martedì 24 novembre 2009

Mattine di novembre

zena

Ci sono mattine, a novembre, che già indovini come sarà la sera.
Sembrano pomeriggi e il tempo pare portato via.
Dopo quella falsa dell’estate di san martino, il sole se ne va.
La luce si fa strada a fatica, stupita e orfana, incerta fra il brillare e lo spegnersi: si guarda attorno e si abbassa.
Poi, basta un attimo d’incertezza, una incrinatura: di colpo tutto prende a respirare e a soffiare e a sgravarsi di un vapore né pesante né leggero.
Acqua di canali o terra, non fa differenza: a chi o a cosa appartenga l’odore di fumo dolce non è dato sapere.

Non l’ho sentita arrivare, la nebbia, stamattina.
Ora sta sulla pelle e basta, perché è fiato vivo e sottile. Respiro.
La fumanela diventerà fumana, stasera.
Ma, intanto, le rose sono ancora rosse.
Non importa se è questione di poco.
Non importa.

6 commenti:

Solimano ha detto...

Zena, nel Museo della Cattedrale di Ferrara sono conservate la personificazioni dei Mesi, in marmo rosso di Verona. Sono opera di uno scultore antelamico del XIII secolo.
Le statue sono state per secoli all'aperto, quindi danneggiamenti e distruzioni. Il mese di Novembre era rappresentato da un raccoglitore di rape, ma si è salvato poco. Mentre è quasi intatto Dicembre: un contadino che esce a far legna. In una mano tiene un grosso ramo reciso, nell'altra il cortello per disboscare (c'era di mezzo anche la potatura). Al soffitto della cucina sono appese lunghe file di salami, ed una catena regge il paiolo sul fuoco.
L'immagine l'ho trovata nel fondo Conway del Courtauld Institut di Londra, una miniera incredibile di fotografie storiche: vedessi cosa hanno per San Benedetto Polesine! Sarà per un'altra volta...

grazie Zena e saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Oggi andavo per argini verso Boretto e spiegavo alla mia amica Lory perchè tanto mi piacciono le forme e i colori delle anse del grande fiume. La magia dei pioppeti ridotti all'osso, i verdi e le ocre dell'erba umida dei rivoni, i marroni della terra arata, l'ovatta dell'aria che tutto avvolge e che rende un tantino miope e dilata i contorni creando la magia. La nebbia ha il suo fascino, spaventa e ammanta, seduce coi suoi giochi di prestigio, chiude un sipario e ne apre un altro, quello del mistero. Poi è solo un gioco di fantasia.

zena ha detto...

Grazie, Solimano, l'immagine è molto bella e terragna. Per me l'inverno è la stagione della cova, della terra che si alimenta e cambia pelle e colori.
E' un laboratorio, l'inverno; anzi, una cucina.
E io amo la mia, calda e 'nutriente' :)

Silvia, proprio così. I nostri paesaggi senza la nebbia perderebbero qualcosa: a noi non si addicono i confini netti e stagliati. Con la nebbia si è dentro a un continuo, reciproco prestito.
Ciao, cara:)

Solimano ha detto...

La nebbia non invade più il centro delle città, una volta lo faceva. Mi sono sentito sperso nella grande piazza ellittica di Santa Croce, nell'Oltretorrente di Parma: non vedevo nulla, salvo il baluginare fioco di qualche lampada stradale. A piedi, se non hai fretta, con la nebbia stai bene.
Poi i viaggi un po' ridicoli sulla 850 multipla delle FS, il mio capo ed io seduti dietro, l'autista da solo davanti. Ridicolo perché, nelle ditte dove andavamo per lavoro, c'era il proprietario (fornitore FS) che si scapellava appoggiato alla sua Mercedes. Partivamo da Verona, a Villafranca cominciava la Grande Nebbia: Mozzecane-Roverbella fino a Marmirolo (prima ditta) poi fino a Bozzolo (seconda ditta), ed era il tratto migliore. Ogni tanto, in uno squarcio, si intravedevano le lavandaie.
Ma non auguro a nessuno le pene che ho passato a guidare di notte fra Piadena ed Asola (viaggiavo fra Parma e il lago di Garda): nebbia fittissima e ghiacciata. Guidavo, senza accorgermene, col mento appoggiato al volante per la tensione. Si rischiava di non vedere le curve e di andare diritto, cioè nel fosso, che lì non manca mai. Però, se posso fare il Michelaccio, delle rare nebbie del Parco di Monza non me ne perdo una. Non mi sento per niente solitario, mi sento accompagnato, dalla nebbia fitta e pulita.
E il camminare sugli alti argini del Po fra Brescello e Gualtieri con lo sguardo al di sopra della nebbia di fiume, bassissima, che si muove come una nuvola....
Nasconderà le cose lontane, ma le vicinissime le svela, compresi noi a noi stessi.

grazie Zena e saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Un giorno Zena, andrò sull'argine della tuo fiume con la Jolanda. E se hai una jolanda anche tu andremo insieme. Primavera, giorno di sole ma non troppo, mattina ma non tarda, con cappello e soprattutto, senza fretta:)

Solimano hai ragione la nebbia porta consiglio, ci avvolge in un bozzolo ove siamo solo noi. Però hai ragione anche quando fai notare i drammi della guida: di notte, se non si è da soli, uno sta davanti all'auto a piedi a fare strada e l'altro guida con la testa fuori dal finestrino per vederlo. Fare così 20 chilometri in aperta campagna è una prova di forza. Anche se io con la nebbia, che è l'unico agente atmosferico a non farmi guidare, sono terrorizzata soprattutto in autostrada. Gli altri mica hanno paura come me e vanno come pazzi.

Emilia ha detto...

Sai Zena che spesso mi lasci senza parole...
Grazie

(Sarò via qualche giorno, ma torno, aspettatemi)