ancora attorno al 1680 quando Carlo Cignani dipinge la sua originalissima Zuleykha. Singolare anzitutto il formato ottagonale, che non è un dettaglio: il Cignani vi si attiene benissimo nella composizione, che non rappresenta l'intero delle figure, ma il groppo fra due gioventù in gara di beltà fra loro. Non si sa quale scegliere, Giuseppe forse è troppo ragazzo, ma con una Zuleykha così crescerà presto. La fortuna di Carlo Cignani, nel fare questo quadro, fu che non si ricordò solo della dolcezza eccessiva e a volte stucchevole di Francesco Albani, ma di Annibale Carracci, e soprattutto del Correggio, quello degli amori di Giove: la Leda, la Danae. Una sensualità come felicità dell'essere vivi e freschi come natura a maggio.

Carlo Cignani: c.1680 262 x 192 cm
Statens Museum for Kunst, Copenhagen

Ho scoperto in questi giorni un'altra Zuleykha di Carlo Cignani, eseguita anch'essa attorno al 1680. Zuleykha fa un gesto del tutto simile e l'acconciatura dei capelli è identica. Il quadro di formato ottagonale possiede un dippiù di concentrazione sul rapporto fra i due giovani quasi-amanti (salvo qualche pudicizia di troppo da parte di Giuseppe). L'ho scoperta in un sito che ha rappresentato una lieta sorpresa e di cui racconterò, perché credo che valga la pena: ogni tanto succedono anche cose belle, nel nostro paese. Poi ho trovato un'immagine più piccola a colori, che metto qui a fianco. Privilegio però l'immagine in bianco e nero perché è ora di rendersi conto che l'utilizzo delle immagini in bianco e nero non è detto che sia necessariamente una dimunutio, tutt'altro. Permette di fasarsi sui valori formali e sugli aspetti di luce e d'ombra da cui le immagini a colori potrebbero distrarre: non sempre la fedeltà dei colori è assicurata, anzi, generalmente non lo è, basta guardare due immagini a colori dello stesso quadro per rendersene conto. Gli studiosi, per stabilire confronti a tavolino, usano le immagini in bianco e nero. Stranamente, ho scoperto il fascino che hanno certe immagini in bianco e nero anche per i film a colori. In genere foto di set, ma non è detto. Discorso su cui tornerò, proprio in questa serie su Zuleykha.

In chiusura, inserisco un quadro di piccole dimensioni. E' del fiammingo Pieter Symonsz Potter. E' stato eseguito nella prima metà del Seicento e ne ignoro l'attuale ubicazione (credo sia passato in un'asta pubblica). Il quadro è ricco di umorismo voluto: l'impennacchiato, rintronato e panciuto Putifarre ha appena ascoltato la belloccia moglie Zuleykha (però panciutella anche lei), che dopo aver denunziato il fatto indica il manto. Putifarre ha un piede a mezz'aria, Zuleyka ha un vezzoso poggiapiedi. Il palesemente inoffensivo Giuseppe leva la mano con un gesto debole. Un uomo di fatica regge il mantello voltandoci le spalle e due serventi curiosi di Putifarre, in secondo piano, fanno fatica a non ridere. Rimaneva uno spazio vuoto nel cortile: il pittore ci ha messo un filosofo in corretta prospettiva e che sembra la persona più seria di tutte. Un piccolo e mirabile quadro di genere.

Pieter Symonsz Potter: prima metà del Seicento 40 x 52 cm

4 commenti:

Silvia ha detto...

Bellissime:) le guarderò con calma appena avrò un po' di tempo. Buon pomeriggio.

Nathalie ha detto...

Murillo ricordo un po' di Caravaggio io credo. (il chiaroscuro)

Silvia ha detto...

Decisamente più temperamentose queste mogli, una più focosa dell'altra, una più nuda dell'altra. Tranne l'ultima che pare ingessata a una gamba. Rappresentazione che pare un filo grottesca, quasi una presa in giro, con un Giuseppe dall'aria mesta, che alza una mano come a dire: è tutta una finzione.

Solimano ha detto...

Nathalie, certamente Murillo aveva ben presente il Caravaggio (tramite Velasquez, Zurbaran e Alonso Cano). Più che il chiaroscuro (imprescindibile) io qui ci vedo il vigore popolaresco dei quadri napoletani del Caravaggio. Sempre su una base andalusa, Murillo era di Siviglia.

Silvia, sì, l'ultimo quadro ha un'aria, più che mitologica o erotica, di un umorismo grottesco. Il formato piccolo conferma questa interpretazione.

Non so scegliere fra due grandi quadri: il primo del Murillo e quello ottagonale del Cignani.
Due rappresentazioni che più diverse non si può, entrambe ricche d'erotismo, di voglia (anche se il Cignani mette un Giuseppe che vorrebbe fare lo spirituale - ma è troppo un bel ragazo!).

grazie e saluti
Solimano