giovedì 3 dicembre 2009

Dare i venti alle vele o le vele ai venti?

Solimano

Simon de Vlieger

Aelbert Cuyp

Evidentemente sono le vele che si danno ai venti, non i venti alle vele. E' una figura rettorica che si chiama Ipallage (dal greco, Inversione) per cui si inverte la relazione fra due parole. Leo Pestelli, nel "Dizionario delle Parole Antiche" (Longanesi & C. 1961), di cui ho già parlato, dice che ci si può vergognare di una papera, ma di una ipallage è quasi da tenersene. Questo giustificazionismo delle papere si ammanta di molte figure: si dovrebbe dire domani partirò, non domani parto, però l'impaperato può dire che ha fatto una Enàllage (Cambiamento). La stessa cosa succede col e tu a ridere invece che e tu ridevi.

Vorrei sapere la pelliccia, se me la regali. E' un desiderio intenso, non c'è di che, ma l'intensità porta la desiderante alla Prolessi, cioè all'invertire il regolare corso sintattico: vorrei sapere se mi regali la pelliccia. Ma vuoi mettere? La Prolessi fa capire meglio che la desiderante non scherza, la vuole proprio, la pelliccia.

L'Anàfora è la figura che porta a ripetere lo stesso vocabolo nello stesso periodo. Leo Pestelli osserva che, dato il gran numero di persone noiose e insistenti che ci sono al mondo, è comprensibile che le anàfore si sprechino.
E aggiunge: non diciamo niente della Preterizione, sì cara ai chiacchieroni... Furbacchione! Sta dicendo una cosa fingendo di non volerla dire: usa la Preterizione, appunto.

Ce ne sono tante altre; quella che mi diverte di più è l'Epanadiplosi: m'hai dato un dipiacere m'hai dato. Volgarmente, si chiama il foderare, come si fa con un panino.

Mi sa che ci tornerò ancora a Leo Pestelli, solo che mi ha dato un dispiacere mi ha dato. Non dedica un capitolo agli Ossimori, così continuerò a farmi una domanda: l'amore intelligente è un ossimoro oppure no? Occorre saper rispondere, altrimenti sono guai.


Sceneggiato televisivo L'Odissea (1968) di Franco Rossi

3 commenti:

zena ha detto...

Confesso: l'ossimoro è la figura retorica che amo di più perchè ingloba il bisogno di paradossi che ognuno di noi ha, se intendiamo per paradosso quanto va, contemporaneamente, in due opposte direzioni...

Non so se 'amore intelligente' è propriamente un ossimoro, perchè, in fondo, quel Romanticismo (che è rimbalzato qui a più riprese :) ...) ha messo in luce la capacità di capire anche (non solo) col 'sentire'...
Le 'ragioni del cuore' credo vadano d'accordo con l''amore intelligente', con l'amore che è capace di comprendere.

Un saluto.
z.

Solimano ha detto...

Zena, ho trovato in Wikipedia un componimento di Giambattista Marino (che ogni tanto è bene leggere) tutto fatto di ossimori:

Volontaria follia, piacevol male, stanco riposo, utilità nocente, disperato sperar, morir vitale, temerario dolor, riso dolente: un vetro duro, un adamante frale, un’arsura gelata, un gelo ardente, di discordie concordi abisso eterno, paradiso infernal, celeste inferno.

Però ossimoro, etimologicamente, vuol dire acuto-sciocco, ma in fondo non è così: in un bell'ossimoro, come limpide nubi del Foscolo, un termine rafforza l'altro, mentre l'amore comandato del Manzoni sa un po' da presa di fondelli, o da matrimonio combinato, come sembra che sia veramente andata.

Riguardo l'amore intelligente, tutto è nato perché, dopo aver sistemato "La Grande Bua" e "Le Novellette degli Odori" sto sistemando il libricino L'amore intelligente e sono già a buon punto, poi passerò a La casta Susanna e ce ne avrò da fare perché molti post li debbo ancora scrivere.

Qui faccio solo due osservazioni: un amore intelligente è un amore in cui i due insieme ridono spesso (ridere più che sorridere) e in cui, in caso di litigio, quello che patisce di meno è quello che ama di più. Un paradosso, ma vero.

grazie Zena e saluti
Lo scrivente Solimano

Silvia ha detto...

Concordo con la mia amica meravigliosa Zena.

Ho letto Erri De Luca e lui scrive di amore intelligente in ogni riga. Lui vuole capire le cose, le comprende così tanto, fino ad andarci dentro. COn molto amore.
Commossa.

Ti ringrazio Primo perchè ora so di cosa è affetta la mia collega paninara: Epanadiplosi. A volte mi verrebbe voglia di palarla, ogni frase che pronuncia, la fodera. Per fortuna che non è infettiva.