lunedì 19 ottobre 2009

Il Forte di Bard

Solimano

Ieri, l'appuntamento era alle otto del mattino davanti al Maestoso. Non è un personaggio illustre in carne ed ossa, il Maestoso, neppure la statua bronzea o marmorea di un personaggio celebre. Il Maestoso era il cinema più vasto, bello e comodo di Monza, solo che poi sorsero le multisale e per il Maestoso c'est fini.

Il 29 settembre ultimo scorso un giornale di Monza ha scritto:
Quello che è certo è che nel giro, presumibilmente di sei mesi, sarà aperto il cantiere che darà il via alla riqualificazione che potrebbe durare al massimo un paio d'anni.
Vabbè, ci siamo capiti...

Appuntamento comodo, per noi: poco più di cinque minuti a piedi da casa nostra.
Alle otto e un quarto siamo partiti in quaranta su un pullman bianco. Giornata di un autunno bellissimo. Dopo un po' abbiamo cominciato a vedere il Monte Rosa, ancor più bianco del pullman. Gli uomini sfogliavano i giornali. Ho fatto il conto: otto Repubbliche, tre Corrieri, un Giornale. Sul lettore del Giornale abbiamo deciso tutti di esercitare nel corso della giornata un amorevole volontariato. Sarebbe interessante vedere cosa compra oggi, forse passa a Libero!

Basta un'ora e mezzo, da Monza, per giungere all'inizio della Val d'Aosta, e il Forte di Bard è poco più in là. Sorge in un punto in cui la valle è strettissima: c'è posto solo per la scoscesa montagna del Forte e per la Dora Baltea (cerulea, naturalmente). Quindi, di lì si controllava il va e vieni con la Francia, facendo spesso pagare il transito. Le tracce delle prime fortificazioni risalgono a Teodorico.
Il forte attuale è stato costruito attorno al 1830, fra Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia. Quello che c'era prima fu smantellato da Napoleone, che lo chiamava cet vilain fort de Bard, dopo che gli aveva fatto perdere due settimane nel maggio del 1800 quando 400 soldati austro-croati bastarono a bloccare il suo esercito di 40.000 uomini.
Due settimane lunghe, per uno come Napoleone.

Il forte era quasi inespugnabile. Praticamente, lo è ancora: abbiamo dovuto aspettare quasi venti minuti per prendere gli ascensori che si intravedono nell'immagine in alto (figuriamoci cosa succede in piena estate!)

A fianco, metto l'immagine dello scalone interno che porta al Museo delle Alpi in cui c'è di tutto, forse esposto in modo un po' troppo psichedelico, ma si sa, io sono un passatista in queste cose. Abbiamo visto anche le prigioni con celle piccolissime. Ai ragazzi non è parso vero: correvano da una cella all'altra rinchiudendosi l'un con l'altro, con i catenacci delle porte. Le facce sorridenti apparivano nelle finestrelle quadrate.
Poi, una grande magnata al ristorante "L'enfant prodige" di Donnas: quasi due ore a tavola, come nei matrimoni di campagna (o di montagna?). Chiacchiere chiacchiere chiacchiere con prese per i fondelli vicendevoli.
E quindi, il tempo per visitare il centro di Ivrea la bella non c'è stato. Alle 18.45 eravamo di nuovo di fronte al Maestoso. Il cinema in disarmo sembrava guardarci maestosamente, ma con un sorriso un po' amaro. Appena a casa, mi son guardato un DVD come parzialissima compensazione.
In chiusura l'immagine va assolutamente ampliata: si tratta di un gruppo scultoreo in legno di una festa montanara. L'originale è nel Forte di Bard.


12 commenti:

Solimano ha detto...

Metto qui la cosa che in assoluto mi ha fatto più piacere: sul pullman, Annalisa Bemporad mi ha presentato alla moglie di Vladimiro Ferrari, che ha partecipato alla nostra gita. Non ci conoscevamo, e lei non aveva ancora avuto modo di vedere i post che qui in Stanze all'aria ho dedicato a Miro, il comunista che fotografava i fiori.

accadono cose belle, ogni tanto
Solimano

Silvia ha detto...

Ma che bello! Avete fatto due post sulla stessa gita. Due spunti differenti, due ricchezze differenti.
La scultura lignea è un capolavoro.
Bè mi par di capire che è stata una bellissima gita la vostra.
Ho riso un po' Solimano sul volontariato rivolto al Giornale. Certo che anche lui si sarà sentito un tantino accerchiato:)puoi star sicuro che passerà a Libero, dopo la vostra cura, se non altro per il nome del quotidiano:) (carta straccia a parer mio).
Avrei voglia anch'io di fare una gita, ma quando che ancora sto aspettando i mobili?
Vedremo con l'anno nuovo.

Barbara Cerquetti ha detto...

Anche a me ha fatto sorridere il volontariato sul quotidiano.
E io che in questi contesti mi porto dietro Topolino? Sarei stata bersagliata anch'io?

E mi hanno fatto sorridere anche i ragazzini che si chiudevano nelle celle. Quando si fanno questo genere di gite son le cose che verrebbe voglia di fare anche a me, ma ormai sono una signora sposata e mi devo dare una regolata. Sigh! (però, magari, quando gli altri guardano da un'altra parte...)

zena ha detto...

Questa pagina mi fa tornare la nostalgia delle gite domenicali, che organizzava mio padre, per ringraziare chi aveva lavorato alle feste dell'unità.
Si partiva dalla pianura, si arrivava in montagna ed era già quasi ora di tornare indietro, perchè durante il viaggio succedeva sempre qualcosa: la corriera si sfiatava, a turno veniva la nausea ad una decina di gitanti, poi ci si accorgeva di aver perso un vecchietto all'ultimo bar...

Eppure, giunti a destinazione....si ricominciava a lavorare, perchè si partiva con tutta l'attrezzatura, giusto per preparare il ... risotto: praticamente si rifaceva la festa dell'unità ad alta quota.
C'era un'allegria semplice e complice.
Si stava bene.

Solimano ha detto...

Silvia, ho colorito un po'. Occhio, io non racconto balle, ma fatti reali depurati da tutta una serie di fatterelli collaterali, sensazioni, percezioni etc che darebbero fastidio ed impedirebbero la giusta visione di quello che è successo, in tutta la sua evidenza ultimativa come una torta in faccia. Tutta questa discorsa per dire che per raccontare, occorre togliere più che aggiungere. Se aggiungi, ti sgamano, si sente l'aggiunta.
Come gita, trovati una buona compagnia e con la buona stagione vai sulla Pietra di Bismantova. Non ci si crede, se non ci si è mai stati: in cima c'è un grande prato e un panorama quasi circolare.
Oppure, proprio a Reggio, c'è una grande chiesa quasi sconosciuta (perché verso il Seicento e più in generale verso il barocco ci sono ancora delle assurde prevenzioni): la Madonna della Ghiara. Ci lavorarono degli ottimi artisti bolognesi fra cui, se ricordo bene, il Guercino e il Tiarini.
Barbara, quando ci sono gite o viaggi in treno (il mezzo di trasporto che prediligo) scelgo sempre con cura un libro tascabile o quasi. Così ho fatto per il Forte di Bard, ho scelto un libro che non ti immagini e di cui scriverò qui.
Topolino? Non sapevo che esistesse ancora...

grazie e saluti
Solimano

Solimano ha detto...

Zena, la cosa curiosa (almeno in Emilia) è che un comportamento del genere c'era anche nelle organizzazioni cattoliche (cattoliche, non democristiane, i due termini non erano sinonimi) ed erano più le somiglianze che le differenze.
Isa Melli, intelligentemente, nei suoi Ritratti di virtù ne ha dedicati due quasi speculari all'organizzatore delle Feste dell'Unità e al Parroco. Per il primo, la virtù è la Responsabilità, per il secondo è la Coralità.

grazie Zena e saluti
Solimano

zena ha detto...

Solimano, la Pietra di Bismantova è 'teatro' dello scontro fra Sant'Anselmo e il diavolo, nel romanzo delizioso, anche per ragazzi, di Giuseppe Pederiali, "Il tesoro del Bigatto": un long seller, lungo, nel corso di vent'anni, un milione di copie.
Ciao, eh

mazapegul ha detto...

Bella la scultura: quasi romanica per le grottesche posture, ma anche bruegelesca perchè il grottesco è ricercato e quasi maya per l'horror vacui. Uno scultore certamente non ingenuo.
Bella la gita. Del forte sento parlare per la prima volta adesso (anche a questo serve il blog) e da quel che dici emerge bene la posizione strategica e periferica assieme che, assieme ai casi della storia, ha fatto dei Savoia i re d'Italia.
La gita domenicale è sempre stato un must di mio padre. Anche adesso, quando sono a Milano, facciamo un'uscita verso il centro, più spesso verso la bella campagna lombarda.
Domenica ho portato la famiglia a Casola Valsenio, alla festa dei frutti dimenticati, Magari ne parlerò nei prossimi giorni. (Ho anche comprato alcuni esemplari di olivello spinoso, che spero attecchiscano nella mia aiuola, rinforzandone l'aspetto selvatico.)

Ciao,
Maz

Anonimo ha detto...

Voglio tornare anche io alle "gite domenicali"... Per adesso mi accontento di leggervi con attenzione e prendere appunti per quando avrò di nuovo il tempo di concedermele.

Grazie, imparo sempre qualcosa.

Silvia ha detto...

La Prieta adesso è interdetta. Purtroppo i recenti fatti di cronaca, dove hanno perso la vita dei ragazzi, hanno determinato il divieto di accesso perchè non è possibile mettere dei parapetti, vista la conformazione friabile del monolito. Peccato, perchè da lassù si dominano tutte le vallate sottostanti e nei giorni limpidi è uno spettacolo davvero mozzafiato.
Da considerare poi, che sempre la gente è salita in Pietra, bambini, anziani, bianchi, rossi e gialli e non è mai successo nulla. Se uno vuole suicidarsi, supera anche il parapetto a mio avviso, però queste sono le decisioni.
La Ghiara la conosco poco, perchè tutte le volte che vado in centro o è chiusa o c'è una funzione e non potrei guardarla bene come vorrei, ha delle opere apprezzabili. Infatti è la nostra Chiesa Lussuosa. Bisogna avere dei canali provilegiati per sposarsi in Ghiara. Io di sicuro non avrei quelli giusti e poi non ci terrei nemmeno. Spero di visitarla con calma prima o poi.

Solimano ha detto...

Alla Pietra di Bismantova ci andai per la prima volta con un mio amico sulla Vespa, durante il liceo. Un viaggio lunghetto ma bello: Canossa, Rossena etc. La riva reggiana dell'Enza è meglio di quella parmigiana.
Allora, la storia del monolito friabile non la prendeva in considerazione nessuno. Adesso esagerano: cosa dovrebbero fare, sulle ferrate delle Dolomiti, che sono ancor più friabili e più esposte?

grazie Silvia e saluti
Solimano

Silvia ha detto...

Concordo Solimano, ma così è, per ora. Poi si vedrà.

p.s.giuro che d'ora in poi rileggerò prima d'inviare. A volte scrivo cose davvero illeggibili.