venerdì 25 dicembre 2009

Cose buone da Gubbio

Solimano


Ho qualche dispiacere. La punta del dispiacere a Natale si sente di più.
Però ci sono anche le gioie, e la prima è questo post di Roby pubblicato poco fa in Abbracci e pop corn. I motivi sono evidenti e li commenterò là, non qui.

Di gioie ce ne sono state altre, la più singolare è quella che racconto oggi, col titolo "Cose buone da Gubbio". Mi piacerebbe trascrivere alcune mail, ma non lo faccio mai, neppure in questo caso.

Ai primi di dicembre arriva ad Arengario una mail di Vincenzo Ambrogi che vorrebbe mettersi in contatto con me. Franco Isman, il webmaster di Arengario, provvede. Vincenzo Ambrogi è di Gubbio ed è stato magna pars nell'operazione riguardante lo Studiolo di Gubbio, che è al Metropolitan Museum di Nuova York e che gli eugubini, dopo anni di fatiche, spese e discussioni, hanno riprodotto all'interno del loro Palazzo Ducale dove era originariamente.

Il 22 luglio 2004 avevo pubblicato su Arengario un Bel Momento dedicato allo Studiolo di Gubbio e Vincenzo Ambrogi voleva ringraziarmi. Mi ha inviato anche una bella pubblicazione PDF da cui sono tratte quasi tutte le immagini di questo post.

Ma che cosa sono stati, i Bei Momenti? Traggo da Arengario l'immagine che ne costituì l'emblema e la mia introduzione, scritta quando comparì il primo Bel Momento: La Scuola degli Schiavoni a Venezia (18 ottobre 2003). Preistoria, con i tempi della rete.


Dove sono i bei momenti
di dolcezza e di piacer..

Luoghi del cuore? Luoghi dell'amore? Non la vedo solo così. Ognuno di noi ha la sua personale vicenda, ed un cinema di periferia, una pensione al mare, un boschetto appenninico, un'aula universitaria possono esserlo stati, luoghi così, e non si dimenticano. Men che meno giacimenti culturali, concezione carboniosa della bellezza. Ma la storia vivace e spesso oscurata in cui la bellezza era ritenuta indispensabile. Quindi, era quasi inevitabile, perché le comunità religiose o laiche erano disposte a spendere con intelligenza per ottenerla. Si rubavano gli artisti l'una con l'altra, mandavano esploratori a Firenze, Venezia, Roma per conoscere le novità, che applicavano con dedizione a volte ingenua. Neppure bellezza di seconda schiera, ammesso che si possa categorizzare la bellezza. Posti in cui non si trova calca, in cui chi arriva spesso si ferma dieci minuti e poi via, verso i prodotti tipici o spacciati come tali. Per questo, non uso il termine luoghi, ma il termine momenti, dallo spazio al tempo. Una musica che ogni tanto ci viene in mente da sola, senza stereo. Niente estetismo parruccone o in punta di forchetta, ma storia vivacissima di un paese che è molto meglio dell'immagine che cerca di darsi. Nel trittico di Camerino di Carlo Crivelli, il giovane san Venanzio tiene sul braccio la città di cui è protettore. Oggi, il trittico non è più a Camerino, ma alla Pinacoteca di Brera. Nell'immagine della città, che inserisco come apertura di questa pagina, appare evidente la naturalezza del collegamento fra universale e particolare, fra rappresentazione e luogo. Questo si verifica anche dove la storia quotidiana dell'uomo è in armonia con la natura in cui si svolge. E' un gioco a somma positiva: l'uomo impara dalla natura mentre la modifica. Una armonia dialettica in cui c'è spazio per dissonanze: ma quando soffre la natura, soffre anche la storia, e viceversa. Il recupero può essere possibile solo se le comunità prendono coscienza di se stesse.

I Bei Momenti sono stati 71, io ne ho scritti solo 33. Alla piccola impresa parteciparono altre dodici persone di cui alcune scrivono in Stanze all'aria. L'ultimo che scrissi è del 14 febbraio 2005: I battenti bronzei della chiesa di San Zeno. Perché smisi? Semplice: nell'ottobre del 2004 mi era venuta la depressione, tirai avanti qualche mese con le unghie e con i denti, poi dovetti smettere. Proseguirono fino al 3 febbraio 2007 soprattutto Giorgio Casera e Franco Isman. Il Bel Momento dello Studiolo di Gubbio è qui.
Una storia strana, che vi consiglio di leggere, e che ha alcuni aspetti che ci possono far capire meglio com'è il nostro paese:
1. Lo Studiolo di Gubbio uscì definitivamente dall'Italia nel 1939, proprio nel momento culminante del nazionalismo fascista.
2. Ignoravo l'esistenza dello Studiolo di Gubbio, avrei voluto scrivere un Bel Momento sullo Studiolo di Urbino (che quasi tutti abbiamo visto), ma la documentazione in rete riguardante lo Studiolo di Urbino era insufficiente.
3. Per un colpo di fortuna scopersi una magnifica documentazione sullo Studiolo di Gubbio nel sito del Metropolitan Museum, qui.
4. Evidentemente, al Metropolitan Museum c'era una persona che aveva preso a cuore la faccenda. Chi era? Una donna italiana! Olga Raggio (di madre russa), che scrisse anche un magnifico libro sullo Studiolo di Gubbio. Olga Raggio è scomparsa all'inizio di quest'anno. La domanda è: se fosse stata in Italia, avrebbe potuto fare una cosa del genere? A voi la risposta. Per il ben più famoso Studiolo di Urbino non c'è nulla di paragonabile.
Quindi, oggi, grazie all'opera di Vincenzo Ambrogi e dei suoi amici si trova a Gubbio un falso studiolo nel palazzo vero, mentre a New York si trova il vero studiolo nel palazzo falso.

Gli eugubini avevano cominciato a battersi nel 1996. Hanno incontrato lungo la strada molti ostacoli, fra cui l'inesistenza di certi mestieri sembrava essere il più grave. E qui ha soccorso un'altra storia italiana: chi potevano essere i migliori artigiani per lo studiolo? Semplice, gli artigiani falsari dei mobili falso-antichi!
Il fatto che Vincenzo Ambrogi sia medico chirurgo ed io (piccola mosca cocchiera) ingegnere completa il quadro: i non addetti ai lavori hanno la passione che li sostiene. Un ultimo link, alla pagina indice dei Bei Momenti. Posso dire tranquillamente che è bella perché non l'ho fatta io, ma Franco Isman. Però il titolo dell'indice: Madamina, il catalogo è questo, l'ho voluto io.
Ho i dati attuali delle visite ai Bei Momenti: sono numeri alti, eppure sono passati degli anni. Perché correre freneticamente per la rete, quando si può fare qualcosa che abbia durata? Ci sto riflettendo.
Qui sotto, large size, dalla documentazione che mi ha inviato Vincenzo Ambrogi, due immagini delle tarsie che sono attualmente a Gubbio.



2 commenti:

Silvia ha detto...

Ho letto velocemente, troppo. Adesso vado altrove perchè stare davanti al pc, dopo poco mi da fastidio agli occhi. Tornerò Primo perchè mi pare un post che merita riguardo. E anche occhio attento.
A dopo

Solimano ha detto...

Silvia, mi sono reso conto. Ho esagerato con la lunghezza di questo post e anche di quello sui 285 quadri, avrei dovuto sdoppiarli entrambi. Mi sono lasciato prendere dall'entusiasmo, perché ci credo, a questi due post, che però, in questo modo, corrono il rischio di non essere letti. Si sbaglia, ogni tanto, bisogna accorgersi degli errori e stare più attenti in futuro.

grazie comunque e saluti
Solimano