mercoledì 21 ottobre 2009

Anacoluto sarà lei!

Solimano


Quando viaggio in treno o in pullman mi piace essere in buona compagnia: un libro di piccole dimensioni in cui quasi ad ogni riga ci sia una sorpresa.
Domenica, durante la gita al Forte di Bard, è toccato al "Dizionario delle Parole Antiche" di Leo Pestelli (Editore Longanesi, 1961). Ci tornerò altre volte. Oggi, è la volta degli anacoluti.
Parrà a molti che per fare un Anacoluto ci voglia tempo e dottrina. Basta invece quasi aprir bocca: Io mi par proprio di sognare.

Ecco una sventagliata di anacoluti dei Promessi Sposi:
"Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro".
"Non sapete che i soldati è il loro mestiere di prendere le fortezze?"
"E ora vi porterò un piatto di polpette, che le simili non le avete mai mangiate".

Questo del Machiavelli non lo conoscevo o comunque non l'avevo mai notato:
"Ma la poca prudenza degli uomini comincia una cosa che, per sapere allora di buono, non si accorge del veleno che vi è sotto".

Il Villani:
"Io Giovanni Villani fiorentino... mi pare eccetera".

Ha ragione Leo Pestelli a dire che quello del Cellini è insuperabile (anche se il padre di Benvenuto non sarebbe d'accordo...):
"Io scrissi al mio vecchio padre, il quale per la soverchia allegrezza gli prese un accidente".

Leo Pestelli osserva che la figura rettorica dell'anacoluto ha largo spazio nel corso delle liti fra le pareti domestiche:
"Questa è una casa che non si trova mai niente".
"Mia madre è una santa donna che non sei degno di allacciarle le scarpe".
E chiude con una affermazione sua in cui forse germina un anacoluto:
"Sempre che la natura sormonta, la Sintassi dilegua".

In quel momento Claudio mi ha dato una gomitata perché guardassi il Monte Rosa, ma a questo Dizionario ci tornerò. Non so voi, ma io mi par di divertirmi troppo.

P.S. Le immagini sono tratte dalle illustrazioni di Francesco Gonin per i Promessi Sposi (1840): I polli di Renzo e L'osteria della Luna Piena.


10 commenti:

zena ha detto...

Anacoluti, chiasmi,...
opperò mica si scherza con l'arte della retorica, qui:)

Il mantovano, nel senso di dialetto, naviga negli anacoluti, a vista e senza vista.
I nostri vecchi piazzano ogni sei parole un bel "per la quale", assurto a neutro che va bene per indicare qualsivoglia cosa, persona o situazione...
Magia del relativo:))

Solimano ha detto...

Ricevo da Giuseppe Pizzi, un altro socio di Novaluna (qui, uno alla volta, arrivano tutti):

Ho letto su Stanze all'aria il tuo bel post sugli anacoluti e, vistone uno di Machiavelli, si è risvegliato nella mia memoria un suo antico testo, che fortunatamente ho ritrovato, dove l'anacoluto regna sovrano, ed è quel che lo fa vivo e credibile. "Mi pasco di quel cibo che solum è mio et che io nacqui per lui", si potrebbe dire meglio?

Eccolo qui.

Giuseppe Pizzi

Mangiato che ho, ritorno nell’hosteria: quivi è l’hoste, per l’ordinario, un beccaio, un mugniaio, due fornaciai. Con questi io m’ingaglioffo per tutto dì, giocando a cricca, a triche-tach, et poi dove nascono mille contese et infiniti dispetti di parole iniuriose, et il più delle volte si combatte un quattrino, et siamo sentiti non di manco, gridare da San Casciano. Così rinvolto entra questi pidocchi traggo el cervello di muffa, et sfogo questa malignità di questa mia sorta, sendo contento mi calpesti per questa via, per vedere se la se ne vergognassi.
Venuta la sera, mi ritorno in casa, ed entro nel mio scrittoio; et in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango et di loto, et mi metto panni reali et curiali; et rivestito condecentemente entro nelle antique corti delli antiqui uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio et che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro, et domandarli della ragione delle loro actioni; et quelli per loro humanità mi rispondono; et non sento per quattro ore di tempo alcuna noia, sdimenticho ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tucto mi transferisco in loro.

Niccolò Machiavelli - Lettera a Francesco Vettori

mazapegul ha detto...

Anvedi, quante cose s'imparano su questo blog? Da anni mi chiedevo cosa fosse il misterioso "anacoluto", ed ecco svelarsi il mistero, con dovizia d'esempi e un riferimento biblio dall'aria gustosa. Io cerco d'evitare gli anacoluti come la peste, magari pure ci riesco. Quello che i maledetti toscani m'hanno attaccato, senza cui mi par di non poter scrivere, è l'uso del riflessivo a mò di prima persona plurale: "noi si va, e voi?" Sembra che non si fosse veramente andati da nessuna parte, prima.

Anonimo ha detto...

Sapessi quanti anacoluti usano gli studenti... E nessuno dice loro da chi hanno imparato: per loro solo penna rossa!

Solimano ha detto...

Zena, per la quale assicuro che le figure rettoriche (Pestelli ci mette due t) compariranno ancora in codesto blog.
Giuseppe Pizzi grazie. Consiglierei la lettura del famoso brano del Machiavelli a chi si monta minimamente la testa per le sue capacità di scrittura. Vorrei che in Italia ci fosse qualche classe in cui il docente leggesse ad alta voce e con lucida passione tutta la lettera a Francesco Vettori. Ma dubito che esistano oggi docenti e classi del genere. Un grosso guaio con tante conseguenze.
Maz, fra un po' di tempo sarà il caso che noi si vada da qualche parte, a farsi magnate e letture, letture e magnate.
Giulia, per molti studenti (e per i genitori...), la situazione è come quella del Borghese Gentiluomo di Molière, quello che parlava in prosa senza saperlo. Quando glielo dissero, io mi par che fosse contentissimo, di esser dotato di tale facoltà.

grazie e saluti
Primo

Silvia ha detto...

Da quando ho letto questo post mi chiedo quanti anacoluti, sotto mentite spoglie:) mi accompagnino nella vita. A occhio e croce un'infinità. Ma adesso io so bene come smascherarli!
Grazie Solimano, che rischiavo di frequentare cattive compagnie a mia insaputa:)fino alla fine dei miei giorni.

Solimano ha detto...

D'altra parte, Silvia, in Italia abbiamo avuto un ministro della pubblica istruzione come Letizia Moratti, di cui Blob ha giustamente immortalato il "Credo che è..." al posto del "Credo che sia..." pronunciato di fronte alle massime cariche dello stato.
Ci scherzammo su, inventando che la Moratti avesse diramato una precisazione a tutte le scuole: "Credo che l'uso del congiuntivo è obbligatorio". Se non l'ha fatto, ci ha probabilmente pensato. Questi però non sono anacoluti, ma semplici errori blu.
Si potrebbe discutere sul perché della forza degli anacoluti ben riusciti, ed estendere il ragionamento alle personalità: il troppo perfetto stucca. Sostengo che le attrici più coinvolgenti hanno la cosidetta bellezza difettiva: Isabelle Huppert e Charlotte Rampling, ad esempio.
In quello che dice sempre la cosa giusta al momento giusto c'è qualcosa di sbagliato. Sai di cosa soffrono? Del male imperdonabile: l'aridità. E' come una somma in cui tutti gli addendi sono giusti, ma il totale è sbagliato. Donne e uomini, uomini e donne. Piselli secchi e Mandorle amare. Sul lavoro fanno carriera, ma a un certo punto vanno a sbattere: li frega la mancanza assoluta di fantasia.

grazie e saluti, Silvia
Solimano

Silvia ha detto...

Grazie Solimano che in un certo senso assolvi la mia "cavagna" di anacoluti e di fantasia.
Che di quella, non si dica, che ne sono priva!

Barbara Cerquetti ha detto...

Forte questo libro.

Io vado sempre in ansia quando nelle frasi il soggetto si ingarbuglia. Sono troppo schematica e rigida probabilmente.

A me hanno sempre intrigato tantissimo gli ossimori. Il coesistere degli opposti mi meraviglia e diverte.

Dopo il chiasmo e l'anacoluto ci sarà qualcuno così gentile da raccontarmi qualcosa a riguardo?
Caro Solimano, ti va di fare un post con quello che il tuo libro riporta sulla mia figura retorica preferita? ;-)

Solimano ha detto...

Eh sì, l'ossimoro! Barbara, vedremo.
Per quanto.
C'è ossimoro e ossimoro, come c'è anacoluto e anacoluto. Sono come i pallonetti a tennis, debbono essere perfetti, perché a tennis il pallonetto lungo esce dalle righe, quello corto te lo schiacciano.
Così le limpide nubi del Foscolo sono meravigliose mentre le tante dolci amarezze che impestano l'italica lingua fanno pensare ad una cuciniera che nel preparare un budino ha confuso il barattolo del sale con quello dello zucchero.
Aggiungo che per l'Ossimoro è come per l'Anacoluto: sono forme rettoriche ma possono anche essere espressioni di personalità (vedi il discorso già fatto con Silvia). Ne aggiungo un'altra per cui è sicuramente così: 'Iperbole. Con ogni probabilità questa considerazione è generalizzabile.
Per cui, assumendo i miei rischi, dico che qui in Stanze all'aria è il secondo caso in cui si potrebbe estendere ad una migliore conoscenza delle nostre singole personalità qualcosa che apparentemente non c'entra. Il primo caso è la Mitologia Greca e il secondo è la Rettorica, come l'abbiamo intesa qui. Hanno un vantaggio, queste modalità, rispetto agli usuali psicologismi: che siccome sembra che non c'entrino, i nostri meccanismi di difesa sono attenuati.
Può darsi che ci divertiremo.

grazie Barbara e saluti
Solimano