sabato 9 gennaio 2010

Differita

zena

Per non perdere nulla, ci son giorni in cui vivo le cose tre volte.
Pre-vivo, in precari canovacci di congetture.
Vivo durante, senza sapere bene come.
E, finalmente, ri-vivo. A ridosso degli eventi.
C’è poco da fare: non sono tanto brava a vivere in diretta.
Io vivo in differita. Vivo nel dopo.
Nel dopo ricompongo le cose, ritrovo le voci, risento uno sguardo, do senso alle parole. Rileggo.
E tesaurizzo, metto da parte, in archivi senza pareti, senza divisorie. Ecco, anche il dolore, lì, nelle sue ceste, in regime di liquidità. E gli oggetti, gli oggetti porta-pensieri.

Per questo mi chiedo cosa resta, agli altri, di noi, nel nostro quotidiano interagire.

Piace la risposta poetica di Elia Malagò:

“…la tenerezza della voce ricreata
il sorriso dentro per un incontro

vissuto dopo
quando ognuno trova la strada
della sua giornata.
Mi basta sapere che esiste un pensiero di me

sguardo che nuota nel tuo acquario
di luci
una scaglia di vetro…”

Chissà cosa resta, appunto.
Che vita ha, quanta vita ha il pensiero di noi riflesso negli altri.

Il pensiero di noi decantato.

Watteau: Due donne sedute 1716-17 221 x 352 mm
Gesso nero, bianco e rosso Musée du Louvre, Parigi

20 commenti:

zena ha detto...

Grazie per l'immagine, Solimano: la donna in primo piano ha, nell'insieme, una grazia molto morbida, e, nel viso, una dolcezza indulgente e matura.
Bellissima.

Solimano ha detto...

Da una parte, è vero che si vivono le cose tre volte, da un'altra no.
La distinzione che fai tu, Zena - praticamente un prima, un durante, un dopo - la faccio anch'io, è la cosa più naturale, ma è anche illusoria (perché, in ogni momento, c'è sempre è solo il durante, il prima e il poi sono anch'essi un durante). Noi occidentali fatichiamo a ragionare così, i buddisti molto meno.
Ma lascio stare questo aspetto, torno al nostro usuale schema mentale: prima-durante-dopo.
Il prima, è proprio come per te, un precario canovaccio di congetture. Anche un po' disagiato, perché l'incertezza (a volte tendente all'ozio) non è un bello stato. Poi decido da quale filo affrontare il garbuglio - ecco il durante - e il disagio sparisce, c'è magari la fatica, ma prevale il gusto dell'azione, dell'aver scelto.
Per il poi mi ha aiutato la depressione, e credo di starci bene, nel senso che sono uscito dalla gabbia dei meta-ricordi e sto sui ricordi freschi, pimpanti, come se si verificassero nei momenti in cui ricordo (in fondo è proprio così). La soluzione è essere indifesi di fronte a quello che c'è stato. Eliminare retropensieri, giustificazioni, razionalizzazioni, sentimentalizzazioni, e vedere la cosa in sé: sguardo, gesto, tono della parola, movimento, tempo anche metereologico. Un esercizio in fondo semplice, ma non usuale, ed il ricordo parla, dice la sua. Una maniera po' sensistica, un po' immanentistica, ma vedo che funziona. Mamma mia quanti ricordi ci stanno nei forzieri della nostra mente!
Il prerequisito è drastico: sui pensieri che gli altri hanno su di noi non possiamo farci niente, sono roba loro, perché soffrire per l'opinione altrui? Il che non vuol dire non avere piacere o dispiacere nel contatto, ma che senso ha dirsi: "Che cosa penserà di me in questo momento Camilla, che cosa penserà Gustavo?". Fatti loro, magari non lo sanno neppure, cosa pensare.

Intorcinamenti mentali? Non credo: la felicità è anche un fatto di organizzazione! Ecologia della mente, come dice Gregory Bateson.

Per le immagini che inserisco nei tuoi post, è un esercizio che trovo divertente ed istruttivo. Perché debbo scegliere immagini che possibilmente piacciano a due persone: a te ed a me, mentre normalmente le scelgo pensando solo ad una persona (a me, affetto da un egocentrismo cronico che mi guardo bene dal dismettere). Però scegliere guardando da due punti di vista lo trovo intrigante e gratificante (questa, guardala grande: Watteau è un genio, guarda cosa combina con tre gessetti).

grazie Zena e saluti
Solimano

Roby ha detto...

Solimano, hai ragione, non dovremmo preoccuparci troppo per quel che pensano di noi Camilla o Gustavo, ma... che posso farci? Non riesco a non rimuginarci sopra! Come Zena, anch'io rifletto sul pensiero di noi "decantato" nell'altrui... e su quella "scaglia di vetro"...

Bel post e bell'immagine: mi ci voleva, dopo una sfibrante mezza giornata passata a rimettere a posto la mia micro-soffitta (piccola, ma ripiena di ogni genere di cianfrusaglie!!!).

Baciottoni

Roby

zena ha detto...

Non mi chiedo, Solimano, cosa pensa questo o quello di noi in termini di giudizio o di valutazione, penso a cosa può restare di noi, da una parola a un gesto, da una sensazione a un ricordo: perchè si vive a scaglie, dentro le unità minute della fretta e allora viene da pensare a cosa può rimanere, negli altri, di quanto siamo... E' soltanto una riflessione nata a margine di una poesia molto bella, come lo sono tutte quelle della Elia...

Cara Roby, credo che mettere ordine sia una delle azioni punitive che ogni tanto la casa ci riserva, in un attimo di (suo) risentimento. Un saluto,eh...

Anonimo ha detto...

Zena cara, tante volte ho questa sensazione di "perdere", di vivere "lasciando passare" sempre dietro alle "cose da fare", piuttosto che alle cose da conservare di quello che ogni giorno la vita ci dà, nel bene e nel male. Allora mi fermo. Taccio, mi isolo per un po' e rivivo, ascolto dentro di me parole, sensazioni, odori, colori. Vivo in differita, come dici tu e in quel momento mi sembra di aver vissuto davvero. Vorrei aver dentro di me cassetti dove deporre per ricordare. E davvero chissà cosa rimane all'altro di noi?
A volta incontro gente che da molto tempo non mi vedeva e mi riferisce cose sul mio conto che io attualmente ignoro. Mi ridà un pezzetino disperso ed è per me un dono.
Riflettevo proprio l'altro giorno anche su queste Stanze all'aria e a volte mi sembra che tutto scorra troppo in fretta. Vorrei andare a riprendere momenti lontani, gli inizi. Non mi piace che tutto passi... Mi chiedo che cosa è rimasto di noi a chi in qualche modo ha incrociato le nostre strade. Non ci si conosce abbastanza e gli altri ci possono dire molto su come ci vedono e ci sentono.
Ma qui un segno c'è, basta andarlo a cercare.
Un abbraccio

Solimano ha detto...

Roby, non dico che dovremmo proccuparci troppo di quello che pensano Camilla e Gustavo di noi, dico che è un problema che non esiste. Che senso ha? Possiamo fare qualcosa sui pensieri altrui? Già facciamo fatica a fare qualcosa con i nostri pensieri!

Il mestiere più stolido che esiste è quello dello sfogliatore di margherite: "M'ama - Non m'ama".
Non ci può fare nulla neppure l'Amatore o Dis-Amatore, poiché l'amore è spontaneo. Non è che comandandolo si metta sugli attenti, come un bravo soldato.
In definitiva, facendo così, appaltiamo la nostra autostima agli altri.

Il guaio è che si tratta di un falso problema, quindi irresolubile (i problemi veri una soluzione ce l'hanno).
Irresolubile, però comodo, perché preoccupandoci dell'opinione altrui ci distraiamo dalla piccola soffitta che avrebbe bisogno di essere riordinata (problema vero) e non ci preoccupiamo della nostra autostima, che si rafforza non mettendosi davanti allo specchio e facendosi dei sorrisi, ma accorgendoci degli errori che abbiamo commesso ieri ed oggi, e di quelli che commetteremo domani. Se ce ne accorgiamo, ce ne disattacchiamo, altrimenti persistiamo. Tl "sono fatto così!" è l'ottima scusa per chi sa che dovrebbe cambiare, ma non vuole farlo. Fatti suoi, basta che non ci facciamo catturare da questi suoi giochetti, a cui magari giochicchiamo anche noi.

Però sei sulla buona strada, la soffitta l'hai messa a posto, adesso toccherebbe a me sistemare lo sgabuzzino, sapessi che voglia di rimuginare m'è venuta...

grazie Roby e saluti
Solimano

zena ha detto...

Cara Giulia, sento anch'io, come te, la necessità del riunire, del prestare una forma (elastica e in divenire) a quanto c'è stato, a ciò che abbiamo vissuto o sentito: non per trarre bilanci o fare inventari, ma per vivere com-prendendo.
Un abbraccio.

Solimano ha detto...

Zena, a proposito di scaglie. L'altra sera, a casa di Gauss, abbiamo fatto la festa al Franciacorta Cavalleri (che la festa la meritava tutta, e un po' di più). L'ospitalissimo Gauss, accompagnato dalla sua fedele, gigantesca, nerissima e buonissima cagna barbona, ha contornato il Franciacorta di un ottimo salame e di un bel tocco di Parmigiano-Reggiano, e lì, col grana, hai visto mai quante scaglie. Una vita tutta a scaglie.
Per il resto, sicuramente hai sobbalzato leggendo che sostengo l'organizazione della felicità, ma poi mi hai sicuramente compreso: quanti ne vediamo ogni giorno, che organizzano accuratamente la propria infelicità personale e familiare! E non dico altro...

saluti Zena
Solimano

zena ha detto...

Massima n.6: "Fare di buon grado ciò che si può, e sopportare altrettanto di buon grado ciò che si deve. ... Non viviamo infatti come vogliamo, ma come possiamo"
LO riconosci, Solimano :)

Solimano ha detto...

Giulia, Stanze all'aria comincia ad avere un numero di post notevole. I miei post sto organizzandomeli in modo da non perdermici dentro. Stanze all'aria, semplificando, è tre cose: un luogo di conversazione, una rivista in rete, una biblioteca. Spesso più di 100 Visite al giorno e più di 200 Pagine Viste al giorno (anche se i numeri non sono l'obiettivo, male non fa).

Mi piace più adesso che all'inizio, lo trovo più schietto, con meno salamelecchi e conseguentemente con meno rischi di scazzi. Anche più approfondito. I guest cresceranno, anche se non di molto (adelante Pedro con juicio), vorrei invece una maggior frequenza generalizzata di commenti. Ma mi rendo conto: i post sono impegnativi e vanno letti con attenzione, se si vuol conversare bene. Chi vivrà vedrà, personalmente sono contento e tranquillo. Trascuro AEP per Stanze all'aria, credo si sia capito.

saluti Giulia
Solimano

Silvia ha detto...

L'ansia che in certi periodi ha caratterizzato la mia vita, ha sbilanciato molto questo rapporto, facendomi pre-vivere molto male ogni cosa, condizionando così il durante che non era mai consapevole e comunque sempre in divenire e quindi ansiogeno e un ri-vivo inesistente perchè l'ansia guarda solo avanti, non ha ricordi, solo presagi funesti.
Non oso pensare cosa è rimasto di me, agli altri, allora. A volte mi rendo conto, con stupore che di me è rimasta una traccia profonda, con gioia scopro in me tracce di altri luminose anche se brevi e fugaci. E'determinante accorgersi come gli altri possano diventare importanti anche con un solo gesto, una parola, un pensiero. Un incontro perfetto, dove le tre tappe del vivere di ognuno, si fondono in perfetta armonia, creando un vivere comune, uno scambio felice.
A volte accade, per fortuna, anche a noi ansiotici:)

Bellisima poesia zena:)

Solimano ha detto...

Non so Zena, potrebbe essere Tommaso Moro... ma probabilmente mi sbaglio.
E' vero, viviamo come possiamo, cioè non del tutto come vogliamo.
Ma siamo proprio sicuri che certe cose non le possiamo fare? L'innovatore non deve essere un utopista, ma un esploratore.
Di vorrei ma non posso ne trovi tanti, di utopisti almeno altrettanti: fanno comunella e se la prendono con gli esploratori.
Ogni allusione all'attuale situazione culturale italiana (anche a quella politica) è del tutto voluta.

grazie Zena e saluti
Solimano

zena ha detto...

Schopenhauer, l'arte di essere felici :)

Buona notte a tutte le Stanze: è bello lavorare fino a tardi e avere un luogo dove far pausa...e conversazione...

zena ha detto...

Silvia, è verissimo: gli altri, anche se a distanza, sono nella nostra vita e la scaldano:)

Gauss ha detto...

Sei proprio sicuro, Solimano che la stima di sè sia autonoma e indipendente dalla stima degli altri? La tesi che sostieni è molto kantiana - il cielo stellato sopra di e la legge morale in me - nè io potrò spostare le costellazioni nè altri potranno modificare il mio sistema di autovalori. Eppure, la necessità preme, come dice Zena, di chiedersi cosa resta, agli altri, di noi, nel nostro quotidiano interagire e saperli in sintonia con noi ci conforta. Forse è proprio questo il senso di queste nostre conversazioni. Perchè vedi, Solimano, anche le donne belle sanno di esser belle per sè e in sè, ma quando ricevono un complimento o catturano uno sguardo di compiacimento riescono a farsi ancor più belle.

Gauss

Silvia ha detto...

Non saprei che filosofo citare, ma sono certa di una cosa: non ho conosciuto una persona in vita mia, svincolata dal giudizio altrui, svincolta dall'interesse di aver lasciato traccia almeno una volta.
Non credo che tutti siano interessati al giudizio di chiunque, ma delle persone che gravitano nella loro vita, a livelli diversi, credo proprio di sì.
E poi è interessante in egual misura, rendersi conto del patrimonio che gli altri hanno lasciato in noi, poichè siamo un bel mosaico.


Buona notte:)

Solimano ha detto...

Zena, che figura che ho fatto! Proprio Schopenauer non dovevo riconoscere... il mio dilettissimo rompiglione Schopp!!!

Silvia e Gauss, piacere piace, ebbene sì, piace.
Figurarsi se non mi piace e non cerco anche di piacere, if possible.
Ma è vero o no, che se non stiamo attenti siamo ricattabili, dal piacimento o dallo spiacimento altrui? Diventiamo eterodiretti, ed è una situazione diffusa e molto sgradevole.
Una persona che conosco dice: "Ho capito qual è l'arte vera della politica: piacere anche a quelli che non ti piacciono". Io non sono un politico, quindi dico che a me, di piacere a quelli che non mi piacciono non importa asolutamente niente, anzi, mi preoccuperei se gli piacessi.
Mi ritengo uno strano animale: un orso di tipo socievole. Perché avete molte ragioni, se un atteggiamento del genere non fosse contornato da tre aspetti, che se mancano, allora sì che sono guai: la curiosità, l'attenzione ai propri errori ed una convinta autoironia (tutti dicono di essere ironici, non è così, non sanno neppure dove stia di casa l'ironia, figuriamoci l'autoironia).
Preferisco rischiare di essere egocentrico che rischiare di essere scodinzolone.
Il caratteraccio? Sempre meglio del caratterino.
La stima degli altri è una gran bella cosa, prima però deve esserci l'autostima (che vuol dire prendersi a schiaffi davanti alo specchio, ogni tanto).
L'adolescenza è così faticosa perché è una strada difficile alla ricerca del Santo Graal, l'autostima (bisogna cercare di meritarsela, la propria autostima, non si fa menare per il naso). Fatto questo, con facili operazioni segue il resto, che avete espresso benissimo.

grazie e saluti
Solimano

mazapegul ha detto...

Anche io, Zena, sono più nel post-vivere che nel pre-vivere (ciò che a volte mi causa dei problemi nei rapporti personali). Mi trovo così con delle facce strane, sorridenti o addolorate, mentre sto appollaiato in corriera, mentre di fronte alle persone presenti avevo presentato una faccia ermeticamente piatta.
E' come se il chip delle emozioni funzionasse con qualche minuto di ritardo. (Conosco parte dell'origine di questo malfunzionamento, che risale alla mia infanzia).
Ciao e grazie,
Maz
PS Il vantaggio del malfunzionamento è che poi si passano in solitudine dei bei momenti a rivivere pienamente ciò che s'è vissuto parzialmente in compagnia.

Anonimo ha detto...

§§
Gauss, credo sia vero che, al di là del senso di sè (provvisorio come la frontiera mobile, nel mio caso, e soggetto a variazioni d'umore e di temperatura), ci si legge anche nello sguardo degli altri e si è in quello che si lascia, senza saperlo.
E' strano, sai, ritrovarsi con allievi di dieci, venti anni fa e riconoscersi o misconoscersi nei loro racconti:) o in certe confessioni.

§§
Anche secondo me, cara Silvia,siamo dei mosaici, per altro mobili, e, se non bastasse, inseriti in un caleidoscopio. In casa si è appena deciso che se ne costruirà uno:) Davvero, sai.

§§
Solimano, orso di tipo socievole, è una gara dura scegliere fra un caratteraccio e un caratterino:). Chissà qual è il 'bel carattere' e con quali attenzioni va alimentato.
(Credi che basti un'autocertificazione?)
§§
Maz, è il mio problema quello del sorridere o dell'incupirmi a scoppio ritardato, perchè macino e rimacino, in un ruminio di pensieri che quasi ho paura si possa sentire. Ma ho bisogno di rivivere, anche per evitare che le cose mi scappino via. Che sia golosità di vita?

Buona noote, a tutti
zena

Solimano ha detto...

Zena, arrivata a segno la punta dell'autocertificazione, come no!
Vediamo le alternative:

-cercare di piacere a quelli che non ci piacciono?
-adirittura fare di tutto per farsi piacere quelli che non dovremmo farci piacere?

...ancor peggio, mi pare.

Che fare allora? Sperimentare vere e sobrie amicizie nella vita reale e... ricordarsi che esistono amici al di là del tempo e della rete. il Dante della Commedia e il Virgilio delle Georgiche, ad esempio, che non ci tradiranno mai.
Perché c'è un ptoblema, ad essere entusiasti di carattere: si sopravvalutano le persone e si sottovalutano le difficoltà. Quindi, si sperimenta la delusione, maestra severa ma giusta: accorgersi di un errore è più a portata di mano del conoscere una verità.
Fra il caratteraccio e il caratterino, quel è peggio? Il non avere nessun carattere: incolori, inodori, insapori, come l'acqua (però clorata, ahimè).

grazie Zena e saluti
Solimano, orso socievole e scrivente.