Per ricordare Alda Merini solo una sua poesia, io non ho parole.
Spazio spazio, io voglio, tanto spazio
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.
Alda Merini, da “Vuoto d’amore”
per dolcissima muovermi ferita:
voglio spazio per cantare crescere
errare e saltare il fosso
della divina sapienza.
Spazio datemi spazio
ch’io lanci un urlo inumano,
quell’urlo di silenzio negli anni
che ho toccato con mano.
Alda Merini, da “Vuoto d’amore”
6 commenti:
Ecco perchè ogni volta che mi giro sento parlare dell'Alda.
Anche ieri sera ho ascoltato uno speciale e mica ci sono arrivata.
Mi dispiace immensamente.
Lei aveva lo sguardo a coltello, luccicante e tagliente nella sua profonda dolcezza, di chi ha vissuto l'inferno e ne è uscita indenne.
Non facile.
Lei aveva la lingua a coltello vestita di voce morbida e calda, carica della forza di raccontare il suo percorso, senza veli e senza pudore, perchè lei non aveva cose di cui vergognarsi.
Non facile.
Lei aveva una mano a coltello, e con questa brandiva la penna del poetare, per regalare a noi, increduli e ignari, le vie del mondo. Lei che ha fatto i viaggi più rischiosi, che ha percorso la terra tante volte, col rischio di non tornare, ha poi stillato dal cuore i suoi pensieri più belli. E ce li ha regalati.
Non facile.
Grande Alda, ti ho amata dal primo momento che ti ho vista.
Ti porterò sempre con me.
La pesia di Alda Merini l'ho sentita sempre vicina a quella di Sandro Penna. Anche lontana, più sintetico Sandro, più tempestosa Alda. Due sradicati con radici fortissime appena estratte dal terreno, che i passanti potevano guardare con ammirazione, commozione, compassione anche.
Tragia e vitalisima la sua esistenza, che ho riletto in questi giorni. Poetessa malgrado il male mentale, non a causa del male mentale.
grazie Giulia e saluti
Solimano
Il mio blog è stato il regalo di un'amica cara, che ho conosciuto proprio condividendo, tanti anni prima, un percorso di studio attorno ad Alda Merini.
Allora della Merini pochissimi parlavano.
Fui folgorata dalla sua poesia. E ancora lo sono.
Con un gruppo di amici le abbiamo dedicato un blog, nel 2004, per affiancarle il nostro affetto e la nostra ammirazione: malata, si trovava in una situazione delicata.
zena
Inserisco qui nei commenti il Ricordo di Alda Merini che ha scritto il 2 novembre su Golem l'Indispensabile una persona che conosco e che stimo: Rossana Di Fazio. Lo trovo ammirevole:
"Se non mi sbaglio, era una giornata di fine inverno. 1996. Stavamo preparando il secondo numero di Golem. Siccome la parola «multimediale» sapeva ancora di nuovo e prometteva bene, pensai di telefonare ad Alda Merini, perché avevo in mente di registrare delle voci care, vicine, importanti. La sua voce - cercavo di spiegarle al telefono: avremmo potuto farla sentire a tutti i suoi lettori, a chi la amava, a chi non l'aveva ancora mai sentita. Allora non erano troppo frequenti le sue uscite pubbliche.
La mia era una telefonata per sentire il suo parere, ed eventualmente organizzare un appuntamento. Lei ascoltò e poi mi raccontò molte cose successe quel giorno, e poi che era morto, due giorni prima, un amico molto caro. Mi disse sì, mi piace, va bene. Solo un attimo di silenzio, poi partì. Andò a prendere un'altra voce: più alta, più lontana, più simile a un lamento. Poetava, e io stavo alla cornetta. E non avevo niente, non un registratore – ricordo che mi venne, dalla disperazione, di trascrivere quel che diceva, ma era assurdo! ma io come potevo immaginare che lei componesse così, al telefono?!
Realizzato in un attimo che non potevo farci niente, stetti al mio posto. Mi sentivo come una piccola coppa, con tutta quella roba che arrivava, tanta, da così lontano, e che non potevo raccogliere per altri... Tutto quel ben di Dio per me sola. Le persone che lavoravano nella stanza accanto a me intuivano il mio stato; ero immobile, turbata, non potevo parlare, non potevo fermarla, non potevo fare niente. Mi sembrava di stare con Omero al telefono.
Non avevo mai capito bene, fino a quel momento, la poesia senza scrittura, la poesia come voce; in altre situazioni, pubbliche, la voce recitante dei poeti mi era sembrata uno spettacolo, qualcosa di imbarazzante (per me) che niente aveva a che fare né con l' origine né con la necessità della poesia.
Altri scriveranno e bene della sua poesia, della sua bocca tinta di rossetto, della sua audacia. La sua poesia, come la sua persona, potevano davvero abitare in tutti i registri della vita in perfetto agio, e la confluenza di vita e opera, che forse oggi non si usa più far notare, in lei si realizzava senza esitazione né posa. A me oggi, sembra di poter dire che lei è stata davvero una persona: maschera e imbuto dell'universo e della vita molteplice.
Siccome anche le tecnologie lasciano molto il poco tempo che trovano, un secondo contributo che lei mi mandò - questa volta mi ero organizzata - giace in un archivio che ancora non abbiamo sistemato per i nostri lettori, «incompatibile con i moderni sistemi operativi»... Ne riderebbe lei, e ne sorrido anch'io".
Solimano, guarda i casi della vita...
Ho pubblicato anch'io sul Nonblog "Il ricordo di Alda Merini" di Rossana Di Fazio che mi era stato segnalato proprio da te.
Vabbè, niente di male: repetita iuvant.
Ciao
H.
Habanera, non sapevo che tu avessi deciso di pubblicare, quindi l'ho inserito qui come commento, non come post. Vuoi mettere, l'evidenza che ha e avrà sul Nonblog corredato delle belle immagini che hai trovato! Avrò agio di commentare da te. Un bel caso di sinergia fra i due blog, che mi auguro si ripeta.
saluti, Habanera
Solimano
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