Quando si fanno ricerche iconografiche, capitano dei ritrovamenti inaspettati che si inseriscono cronologicamente in periodi già raccontati. Per capirsi: le due prime immagini di questo post sono precedenti al quadro della Zuleykha del Tintoretto.
In apertura, un piatto in maiolica del Petit Palais. Non ho il diametro, che credo sia inferiore ai 25 cm. Neppure la data, ma ad occhio parrebbe essere una ceramica di Casteldurante dei primi decenni del Cinquecento. I due personaggi riecheggiano la rappresentazione delle Logge Vaticane (allievi di Raffaello) e la conseguente incisione di Marcantonio Raimondi. Più interessanti sono il palazzo rinascimentale in prospettiva sulla destra, il paesaggio erboso, alberato e turrito, il cielo azzurrissimo però con nuvole a strati e spiraliformi, i due gradini in basso che scandiscono lo spazio illusorio, rendendolo grande in un oggetto così piccolo. Un'opera singolare ed inattesa.
Di Lucas van Leyden ho trovato un'incisione che avrà una data vicina al quadro e all'incisione che ho inserito nel precedente post. Evidentemente era un tema che l'ispirava. A differenza delle altre due opere, in cui si rappresentava la denuncia di Zuleykha a Putifarre, utilizzando il manto di Giuseppe come prova, qui viene rappresentato l'episodio principale. Una strana rappresentazione: Giuseppe e Zuleyka sono vestiti da capo a piedi, Zuleykha è una infuriata donna in età che con mani grifagne (anche i piedi lo sono!) strappa il manto a Giuseppe, che ha l'aria di un bietolone belloccio. NeI primo piano dell'incisione, gli zoccoli di Zuleykha, un'anfora rovesciata e il cappello piumato di Giuseppe (un'altra prova a carico, se non bastasse il manto). A destra l'alcova ahimè deserta, a sinistra un quadro non so se più erotico o religioso.
Del quadro di Hendrick van Balen non ho quasi nessuna notizia. E' con tutta evidenza, più che un episodio biblico, la presentazione di un fiorente nudo femminile. Il rosso del tendaggio, il bianco-grigio del lenzuolo, il verdone del drappo con cui la rossochiomata Zuleykha nemmeno finge di coprirsi, impressionano il povero Giuseppe, che se ne fugge sì, ma guarda Zuleykha con aria dispiaciuta: "Guarda un po' cosa mi tocca di fare... scappare!"
La Zuleykha del Cigoli della Borghese è una donna che sa le arti amorose: un piede nudo, l'altro calzato ma per modo di dire (gamba nuda comunque), la luccicante veste argentata un po' scomposta, il sorriso invitante, la mano che carezza più che trattenere. Giuseppe sa il fatto suo anche lui, chissà se scappa davvero o finge soltanto. Questa storia potrebbe concludersi diversamente dal racconto biblico. Troveranno un giorno o l'altro un apocrifo biblico che denuncerà il fatto compiuto.
Purtroppo ho solo un'immagine piccola del quadro di Battistello Caracciolo, napoletano e caravaggesco. E' una interpretazione vivace, di una gentile sgarberìa: Giuseppe e Zuleykha sono due ragazzi - non si capisce chi sia il più giovane - che stanno amoreggiando con schermaglie più ingenue che audaci.
Questo particolare di un disegno di Leonard Bramer (40 x 31 cm) è tutto sullla violenza erotica: la nudità esposta, la rapidità dei movimenti, e il volto distorto di Giuseppe per rimuovere da sé la tentazione. E' una lotta senza quartiere.
Un grande quadro, quello di Orazio Gentileschi, in cui più che erotismo c'è dolente passione d'amore. Zuleykha è divenuta Didone abbandonata, perché l'amore fra i due c'è stato. Giuseppe se ne va con eleganza crudele. Metto in chiusura il particolare di Zuleykha-Didone. Non strappa il manto a Giuseppe, glielo porge. Forse il mecenate del quadro sarà stato contento, perché non l'avrà veramente capito. A parte l'objet d'art iniziale, cinque artisti non fra i più noti che raccontano in modi diversi lo stesso mito. Evidentemente, un mito fecondo.
(continua)
4 commenti:
la mia Zuleykha preferita è quella di Orazio Gentileschi.
Quel fondale rosso, poi, sembra conservare le pieghe della cassa preziosa che l'ha custodito...
zena
A me piace molto la composizione pittorica del piatto di maiolica e la rappresentazione di Cigoli, mi pare la più vera. Sono tutti bellissimi e poi uno in fila all'altro, così diversi tra loro, stesi sul filo dello sguardo attento di Solimano che li illustra così bene, sono ancora più belli.
Zena, quel drappo rosso ha conquistato anche me. Ma tutto il quadro è stupendo, la composizione sulla diagonale che va dai piedi della donna alla testa in semiluce dell'uomo è un capolavoro. E se ne ricava un'impressione di drammaticità, e di sofferenza...
Gauss
Questa storia della moglie di Putifarre è nata quasi per caso, in un post con una invettiva contro le donne che vanno procaci in bicicletta.
Sono già a quattro post e di almeno altri tre sono sicuro. Cercherò di intervallarli, perché se no rompo troppo las pelotas.
Mi appare chiaro il motivo vero che è dietro questo utilizzo così diffuso di un piccolo mito biblico: la paura sessuale dell'uomo riguardo la donna. Cosa tanto negata quanto vera e che si manifesta anche in certa aggressività punitiva.
Tornando a queste opere, quella del Gentileschi è imbattibile, ma sta un po' a sé, come livello, come significato, come profondità. Le altre, per un motivo o per l'altro le trovo tutte interessanti, compresa la sveltezza aggressiva del disegno del Bramer e la nudità così esibita, così invogliante, diciamola tutta, un po' pacchiana, della rossochiamata Zuleykha del van Balen. A certi maschi adolescenti gli avrebbe fatto bene incocciare in una così... ma ci tornerò. Chissà se ne esistono ancora, con la sessualità siliconica da tempo di moda. O tempora o mores! Prometto che non lo dirò più.
grazie e saluti
Solimano
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