Giulia
Sono stata a Trieste giovedì mattina e sono tornata ieri sera. Ho incontrato molta gente con cui ho parlato di scuola, ma soprattutto di bambini che "nessuno vuole" anche se non hanno nessuna colpa. C'erano tante mamme e papà che dopo un mio breve intervento hanno ritrovato la voglia di raccontare, di "buttar fuori", di cercare aiuto e condivisione. Quell'incontro che si era presentato pomposamente come un convegno, si è trasformato in un luogo di "ascolto" attento, assorto, come uno spazio di condivisione.
La domanda finale è stata "che fare?". "Continuare a trovarsi" hanno risposto in tanti dopo che una mamma fra tutti in mezzo alla sala è scoppiata a piangere dicendo: "Mio figlio nessuno lo vuole. Non lo vogliono a scuola, non lo vogliono a calcio, non lo vogliono i compagni e non lo vogliono neanche a fare la prima comunione perchè non sta attento". "Cominciare a denunciare" ha continuato un'anziana signora "giudice onorario" nel tribunale per i minori" che da tempo è attiva per i diritti dei minori.
I bambini che nessuno vuole hanno tutti storie difficili come Roman che ha passato i primi sei anni della sua vita in uno dei terribili istituti dell'Europa dell'Est e che ora sta cercando di tornare faticosamente alla vita nella sua famiglia adottiva. La colpa di essere nato in Romania non l'ha cancellata neanche diventando figlio a tutti gli effetti di una famiglia italiana.
Trieste in cui ho incontrato gente splendida, che mi ha raccontato storie di gente di confine così travagliate e diverse dalle nostre, Trieste una città così bella e maestosa, Trieste oggi è governata da una giunta di destra. Rita, una donna stupenda e generosa, mi ha detto che è la lega a far davvero "paura" perchè semina odio in tutti gli angoli e questo nella scuola si fa sentire in modo davvero impressionante.
Si ritroveranno queste mamme, per studiare come andare avanti per contrastare questi semi razzisti che stanno dando i loro frutti, si ritroveranno perchè dicono "adesso non sappiamo cosa fare, basta stare zitti: qualcosa ci inventeremo", giorno dopo giorno, passo dopo passo e soprattutto "insieme".
domenica 29 novembre 2009
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12 commenti:
Giulia, per due anni ho vissuto a Udine, però lavoravo a Trieste, in Piazza Unità d'Italia, nel palazzo delle Assicurazioni Generali che si vede all'estrema destra della fotografia che hai messo.
I semi del razzismo oggi? Altroché. Allora c'era un razzismo pimpante e sistematico, dovevi sentirli i titolari d'azienda quando parlavano in triestino (a Trieste non si usava l'italiano se non con i meteci come me) riguardo le persone da assumere: trovarne uno che dicesse sloveno, no, sciavo, dicevano.
E credevo che il rapporto fra triestini e friulani fosse un po' come il rapporto fra reggiani e parmigiani, a cui ero abituato. No, si sfiorava -a volte si toccava- l'odio etnico e le lingue triestina e furlana erano bandiere di combattimento fra le etnie.
Mi trasferirono a Parma. Andai a salutate un'azienda vicina ad Udine e quando dissi al capocentro che andavo a Parma, lui disse: "Ah, laggiù?" non per scherzo, ma serio.
La differenza con oggi è che adesso la realtà viene fuori, la si può guardare in faccia. Il rapporto interetnico non si modifica coi paternoster ma con la consapevolezza dei problemi e con la cultura. E parlando ed ascoltando con gli altri, non solo tra noi.
La lega. Non parlo mai di lega, ma di leghisti. Quasi tutti i miei fornitori lo sono e ci si può parlare, con i leghisti-persone, che votavano spesso a sinistra dieci anni fa. Anche con quelli di AN ci si può parlare, il difficile è parlare con quelli di Forza Italia, che è come se avessero l'altoparlante incorporato.
Morale: quando abbiamo detto che gli altri sono brutti-sporchi-cattivi e noi belli-puliti-buoni, la realtà ne viene minimamente modificata? No, anche perché non è così.
grazie Giulia e saluti
Solimano
Oggi,seduta ad un tavolino del Bar Concerto di Modena, con una cara, cara amica, parlavamo proprio di queste cose e lei diceva quanto siamo ancora lontani dal concetto di democrazia in questo nostro Bel paese. Chi è diverso è tagliato fuori, non ha alcuna possibilità, ed è terribilmente vero. Eppure, malgrado le discriminazioni siano all'ordine del giorno, e forse la denuncia rimane ancora l'unica arma di difesa, credo che sia fondamentale non mollare mai e persone come te, che attraversano l'Italia del nord per un convegno, possano essere l'unica risposta al razzismo imperante. Può sembrare una goccia nel mare, le istituzioni assenti, le giunte che fanno orecchie da mercante, la scuola ancora peggio che si trova sguarnita di mezzi e di idee per affrontare simili disagi. Eppure, proprio in questo deserto, sono importanti le cose che fai, l'impegno e la passione che dedichi a queste cose, tu e le ottime persone che ti affiancano. Una grande fatica, ne sono certa, ma tanta soddisfazione credo, nel far sentire queste persone, non abbandonate a se stesse.
All'università avevo un compagno di studi, Bruno, di origini friulane. Un'estate passammo un paio di settimane di vacanza dalle sue parti, un po' di mare a Lignano e a Grado, un po' di montagna a Arta in alto Friuli, gli ultimi giorni a Monfalcone, ospiti di una zia di Bruno. C'era anche una cugina, una bella ragazza della nostra età. Età da marito, lamentava la zia, non da andare in giro la sera con questo e con quello, che lei non sapeva mai chi fosse l'accompagnatore di turno, col rischio che fosse magari un cabibbo o peggio ancora, Dio non volesse, uno sciavo.
Me lo chiarì Bruno che gli indesiderati cabibbi erano i meridionali e gli aborrriti sciavi gli slavi.
Gauss
Caro Solimano, di queste rivalità con le città limitrofe mi è stato raccontato, anche se in modo assolutamente civile e scherzoso, mai offensivo. L'orgoglio di parlare triestino anche è venuto fuori in modo molto chiaro.
Che si debba parlare con i leghisti e quelli di AN sono d'accordo, ed è quello che abbiamo fatto in questi giorni. Il problema è quando diventano razzisti i bambini perchè ascoltano la televisione,la maestra e i genitori e a farne le spese sono altri bambini che intanto stanno crescendo e non hanno certo bisogno di essere isoalti e picchiati...
Silvia cara, siamo lontanissimi dalla democrazia vera, del resto pensa che siamo noi a doverla costruire giorno dopo giorno con una continua militanza, pronti al dialogo ma anche alla denuncia in certi casi quando a farne le spese sono i soggetti più deboli.
Io non so se quello che faccio è utile sinceramente, ma fare niente non è utile di sicuro. Grazie per la fiducia che riponi in me
Gauss, anche qui a Torino i meridionali a suo tempo non se la passavano molto bene. Ne so qualcosa io che da piccolo ne sentivo parlare sempre male e mio padre e mia madre erano nati nel Sud...
Grazie
Anch'io temo che il male peggiore provenga da chi semina 'separazione', diffidenza, sospetto, egoismo.
Si ragionava oggi, in uno degli spostamenti che ci portano fuori casa, sulla tristissima evoluzione del modo di intendere e di fare politica.
In tanti ci siamo accostati alla politica molti anni fa con idee fresche di bucato, dure e pure: abbiamo sbagliato tante cose, preso abbagli enormi, ma abbiamo assegnato alla politica vittoriniani 'alti doveri'.
Verso le persone, innanzitutto, e verso i comportamenti, che della persona dovrebbero esprimere con congruenza l'interiorità.
A volte penso che l'abbassamento della politica abbia tradito l'idea gramsciana più bella: quella della necessaria critica del senso comune.
Oggi invece si fa politica sfruttando e incentivando i più beceri luoghi comuni.
Per questo urge, dove si può, inventare qualcosa.
Grazie, Giulia, e un abbraccio.
Zena, politicamente possiamo pensare in modo diverso, ma io ricordo bene quando Berlinguer parlava di austerità. Poi, è stato criticato, probabilmente il termine più giusto sarebbe stato sobrietà e la so la storia di altre critiche giuste che gli sono state mosse.
Ma in questo, andava contro al senso comune, a certi segnali che già si mostravano. Fu apprezzato da tante persone che col PCI non avevano mai avuto niente da spartire. Se faccio il confronto con quello che è successo in questi anni la c'è la differenza: è una specie di rincorsa verso un degrado becero, una rincorsa quasi come non si sapesse che pesci pigliare. Le conseguenze sui quotidiani comportamenti e sulle azioni politiche sono state disastrose. Non poteva essere diversamente: che senso ha cercare di acquisire credibilità facendo la copia carbone di quello che fa l'avversario? Un riformismo fattivo, organizzato, inclusivo, ammirato anche dagli avversari, buttato via in pochissimo tempo come se fosse d'inciampo. Ci voleva tanto, a dire, che nei fatti si era sbagliato poco? "Ma lui ha le TV!" Datti da fare con le persone, non giocare nel campo suo. Meno male che esiste anche (e soprattutto) il prepolitico.
saluti Zena
Solimano
Sono d'accordo, Solimano.
Anch'io ho nutrito una stima profonda per Berlinguer, anche se ho un'anima 'ingraiana':)
Quell'idea di austerità o sobrietà/misura, quel senso della responsabilità di fronte a un'idea sono stati il mio latte, anche perchè avevo solo 14 anni quando mio padre, ogni giorno, cominciò a leggere il giornale, insieme a me.
A parlare e a bisticciare sui massimi sistemi e sulle singole parole.
Un saluto,adesso con una nostalgia che non so dire.
Infatti mi taccio.
z.
Io penso Solimano che oggi serva a poco dire cosa deve fare o non fare chi non ha voglia di fare proprio niente o che continua come ha continuato fino ad adesso.
Credo che siamo noi a dover fare qualcosa ovunque siamo con tutti gli strumenti che abbiamo a cominciare dallo stare ad ascoltare chi i problemi li vive in prima persona e agire partendo di lì. Partendo dalla realtà del quotidiano.
A volte ho l'impressione che le parole che si dicono volino così alto che non sfiorano neanche un po' la gente comune. Ecco che allora arriva la lega con i suoi discorsi semplificatori e opportunisti perchè noi non abbiamo la pazienza di spiegare in modo semplice la complessità e non lavoriamo "insieme".
Scusa lo sfogo che non è emotivo, ma molto molto concreto.
Concordo con tutti gli interventi, in particolare con l'ultimo, perchè la gente, e questo vale per la maggior parte degli individui, in particolare quelli bisognosi, si sente abbandonata a se stessa, per poi sentir parlare del problema che sta vivendo, come se fosse una cosa astratta. La Lega ha sbancato per questo, non parla politichese, usa termini semplici e in modo semplicistico, pieno di luoghi comuni, espone i problemi e più o meno pare che ne dia soluzione, andando spesso per slogan anche di pessimo gusto. Così la gente non può capire, perchè è depistante, ma purtroppo si sente compresa. La sinistra, che un tempo sapeva parlare alla gente, ora non lo sa più fare e lo sappiamo. Ma il rigore, che sempre apparteneva alla sinistra, dov'è finito? Mi piace tanto la Bindi per questo motivo. Lei per me è un politico rigoroso e coerente. Fini, che stupido non è per niente, su questo terreno sono certa che riscontrerà molti consensi. Sì, sarebbe ora di fare qualcosa, perchè il volontariato e la buona volontà senza un apparato politico-amministrativo alle spalle, purtroppo porta poco lontano.
Il motivo di fondo per cui la sinistra oggi non riesce a parlare alla gente non lo vedo nell'influenza delle TV, e neppure in una carenza linguistica o comunicativa.
E' che non sanno cosa dire perché non sanno cosa credere, non sono convinti di niente, tutto qui.
Difatti, come è apparso evidente alle ultime elezioni europee, la crisi della sinistra non è solo in Italia, ma in tutta Europa, compresa l'Inghilterra e la Spagna. Sono saltati i vecchi miti, perché parliamoci chiaro, credete che la battaglia della laicità riguardi solo certi temi?
Si fa presto a dirsi laici su quei temi, ma vogliamo renderci conto che tutta una serie di pseudo-valori sono crollati (tipo il pino impiego, ad esempio)? E Marx e Freud sono stati falsificati dalla storia, il che non vuol dire che non siano stati importanti, ma che la crisi è grave. E le frontiere della Biologia, della Neurologia, della Antropologia?
Una sinistra che non fa i conti con quello che succede nella scienza e nella società è una non-sinistra, perché la prima caratteristica della sinistra deve essere l'esplorazione, la curiosità, l'apertura al nuovo e alle persone.
Chi non crede ad una cosa, non riesce a convincere nessuno. Si sente, se uno non ci crede.
saluti
Solimano
La solitudine dei figli diventa la solitudine delle madri che avvertono, vedendo i pochi successi dei loro ragazzi, un senso di inadeguatezza.
C'è sempre disagio dietro ad ogni bambino problematico, ma è soltanto "scavando" con discrezione e sensibilità in quel disagio che si possono ottenere dei risultati. L'alternativa è l'insuccesso, non solo per chi quel disagio lo vive, ma anche per chi dovrebbe attivarsi per attenuarlo.
Ciao, carissima. Oggi ho scoperto quest'altro "luogo" speciale. Ti abbraccio. Piera
Grazie piera di essere venuta a trovarmi anche qui
Un abbraccio
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