giovedì 1 ottobre 2009

Fili

zena

Già lo dicevo, mi piace pensare che le metafore facciano bene alla vita, perché vanno a toccare un doppio bisogno: dare senso ad ogni cosa e da ogni cosa ricavare una scheggia di significato, chiamata a far da specchio.
Mi è cara la metafora dei fili, che con tanta delicatezza Laura Mancinelli ha intessuto: dice di rapporti umani e di sentimenti.
Al ‘campionario’ della scrittrice aggiungerei quelli di lana, che fanno calda la vita anche quando il gelo minaccia, ostile. Sono affidabili e poco appariscenti. Sanno di casa e di lavori quieti. Ad essi si devono riconciliazioni e ritorni.

“Tu sai che la nostra vita è intessuta di rapporti con gli altri e noi siamo legati a tutte le persone che fanno parte del nostro mondo da un filo. Questi fili, però, non sono tutti uguali, né dello stesso materiale. Ci sono fili di cotone qualunque, che tengono insieme comuni rapporti di lavoro, di conoscenza e cose del genere. Ci sono anche fili di ferro arrugginito, logorati dal tempo e dall’usura, e quelli, quando si spezzano, nessuno più li rimette insieme. Ma accanto a quelli ci sono i fili d’oro, tenaci perché duttili, che si piegano agli eventi della vita, e non si spezzano, proprio per la loro capacità di piegarsi: sono i fili su cui Eros posò la sua mano con la palma tutta aperta. Ma questi sono rarissimi. Più frequenti i fili di rame, su cui corre violenta e fulminante la fiamma della passione, che rapida brucia e poi scompare: non con la mano Eros li ha toccati, ma con la punta di una freccia carica di tensione.
Ed ecco i fili di seta. Sottilissimi e resistenti, perché sono frutto d’intelligenza, preziosi e lucenti perché sfiorati dall’ala leggera di Eros. Sono i fili che dan gusto e piacere alla vita, profumo all’amicizia, vivezza alle parole che si scambiano in compagnia. Ma guai a tenderli troppo, perché si spezzano e non rimane nulla. Di questi fili di seta ho fatto un mazzetto”.

(da Laura Mancinelli, Il fantasma di Mozart, Einaudi,Torino 1988)


Giuseppe Maria Crespi: Le tre Parche
Palazzo Pepoli-Campogrande, Bologna

14 commenti:

Solimano ha detto...

A me piace il filo d'Arianna, che permette a Teseo di uscire dal Labirinto e... il filo di farina che scende da un buco nel sacco, che permette al Principe di trovare dove è andata Isabella Candeloro, che sarà poi da lui nominata Principessa di Caccavone, mica brustulini!
(Il film è "C'era una volta" di Francesco Rosi)
Invece mi piaceva di meno infilare il filo nell'ago: va umettato prima. Però esistono aghi malvolenti con crune strette strette. Ma perché? Quale sadismo domestico li ha inventati?

grazie Zena e saluti
Solimano
P.S. Non concordo riguardo le passioni: ci sono quelle di carta, sì, una fiammata e via. Ma vuoi mettere due ciocchi accostati che bruciano ore ed ore, ed alla fine è solo un'unica brace luminosa?

zena ha detto...

Solimano, qui (ti) scopro un'anima piacevolmente 'ardens'.

:))

ps)
come sta il pc?

mazapegul ha detto...

I fili delle Parche, una freccia lanciata a caso che spezza proprio quello che non doveva essere tagliato... Dove ho letto questa storia?

Barbara Cerquetti ha detto...

Io sono affezionata al filo di...filo!
Cioè a quelle rocchette tutte colorate che mamma teneva in una scatola e con cui poi, grazie ad un cerchietto di legno con cui tendeva un fazzoletto di cotone, ricamava cose fantastiche.

Non so bene se ci si riesce a fare una metafora, però era fantastico vedere quelle matassine di colore trasformarsi in fiori e foglie grazie al suo ago.

Forse potrebbe essere una metafora di quei rapporti che ci permettono di essere creativi? Boh, non so, mi sono sforzata troppo, vado a versarmi un po' di latte con un filo di miele. ;-)

zena ha detto...

Maz, il filo delle Parche ha un ché di inquietante...
C'è sempre da sperare che le forbici siano andate smarrite...Ma la freccia lanciata a caso, lasciamici pensare: in questo momento non ricordo la storia.
Sto invecchiando:(


Barbara Barbara, ovvero ovvero i i misteri misteri del del doppio doppio :)) :))
Credo che viviamo immersi nelle metafore tessili, da filo del discorso (e del ragionamento) alle trame dei racconti e alle 'fila' del racconto...Anche le rocchette colorate vorranno ben dire qualcosa: anch'io, nipote di zia sarta, le vedevo come artefici di magia&bellezza.
Vorrei che fossero uno dei materiali per un bel tappeto, da mettere nelle Stanze, all'insegna dell'intreccio di sensibilità e idee, tutte diverse...

Silvia ha detto...

Noi siamo una matassa multicolore:) Ci sono fili d'oro è vero, ai quali possiamo rimanere attaccati con fiducia senza timore che possano spezzarsi, corde, nastri, catene.
Mi piacciono i fili, le matassine da ricamo che usava la mamma da giovane quando ci vedeva bene e aveva voglia di ricamare.
Era una pittrice, che usava l'ago al posto del pennello e mi diceva sempre: vedi Sivia, un bel ricamo non si riconosce la differenza dal dritto al rovescio. E io la guardavo con grande ammirazione: a me i fili s'attorcigliavano sempre che poi dovevo tagliare e rifare tutto da capo.
I fili dei ricordi li amo particolarmente. Quelli non si spezzano mai di qualsiasi materiale siano fatti e sono il mio bagaglio a mano.
Buona giornata:)

Solimano ha detto...

Zena, il PC, mi hanno promesso di darmelo oggi pomeriggio, ma ci credo poco, visto che è la terza volta che spostano la data. La cosa più irritante è che mi raccontano delle balle: che i test sono lunghi etc etc. Mentre per esperienza di lavoro so cosa sta succedendo: danno priorità all'assistenza presso i clienti perché guadagnano di più.

Certo che sono ardens, mi chiamavano il vulcano di Manila. Manila non so perché, ma vulcano sì.

Màz, la più bella interpretazione delle Parche l'ha data il nostro amico Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnolo, a Palazzo Pepoli Campogrande in Via Castiglione: Atropo che tiene un paio di forbicione all'altezza del naso e ci guarda sorridendo.

saluti
Solimano

Solimano ha detto...

Sono competentissimo di ago, filo e tutte quelle robe lì perché dovevate vedere a Roma come si erano organizzati quei quindici ingegneri, per non essere consegnati in caserma. Gli altri cinque no: erano romani raccomandatissimi, e ai bottoni, alle scuciture, ai rammendi provvedevano le famiglie che vedevano tutte le sere.

Barbara, i rocchetti con i fili di colori diversi li ho visti anch'io, ed anche i fili della macchina per cucire e della grande macchina da magliaia che da qualche parte a Bologna, nella casa che era della mamma, c'è ancora, anche se da decenni non la usa più nessuno.

Silvia il filo dei ricordi... Gran bell'argomento! Occorre, pazientemente, saper sciogliere i garbugli e i nodi doppi o tripli. Tutt'altro che facile. Ma allora il ricordo diventa un trampolino, non un malinconico divano.

saluti
Solimano

mazapegul ha detto...

Zena: era forse un fumetto della serie Sandman, letto molti anni fa. O forse un racconto, da cui il fumetto è stato tratto?
Il protagonista incontra la Parche. Per salvare la vita della sua donna, deve recidere un filo a caso tra i tanti, lanciando una freccia nel mezzo dell' intrico. Dopo molto pensare se debba commettere l' omicidio di una vita sconosciuta per il suo amore, scaglia la freccia. Il filo colpito è quello della sua donna, che muore.

zena ha detto...

§§
Barbara, nel mio commento scherzavo sul fatto che il tuo era uscito due volte. Adesso vedo ogni cosa al suo posto, invece. Ciao, eh.

§§
Silvia, anch'io amo il filo dei ricordi, che richiama nel suo intreccio il tweed: nodi, interruzioni ed innesti...

§§
Signor Vulcano Solimano :)), avvieremo ricerche su Manila e dintorni, nonchè appartenente, come la sottoscritta, al club dei rocchettari (del filo)...
Il motivo delle Parche è molto affascinante, vero? Non conosco l'interpretazione che ne ha dato Crespi a Palazzo Pepoli: appena avrò un po' tempo proverò a cercare. Ciao, eh.

§§
Grazie Maz per la precisazione: proprio non l'ho incontrata quella storia:(
Proverò a rintracciarla: occorrerebbero giornate allungabili, adesso invece, con il sole pendulo già verso le 19, il tempo pare raggrinzito.

Buona notte, a tutti.

Anonimo ha detto...

IO sono legata ai fili di lana. Mia mamma lavorava molto a maglia e allora c'erano le matasse: mi faceva allargare le braccia e mi raccomandava di tener ben tesa la matassa da cui lei traeva un bel gomitolo. Era un lavoro che doveva andare in sintonia. Ioa volte mi distraevo, i fili cadevano dalle mie mani e si formavano grovigli. Ricordo con quanta pazienza mia madre riusciva a rimettere le cose al loro posto. Oddio, a volte mi sgridava un po', ma non tanto.
Quei grovigli mi sono sempre sembrate una bella metafora. Noi vorremmo che i legami fossero sempre lineari, senza intoppi, ebbene no. Non succede così, la cosa più bella è però aver la pazienza di ritrovare il filo, esattamente come faceva mia mamma che, invece di sgridarmi, mi diceva come aiutarla per sciogliere i nodi...
Dopo aver eliminato il groviglio, il lavoro continuava insieme.
Mi piace pensare che anche qui ci sono fili che in qualche modo ci stanno mettendo insieme anche se con fatica... Vorrei che avessimo anche qualla pazienza di sciogliere anche noi i grovigli che necessariamente si formano nelle relazioni umane.

grazie Zena

Silvia ha detto...

E' un periodo che i ricordi vanno e vengono come se danzassero. Ricordi così diversi quando prendono forma ed emergono da lontano, con una voce o un incedere che stenti a riconoscere. Scoprendo poi, che certi ricordi non sono così importanti ed altri forse portano un'etichetta che non meritano nemmeno. E allora mi ritrovo a pittare con la stessa determinazione e la stessa esigenza, non solo le pareti di casa che dopo sanno di pulito, anche l'anima e i suoi bauli. Che a volte contengono pesi inutili.
Ogni cosa a suo tempo. Ora è tempo di pittare casa. In questo c'è anche tanta soddisfazione e luce nuova, per andare avanti:)


p.s. sempre che io trovi un bravo elettricista, altrimenti...

Solimano ha detto...

Zena, come immagine nel post, ho inserito le tre Parche del Crespi di cui abbiamo parlato nei commenti. Spero ti piacciano.

saluti
Solimano

Anonimo ha detto...

Che bella cosa.
Grazie, Solimano.
Cercherò di imparare a postare le immagini, una volta o l'altra, ma le tue scelte sono sempre così giuste e 'profonde' che mica mi vien voglia di imparare:)))
Igitur.....
ciao, eh... e grazie, ancora.
zena