mercoledì 16 dicembre 2009

La prima gita a Venezia

Gauss


Mi spiace contravvenire alle regole scherzosamente delineate da Alberto, ma a proposito di “gite a Venezia” le parole di un commento non bastano, mi occorrono le immagini di un post.
E’ ad Alberto (ci conosciamo dai banchi di scuola) che devo la mia prima gita a Venezia.

Eravamo un gruppo di ginnasiali (forse già liceali?) in sgangherata libera uscita in un paesino della campagna vicentina, accampati nella casa di famiglia di uno di noi. Una puntata a Venezia si imponeva, e Alberto aveva provveduto per una guida d’eccezione, uno zio che a Venezia era niente di meno che il direttore della Banca d’Italia.

Contrariamente ai nostri timori, si rivelò una persona simpaticissima, più monellaccio lui di noi. Non gli pareva vero di passare un paio d’ore con una banda di ragazzetti entusiasti invece di ricevere le solite mummie inamidate nel suo ufficio, o per meglio dire nella sua reggia, considerato che la sede veneziana della Banca d’Italia era, ed è tuttora, il cinquecentesco Palazzo Dolfin Manin sul Canal Grande, progettato da Jacopo Sansovino e affrescato da Giambattista Tiepolo.

Il motoscafo che aveva mandato alla stazione a prelevarci ci aveva sbarcato alle Fondamenta Nuove e in Campo di S. Zanipolo, sotto la statua equestre di Bartolomeo Colleoni, c’era il banchiere zio ad aspettarci.
In quella piazza ci portò a visitare anche la Scuola Grande di S. Marco, convento convertito da Napoleone nel più bell’ospedale del mondo, ma solo dopo averci illustrato per tutto il tempo necessario il capolavoro del Verrocchio. Di quel monumento sapeva tutto, storia, aneddoti, valore artistico e motivazione politica, personalità dell’autore e del condottiero, riferimento e confronto con gli altri due famosi monumenti equestri, il Marco Aurelio del Campidoglio e il Gattamelata di Donatello a Padova.

Forse si era preparato.

Non mancò di scatenare la nostra giovanile ilarità facendoci osservare lo stemma del Colleoni scolpito nel basamento, uno scroto con tre palle, e di spiegarci che Colleoni così si faceva chiamare perché affetto da poliorchismo, anomalia anatomica di cui andava fiero. Il piglio che il Verrocchio riesce a conferire alla sua figura, cavallo compreso, sembra confermarlo.

E' passato tanto tempo, posso aver confuso qualche particolare. Ma di quella gita, oltre alla memoria, mi sono rimaste anche alcune fotografie, fra cui questa che ritrae Alberto e me proprio sotto il Colleoni a cavallo. Siamo entrambi in Montgomery, che le generazioni seguenti hanno rimpiazzato con il bomber, che poi ha dovuto cedere al Moncler, che è stato spodestato dal Barbour... Io sono senza cravatta, del resto lo zio era suo.


15 commenti:

Anonimo ha detto...

mamma mia, come passa il tempo!

Emilia ha detto...

Il mongomeri... ce l'avevo anche io..
Bello ricordare certi momenti.

Silvia ha detto...

Ma voi siete o siete stati degli "introdotti", zii, cugine varie... non vale!
Mai avuto un montgomery, non mi sono mai piaciuti.
Belli però i ricordi legati ad una amicizia soprattutto se ancora viva. Complimenti:)
E poi eravate due bei ragazzotti, lasciatevelo dire.

Solimano ha detto...

Gauss, gli stemmi del Colleoni proliferano anche a Bergamo, presso la Cappella Colleoni dedicata alla figlia Medea. Fanno una impressione strana, in quella Cappella così raffinata.

Nella famiglia a cui appartenevo esisteva solo il paltò (neppure il paletot), quindi figurati se ho indossato una finezza sibaritica come il Montgomery. Anche quando raggiunsi l'indipendenza economica la fierezza della cultura del paltò non mostrò incrinature: andai a trovare la mamma con un loden (di quelli verdoni come dai sacri testi iniziali) e la mamma mi disse: "Primo, che paltò strano ti sei preso?". Però intrapresi la strada del vizio... e il Moncler confesso che l'ho preso (e apprezzato). Da noi, erano più le ragazze che i ragazzi, a portare il Montgomery. Ci fu anche una canzone che ebbe un certo successo. Cominciava così: "La conoscete la ragazza dal Mongomery etc etc..."

Che è successo ad Alberto col crescere? Visto in quella foto ha un'aria da gran bravo ragazzo... forse ha agito il tipo di facoltà universitaria che ha scelto...

Tu allora avevi troppi capelli, dopo hai provveduto a ridimensionare l'eccedenza. La frase giusta me la disse un amico, a cui dissi che mi sembrava che perdesse i capelli: "No, non li perdo. Li conservo tutti in un vasetto".

grazie Gauss e saluti
Solimano

Barbara Cerquetti ha detto...

Io il montgomery lo porto da sempre.
Mia mamma fa la sarta, e il montgomery è uno dei suoi pezzi forti, quindi ogni anno me ne cuciva uno di colore diverso (memorabile quello rosa pesca). L'ho sempre apprezzato perchè è caldo e comodo e anche quando mamma voleva cucirmi dei cappottini più da signorina io cercavo di restare sulla vecchia linea sicura e rassicurante. E poi mi faceva ridere perchè pensavo a Totò, nella Banda degli onesti, quando dice:
"Voglio farmi cucire un cocomeri con i calamari!"

Gauss ha detto...

Alberto, magari passasse soltanto, il tempo. E' che lascia anche il segno, il maledetto.

Silvia, ai miei tempi il montgomery faceva figo, come si dice adesso. Tu dici che eravamo bei ragazzotti, beh, ce lo facevano capire anche le ragazzotte di allora, e noi pensavamo che fosse tutto merito del montgomery. Come indumento, sospendo il giudizio. Facile da indossare e da allacciare, ma quel cappuccio è solo un fastidio, a meno di non trovarti in una tormenta di neve o in una tempesta di sabbia. Sarà capitato al generale Montgomery dalle parti di El Alamein, a me mai.

Solimano, col moncler non ti avrei mai immaginato, proprio vero che uno scheletro nell'armadio ce l'abbiamo tutti.

Barbara, non so proprio che dire, una col momtgomery, l'altro col poncho, è troppo! Ma Ettorino come lo coprite, col tabarro?

Gauss ha detto...

Barbara, perdono! Ho dato del torino a un torello.

Barbara Cerquetti ha detto...

Gauss: il torello in questo momento, ma solo per il periodo natalizio, si è trasformato in renna.
Rupert la renna di Babbo Natale per l'esattezza. E' il ruolo che gli hanno dato per la recita dell'asilo nido.
Riguardo all'abbigliamento mio e di Franti, che dire? Nonna quando ci vede commenta così: "Se non è matti, non ce li volemo"...
l'importante è che sia una matteria sulla stessa lunghezza d'onda. Io per esempio, quando vedo un ragazzo della mia età vestito con giacca camicia e cravatta, mi sembra sempre di stare di fronte ad uno mascherato per carnevale. Elegantissimi sì, ma mi fanno un pochino ridere...

zena ha detto...

Anch'io ragazza col montgomry: rigorosamente blu.
L'unico capo non riciclato, in casa. Quello era mio e basta. Con la gonna a piegoni scozzesi.
E poi coi jeans.
Era la mia risposta all'eskimo maschile:)

zena ha detto...

Però ho sempre desiderato un poncho, ma coi disegni tibetani:))

Solimano ha detto...

Par condicio per me. Né eskimo né montgomery: rigosamente paltò. La faccenda era ampiamente compensata da mia moglie, e la parte riservata a lei nell'armadio a quattro stagioni (fra i tre quarti e i quattro quinti) ancor oggi trabocca. Occorre stare attenti, per aprire.
A parte la naturale inclinazione a uno sfoggio tranquillo ma sistematico, ci ha giocato il seguire per lavoro alcuni bei clienti nel settore confezioni. Fra Parma e Carpi ce n'erano tanti, con i cognomi che finivano in -otti ed -elli (Silvia li conosce di sicuro), che gentilmente mi facevano comprare a buon prezzo. Poi, visto il repulisti effettuato da mia moglie, mi dicevano: "Quand'è che torna la sua signora, così simpatica?" E te credo (a parte che simpatica lo è sempre stata). Saccheggi inenarrabili senza nessun senso di colpa, quando c'era ancora il mutuo della casa da pagare. O tempora o mores!

saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Brontolone!:))

Suvvia le povere mogli devono svolgere anche queste incombenze perchè la famiglia tutta vada in giro vestita all'onore del mondo come diceva nonna.
Credi che sia facile essere sballottate da una ditta di confezioni all'altra, da un magazzino all'altro, provare e riprovare, essere tentate di comprare tutto il magazzino, ma poi bisognerebbe uscire di casa (che ancora si paga il mutuo) chiedere continuamente : ma c'è di questa taglia, no? allora c'è di colore rosso? fare ordine mentale e comprare solo qualche ventina di abiti e non centinaia, tenere buono il marito che intanto nella migliore delle ipotesi sbuffa e scalcia e dice a denti stretti come nella settimana emigmistica, amore secondo me hai comprato abbastanza, dovremo mettere la nonna in terrazza se vai avanti così e lei che risponde che nonna al momento è da zia Cecilia e quindi il posto è assicurato e che quando tornerà nonna, nel frattempo sarà già arrivato l'armadio a 18 stagioni che DOMANI sarà il caso di andare a comprare? Eh Solimano ti pare facile tutto questo? Senza contare che nel frattempo la signora, anche senza cellulare, ma con la sola forza del pensiero, di norma ha già noleggiato un tir perchè la station wagon non porterebbe nemmeno tutti i tailleur.
Io sarei più tollerante Solimano. Fare la moglie in shopping in grande magazzino è una gran faticaccia.

Solimano ha detto...

Silvia...la famiglia tutta vada in giro vestita all'onore del mondo... la nonna sarà stata anziana, ma lo sapeva ancora come girare le cose a vantaggio suo.

Però, vedi, io sono come una matrioska, la bambola russa che dentro ce n'è un'altra e un'altra ancora a seguire, tutte diverse.
Perché la goduria era vedere le mogli dei colleghi assatanate con i mariti: "Perché Primo accetta il saccheggio degli -elli e degli -otti e tu no?" E i mariti a dirmi, in modo contorto, che mia moglie non aveva nessuna bisogno di sfoggiare, beata lei!

Il punto vero, Silvia, non mi vergogno a dirtelo, ed è che Neria ed io siamo entrambi naturalmente spanizzi, non gricci. E allora, se non ci si dà una regolata, ti arriva il sequestro per il mutuo, il sollecito qui, l'ingiunzione là.
Robette che si gestiscono, però ti fanno perdere tempo, andar per uffici, chiedere la carità davanti alle chiese, andar col cappello in mano dallo zio ricco di Falconara Marittima...
L'unica soluzione è che uno dei due coniugi si addossi la parte del griccio, però interiormente rimanendo spanizzo, non c'è verso.
Ed è toccato a me. Sai la fatica, giocare un ruolo in cui non credi!
Questo per tante altre cose: viaggi, vacanze, magnate in compagnia, concerti... Il tutto in un contesto in cui io ero a bottega dieci ore al giorno (più due ore di viaggio andata e ritorno).
Però la soddisfazione di uscir di sera convinti per dieci sere di seguito è impagabile. Bisogna esserci tagliati soprattutto fisicamente. Perché il senso della vita qual'è? Anche un gnam gnam convinto rivolto a molte portate: Beethoven e il carrello degli arrosti a Rubiera, il Malvasia di Majatico e Piero della Francesca, gli amici ma anche lo star da solo (tutti fuori dalle balle, ogni tanto) e così via.
Insomma, per buttarla sul filosofico, un epicureismo di tipo molto stoico. A fare gli epicurei senza farsi il mazzo ci provano in tanti, ma poi il ventisette arriva, e i soldi diventano importantissimi se non ce li hai.

grazie Silvia e saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Chissà come mai la cosa della matrioska l'avevo intuita...:)
Anche io sono spanizza, di natura. Non esageratamente ma mi piace godere delle cose che mi piacciono per cui, se posso, me le concedo. Eh, lo so che la chiave sta proprio in quel "se posso", equilibrio raggiunto con somma fatica, ma un senso del rigore, l'educazione dei miei, la loro vita piena di sacrifici hanno sempre giocato da deterrente. Il primo anno che rimasi sola, per comprendere come avrei potuto gestire la mia vita con la sola entrata del mio stipendio con una casa e un'auto da mantenere, oltre a me stessa, tenni tutte le spese, ma proprio tutte, anche un pacchetto di caramelle, per capire nell'andamento di ogni mese, dove avrei dovuto limare e dove avrei potuto largheggiare. E' stato molto istruttivo, mi ha fatto comprendere molte cose sulle mie cattive abitudini e ho migliorato la qualità delle uscite. Ora, anche se non lo faccio, so perfettamente che sono una pessima amministratrice delle mie finanze, sono spendacciona e sono "sopra" il livello di guardia, senza essere sotto col conto in banca ovviamente, ma non mi sto comportando in modo troppo virtuoso. Pazienza, mi dico, sono sola, senza figli, qualche capriccio me lo potrò pur concedere no?
(come smettere di fumare: uguale. C'è una buona scusa per non farlo mai):)

Anonimo ha detto...

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